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IMSA / DTM | Intervista esclusiva a Mirko Bortolotti: “Nel mio percorso tanta gavetta e sacrifici. Il successo alla 24h di Spa positivo per tutta la stagione”

Autore: Francesco Gritti
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Pubblicato il 8 Settembre 2025 - 19:00
Tempo di lettura: 8 minuti
IMSA / DTM | Intervista esclusiva a Mirko Bortolotti: “Nel mio percorso tanta gavetta e sacrifici. Il successo alla 24h di Spa positivo per tutta la stagione”
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P300.it ha intervistato Mirko Bortolotti, pilota Lamborghini in DTM e IMSA, durante il round al Red Bull Ring del GT Open

da SpielbergMirko Bortolotti è forse il pilota più rappresentativo di Lamborghini, almeno nell’immaginario collettivo. Il trentacinquenne originario del trentino, impegnato nel DTM con ABT Sportsline e in IMSA con Automobili Lamborghini Squadra Corse, oltre che nel GTWC Europe Endurance Cup con GRT, ci ha raccontato alcuni retroscena della sua carriera e la sua visione sul presente nel corso di questa intervista esclusiva.

Ciao Mirko, è un onore poter parlare con un campione come te. Prima di parlare del presente vorrei portarti indietro nel tempo. Come è nata la tua passione per i motori?

“Fin da piccolo mi piacevano le macchine. Ero appassionato di quello da bambino, un po’ come lo sono molti per il calcio. Da un sogno, piano piano si è creato qualcosa di concreto. Non avrei mai immaginato di poter fare il pilota perché all’inizio tutto questo era così lontano da non poterlo nemmeno definire un sogno.”

La tua carriera in auto è partita dalle formula, in cui hai ottenuto molti risultati importanti, tra cui la vittoria della Formula 2 nel 2011. Hai dei bei ricordi di quegli anni?

“Ho dei bellissimi ricordi, senza nessun rimpianto, del mio percorso, che è stato composto da tanta gavetta, tanto sacrificio, tanto sudore e poche opportunità. Penso sia stato fatto qualcosa di speciale, di cui vado molto fiero. Guardando indietro ho tanti bei ricordi.”

Nel 2012 ti sei avvicinato per la prima volta al mondo GT. Come mai è avvenuto questo cambiamento?

“Il cambio è avvenuto perché in monoposto ho fatto quello che era nelle mie possibilità. Ho vinto la F3 italiana e la Formula 2 e ho svolto dei test per 3 scuderie diverse di Formula 1, in cui ho ottenuto dei buoni risultati. Arrivi, però, a un punto dove o ti viene data un’opportunità, o ti devi guardare altrove. Per me è sempre stato importante diventare un professionista, quindi guadagnare dei soldi. Non è mai stato un mio obiettivo cercare sponsor per comprarmi un sedile: non è mai stato quello il mio stile e non volevo che fosse quello il mio futuro. Sono passato alle GT perché era giunto il momento di cambiare.”

Nel 2013 hai vinto l’Eurocup Megane Trophy. Quanto è stato importante quel titolo per il proseguimento della tua carriera?

“Ti dirò, è stato un anno particolare perché sono stato molto vicino a smettere del tutto alla fine del 2012. Poi si è creata questa opportunità con Oregon. Tutto è nato da una chiamata di Jerry (Canevisio n.d.r.), che all’epoca non conoscevo neanche, di cui le prime parole, le sue, furono: ‘Te non mi conosci, ma io ti conosco’. Da lì è iniziato tutto perché mi ha fornito un’opportunità che per me valeva oro in quel momento. Credo di aver ripagato Jerry nel migliore dei modi, ossia vincendo il campionato. Da lì si sono aperte le porte verso il professionismo e il mondo GT, dato che l’anno successivo sono approdato in Lamborghini. Tutto il resto è storia!”

Sei diventato uno dei piloti, se non il pilota, che il pubblico associa per antonomasia a Lamborghini. Pensi che questo arrivo a Sant’Agata sia stato tutto frutto di quel titolo nel Megane Trophy?

“No, non credo che sia nato tutto da lì, però è stato è un anno dove, sicuramente, non fare nulla o vincere il Megane Trophy avrebbe fatto una grande differenza. Non direi sia tutto frutto di quello perché, comunque, non c’era nessun contatto tra Oregon e Lamborghini, dato che il team all’epoca era legato al mondo Renault, quindi non era molto dentro l’ambiente GT. Non credo sia dovuto a quello, però, come ho già detto, essere di nuovo in pista e vincere un altro titolo ha aiutato molto il mio avvicinamento a questo mondo.”

Hai debuttato sui prototipi ad oltre 30 anni. Ritieni sia stato difficile adattarti a un tipo di vettura diverso dopo molti anni in GT?

“No, perché quando sono salito sulla LMP2 ho conquistato l’unica pole di Prema nel mondiale endurance, quella a Portimao, quindi credo di essermi adattato piuttosto bene. Penso che una mia caratteristica sia la capacità di adattarmi molto, dovuta anche al fatto che, con l’esperienza che ho accumulato nella mia carriera guidando davvero tante vetture diverse e facendo tanti chilometri, anche su auto di Formula 1, sono cresciuto e ho imparato tante cose. Questo mi ha aiutato nel proseguimento della mia carriera e su qualsiasi macchina su cui sono salito.”

Negli ultimi due anni hai portato in pista la Hypercar di Lamborghini, la SC63. Potresti raccontarci la storia abbastanza travagliata di questa vettura?

“La vettura è nata in pochissimo tempo. Da un lato è stato molto speciale, perché, essendo un uomo Lamborghini da tanti anni, è stato incredibile avere la possibilità di competere nel mondiale endurance, e quindi alla 24 ore di Le Mans, contro i costruttori principali nella categoria regina. Dall’altro devo dire che è stato molto chiaro fin dall’inizio che, con la preparazione e con le tempistiche un po’ troppo limitate che ci siamo dati, era ovvio che non potevamo essere competitivi fin da subito. Chi ha finanziato il progetto all’epoca ha voluto questo, quindi è stata una conseguenza logica. Non puoi avere tutto nella vita! L’obiettivo numero uno da parte loro era essere in griglia nel 2024 e, facendo così, lasci per strada tanti elementi. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Sai, è stato bello essere parte di questo progetto, però, dall’altro lato, sono uno molto competitivo, quindi voglio vincere quanto più possibile. Purtroppo, a partire dal primo giorno della vettura, era abbastanza chiaro che questo non sarebbe mai stato il caso.”

Corri sia in campionati endurance che nel DTM. Cambia il tuo approccio in base al tipo di evento?

“No, perché ogni gara che faccio la approccio nello stesso modo. L’obiettivo è vincere in qualsiasi campionato, che sia nel DTM o qui nel GT Open, dove svolgo una guest start per Oregon. La preparazione è simile, anche se chiaramente, quando fai una gara in una serie che non è la tua principale, non puoi conoscere tutto l’ambiente alla perfezione. Mi sento più a casa nei miei campionati, ossia IMSA, GT World Challenge, DTM e WEC, anche se purtroppo quest’anno non ci siamo. Penso sia sempre molto interessante fare delle gare ‘off’, perché comunque impari sempre cose nuove che ti arricchiscono.”

Sei il campione in carica del DTM. Quanto ha pesato la seconda posizione del 2023 per la costruzione del tuo 2024?

“Tanto, perché sapevamo di poter conquistare il titolo e di essere forti come squadra, dato che tutti gli elementi erano al posto giusto, anche se, fino ad allora, è mancato sempre qualcosina. Nel 2023 è mancato quel pochettino che è bastato per non riuscire a vincere. Bisogna anche fare i complimenti a chi ha vinto, perché sono stati bravi quanto noi e quel pochettino in più. Nel 2024 siamo stati perfetti: in caso contrario non trionfi nel DTM. Sono molto fiero di questo.”

Nel 2025, però, è cambiato qualcosa. Sapresti dirci cosa di preciso?

“Sono cambiate tantissime cose. Sono in una squadra nuova e con una Pirelli nuova, che ha rimescolato le carte. Purtroppo le cose non stanno andando come vogliamo quest’anno. Ciò è anche, purtroppo, frutto di una preparazione da parte del team non all’altezza di quello che avremmo dovuto fare. Credo sia stato un po’ sottovalutato l’impegno da parte loro, che pensavano che prendere in mano una Lamborghini sia simile rispetto a farlo con un’Audi, cosa che, per certi versi, lo può anche essere, però ti posso garantire che non lo è. Purtroppo, una volta che parti con il piede sbagliato, con una preparazione non ottimale, o, comunque, non basata su quello che ti servirebbe, avendo anche un limite di test, di soltanto 5 giornate, confrontandoti poi con squadre come Grasser, che corre ogni weekend in un altro campionato con la stessa gomma, parti già con uno svantaggio. Più avanza la stagione, più il gap si apre e più è difficile da colmare. Dal mio punto di vista sono tranquillo: ogni volta che salgo su una macchina di Grasser me la cavo molto bene. Non ho problemi di sorta da quel punto di vista, so qual è il mio potenziale e sono molto tranquillo, anche se la stagione, purtroppo, non sta andando come avrei sperato. Non ho nessun dubbio su me stesso.”

Il DTM, nonostante abbia molti tra i migliori piloti GT al mondo in griglia, è un campionato tedesco a tutti gli effetti. Cosa cambia a livello di esposizione tra quella serie e un’altra nazionale, come può essere ad esempio il CIGT?

“Il DTM è unico e imparagonabile. Guardando la sua storia è sempre stato dettato dall’importanza del media. Inoltre c’è tanta influenza politica perché, soprattutto per i costruttori tedeschi, è un campionato davvero importante, con tanta esposizione mediatica. Credo sia ulteriormente difficile riuscire ad andare lì e battere i costruttori di casa da italiano su una macchina italiana. Penso che vincere il DTM con un marchio tedesco e farlo con uno italiano sia molto diverso. Detto questo, con tutto il rispetto per il GT italiano, i due campionati sono imparagonabili, così come non puoi compararlo ad altri. Credo che ci siano tanti elementi in più da dover affrontare nel DTM, non soltanto la pista. Ovviamente è l’unico campionato GT3 dove sei da solo in macchina, quindi la preparazione e il lavoro che fai all’interno del weekend sono completamente diversi rispetto a quelli di un campionato sprint con due piloti. Ogni passo che fai viene seguito da televisioni, media, giornalisti e chi più ne ha più ne metta, quindi c’è molta più attenzione. Ti devi comportare anche in una determinata maniera e certe cose le devi gestire in un altro modo.”

Settimana prossima correrai al Red Bull Ring proprio nel DTM. Hai deciso di venire qui anche per avere una preparazione aggiuntiva?

“Non l’ho deciso io, ha deciso la casa madre di mandarmi qui a fare questa gara su richiesta di Oregon. Non avendo avuto concomitanze, ovviamente, quando ho la possibilità di restituire qualcosa anche a questo team, che mi ha dato tanto in passato, lo faccio, ed essendoci stata l’occasione non mi sono tirato indietro. Questa partecipazione non ha assolutamente a che fare con la preparazione della prossima settimana, anche perché comunque c’è stato un test ufficiale qui martedì dove quasi tutti i team hanno partecipato. Tra questi non c’era ABT e, purtroppo, ciò non ha aiutato. Cercheremo di fare il meglio possibile nelle ultime quattro gare, ma è una stagione tosta e non credo che l’andazzo cambierà.”

Questa stagione è molto ricca di eventi: partecipi a due campionati a tempo pieno e hai corso due gare in IMSA. Ti ritieni soddisfatto di quello che hai racimolato finora?

“Per quanto riguarda il DTM, ti direi una bugia se affermassi di essere contento. Le ragioni te le ho spiegate prima e non le vorrei ripetere. Va detto, però, che ho centrato in pieno un obiettivo perché abbiamo vinto la gara GT3 più importante al mondo, cioè la 24 ore di Spa, e credo che quel successo da solo sia più che positivo per l’intera stagione.”

A proposito di Lamborghini e GT3. Potresti dirci come sta procedendo lo sviluppo della nuova Temerario?

“Della Temerario, onestamente, preferisco non parlare in questo momento, è troppo presto per dare dei giudizi. C’è del lavoro da fare che Lamborghini, in questa fase, sta portando avanti. Come dico sempre, la verità si vedrà in pista. Possiamo fare tante chiacchiere, ma a me le chiacchiere non piacciono! Posso solo dire che avrà quattro ruote, trazione posteriore e motore turbo in posizione centrale.”

Ti farò prima di concludere l’intervista delle domande a bruciapelo. Prototipo o GT?

“Prototipo per il giro singolo, GT per la gara.”

L’auto da corsa più bella che hai mai guidato?

“Senza dubbio la Ferrari F2008 è la macchina migliore che io abbia mai guidato.”

Pista preferita?

“Nürburgring Nordschleife.”

Momento migliore della tua carriera?

“La vittoria del DTM.”

Inaspettato, lo ammetto. Piani per il futuro?

“Continuare a vincere.”

Ultima domanda. Sogno nel cassetto?

“I sogni non vanno detti, vanno raggiunti.”

Ringraziamo Mirko per la disponibilità, Jerry Canevisio di Oregon per averci fornito la possibilità di svolgere l’intervista e Marzio Moretti per tutto il supporto.

Media: Riccardo Compierchio, Abt Sportsline, Lamborghini Media

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