La Acura #93, guidata da Yelloly e van der Zande, vince la Chevrolet Detroit Sports Car Classic beffando negli ultimi minuti la Cadillac #10. Trionfo in GTD Pro per la Ford #64
Porsche ha dimostrato non solo di non essere imbattibile, ma, addirittura di essere vulnerabile in determinate condizioni. La vittoria di Acura alla Chevrolet Detroit Sports Car Classic è rappresenta il primo vero passo falso della casa di Stoccarda, che si ritrova a dover cedere la prima posizione agli avversari a seguito di quella che si può definire un’imperfezione. L’IMSA è un campionato estremamente competitivo e questa gara ne è una dimostrazione più che evidente.
Le classi GTP e GTD Pro volano al Detroit Street Circuit per il quinto appuntamento stagionale dell’IMSA WeatherTech SportsCar Championship, la Chevrolet Detroit Sports Car Classic. La pista odierna, nata dall’unione di strade già esistenti, è molto breve e stretta.
Il Detroit Street Circuit nasce nel lontano 1982 per portare la Formula 1 nella gigantesca città situata nel nord degli Stati Uniti. Dopo la chiusura del tracciato originale, avvenuta nel 1991, nessuna competizione è tornata nella Downtown fino al 2023, anno successivo alla chiusura dell’impianto di Belle Isle. Il layout odierno, che si snoda tra i viali della metropoli, è formato da appena 9 curve (6 a sinistra e 3 a destra), che uniscono rettilinei molto brevi. La lunghezza complessiva è molto inferiore rispetto a quella del tracciato originale. La variante attuale, difatti, misura appena 2,736 km.
La Chevrolet Detroit Sports Car Classic è presente in calendario fin dalla nascita dell’IMSA, avvenuta nel 2014. La corsa è però arrivata al Detroit Street Circuit solo nel 2024. Quella odierna è, difatti, solo la seconda edizione di questo evento che si tiene nella Downtown.
Sono solo 22 le vetture iscritte alla gara, 11 in classe GTP e altrettante in GTD Pro. L’unico cambiamento nei prototipi consiste nella sostituzione sulla Cadillac Whelen di Vesti con Earl Bamber. Tra le GT, invece, si assiste al trasferimento di Rasmus Lindh sulla Ferrari di DragonSpeed. Lo svedese, attualmente secondo in LMP2, prende il sedile lasciato libero da Altoè.
Vasser Sullivan Racing rivoluziona la lineup delle sue due auto. La squadra affiliata a Lexus sostituisce Kirchhofer, impegnato nel GT World Challenge Europe, con Jack Hawksworth. Il team schiera, inoltre, una seconda vettura, la #15, che viene affidata a Frankie Montecalvo e Parker Thompson. Tutti i piloti sono già stati schierati dal team in classe GTD.
La gara – GTP
La Acura #93 batte la #60 al via e mantiene la prima posizione. La BMW #25, invece, è costretta ad accodarsi alle vetture giappo-americane, mantenendo salda la sua presenza sul gradino più basso del podio.
Al termine della prima safety car, entrata in pista dopo appena 4 minuti dal via per la presenza di detriti in varie parti della pista, le gerarchie cambiano. La BMW #25, difatti, viene superata già in curva 4, la seconda dopo il rettilineo di partenza, dalla Porsche #7. La M Hybrid proverà a riprendere il gradino più basso del podio dopo 21 minuti dal via al tornantino, ma la linea esterna tenuta dalla vettura di Monaco di Baviera non impensierisce la rivale.
Il primo pit stop di giornata, quello dell’Aston Martin, avviene dopo soli 25 minuti dall’inizio della gara. La LMH del marchio inglese viene seguita, un paio di tornate più tardi, dalla Cadillac Whelen (#31) e dalla Acura #60. La sosta dell’auto giappo-americana permetterà alla BMW #25 di recuperare il podio, anche se per poco.
Già, perché la M Hybrid in questione svolgerà la sosta dopo appena 32 minuti dall’inizio della corsa, lasciando così la medaglia di bronzo alla Cadillac #10. La vettura di Monaco di Baviera sarà seguita nei pit poco dopo dalla leader, la Acura #93, che cede così lo scettro della corsa alla Porsche #7.
La BMW #24, nel frattempo salita terza, decide di svolgere il proprio pit stop dopo 37 minuti dall’inizio della gara, scelta condivisa con la Cadillac #40. La sosta delle Porsche, invece, avviene più tardi, ossia quando manca circa un’ora all’esposizione della bandiera a scacchi.
La Cadillac #10 guida lo schieramento fino a 53 minuti dal termine della corsa. Al termine del giro di soste la classifica è guidata dalla Porsche #7, seguita, a distanza di pochi secondi, dalla V-Series.R #10, ultima vettura a svolgere il pit stop, e dalla Acura #93.
Dei detriti sul rettilineo di arrivo neutralizzano la corsa dopo un’ora e 4 minuti dal via. Dopo diversi passaggi dietro la safety car, la corsa riparte, ma, a differenza di quanto ci si possa aspettare, la lotta per prime posizioni si animerà più tardi. La Porsche #7 continua a guidare il gruppo, seguita dalla Cadillac #10 e dalla Acura #93.
A soli 14 minuti dal termine della corsa, infatti, la Cadillac #10 attacca in curva 3 la Porsche #7. Nasr chiude fisicamente la traiettoria a Taylor e va largo, ma non vede immediatamente la posizione alla vettura americana.
L’attacco vincente della Cadillac, infatti, avviene alla piega successiva, quella in cui i piloti si immettono su Bates Street. La Acura #93 sfrutta il momento di difficoltà della Porsche per superarla grazie ad un attacco aggressivo già in curva 5. La traiettoria larga a cui è stata obbligata la #7 permette alla gemella #6 di conquistare il gradino più basso del podio. Nasr scende così da primo a quarto nell’arco di pochissimi metri.
La rimonta della Acura #93, però, non è destinata ad arrestarsi. La vettura giappo-americana, infatti, guadagna la prima posizione quando mancano appena 4 minuti alla fine della corsa. Il teatro di questo sorpasso è curva 1, in cui Van der Zande riesce a tendere un’imboscata che coglie di sorpresa la Cadillac #10. La vettura americana non riuscirà a rimettere le ruote davanti alla rivale fino al termine della gara.
La Acura #93 di Acura Meyer Shank Racing with Curb-Agajanian, guidata da Nick Yelloly e Renger van der Zande, vince la Chevrolet Detroit Sports Car Classic. La Cadillac #10 di Albuquerque e Ricky Taylor e la Porsche #6 di Campbell e Jaminet completano il podio. Porsche #7, BMW #24, Acura #60, BMW #25, Aston Martin, Cadillac #40, Cadillac Whelen e Porsche JDC-Miller seguono in ordine le prime classificate sotto la bandiera a scacchi.
Nonostante sia partita dalla pole position, la Acura #93 non ha avuto vita facile per tutta la durata della gara. La prima vittoria stagionale di Nick Yelloly (nato 34 anni fa a Stafford) e Renger van der Zande (trentanovenne originario di Dodewaard, Paesi Bassi). L’inglese ha agguantato il secondo successo nelle serie di durata americana, che coincide con il ventiduesimo (quarto da quando è nata la classe GTP) dell’olandese. La dominance Porsche ha ridimensionato le speranze di conquistare il titolo da parte delle vetture avversarie. Va detto, però, che il campionato è ancora lungo e, di conseguenza, tutto può ancora succedere.
La gara – GTD Pro
Le Ford #64 e #65 restano nelle prime due posizioni al via, anticipando le due BMW, in lotta fra loro per il gradino più basso del podio. La #48 prevale (non senza difficoltà) sulla #1 fino alla prima neutralizzazione di giornata.
Al termine della prima safety car, entrata in pista dopo appena 4 minuti dall’inizio della corsa a causa della presenza di detriti in diversi settori del tracciato, il pubblico assiste alle soste della Chevrolet #4, con danni al posteriore, e della Ferrari.
Dopo 9 minuti dallo spegnimento dei semafori si assiste al primo vero incidente di giornata. La Lexus #14, a causa di un bloccaggio in ingresso di curva 8, tocca il posteriore della Porsche e la manda, seppur con accortezza, contro le barriere. Data la natura dell’impatto, che non ha provocato danni a nessuna delle vetture coinvolte, i due conducenti optano per un “gentlemen agreement”, evitando così l’intervento della direzione gara. La RC F, difatti, resta alle spalle della rivale in attesa che quest’ultima riprenda velocità.
Dopo soli 13 minuti dal via, la Ferrari, guidata da Costa, va lunga e urta le barriere di curva 3. La vettura italiana riuscirà a ripartire dopo qualche manovra. Un paio di giri più tardi anche la BMW #1 commetterà lo stesso errore, ma allo svincolo tra Atwater Street e St. Antoine.
Questa manovra porterà la M4 in questione a svolgere il proprio pit stop dopo appena un quarto d’ora di gara. La stessa scelta verrà effettuata anche dalla Ford #65. La scelta strategica compiuta dai due equipaggi porta la BMW #48 e la Lamborghini sul podio.
La M4 #1, nonostante il cambio pilota, continua a commettere lo stesso errore in curva 8. La vettura di Monaco di Baviera decide addirittura di svolgere delle soste addizionali che, sfortunatamente, non riescono a risolvere i suoi problemi.
Entro la mezz’ora di gara tutte le vetture, ad eccezione della Lexus #14, svolgono il pit stop. La RC F in questione, difatti, si ritrova ad anticipare fisicamente (ma non virtualmente) la Ford #64 e la Corvette #3. La gemella #15, invece, non se la passa benissimo, dato che perde molti secondi a seguito di un bloccaggio in curva 8, che la porta nella via di fuga.
La Lexus #14 svolgerà il suo pit stop solo quando mancano 41 minuti allo scadere del tempo previsto. La vettura giapponese rientra in pista in terza posizione, alle spalle della Ford #63 e della Corvette #3. Telitz, però, verrà presto superato da Mapelli, alla guida della Lamborghini.
Allo scoccare dell’ora di gara infuria la lotta per la quarta posizione tra la BMW #48 e la Ford #65. Le due vetture arriveranno addirittura a toccarsi in modo decisamente violento in curva 3. Questo urto causa dei danni alla carrozzeria di entrambe le auto.
Poco dopo, a un’ora e 4 minuti dall’inizio della gara, rientra in pista la safety car a causa di alcuni detriti sparsi sul rettilineo di arrivo. La Ford #65 sfrutta il momento propizio per effettuare delle riparazioni posticce. Anche la BMW #48 deciderà di sostare, ma qualche minuto dopo l’uscita di scena della vettura di sicurezza.
Il finale non riserva grosse sorprese. La Ford #64 si difende per tutta la durata della corsa dalle due principali inseguitrici, ovvero la Corvette #3 e la Lamborghini. Una fermata nella via di fuga di curva 3 da parte della Mustang #65 allerta l’intero schieramento. Nonostante ciò, la direzione gara decide di non intervenire, facendo concludere la sessione in regime di bandiera verde.
La Ford #64 di Ford Multimatic Motorsports, guidata da Sebastian Priaulx e Mike Rockenfeller, vince la Chevrolet Detroit Sports Car Classic. La Chevrolet #3, affidata a Garcia e Sims, e la Lamborghini del duo italiano, formato da Caldarelli e Mapelli, affiancano la coppia anglo-tedesca sul podio. Anche Lexus #14, Porsche, Chevrolet #4, BMW #48, Ferrari, Lexus #15, Ford #65 e BMW #1 completano la gara.
Sebastian Priaulx e Mike Rockenfeller salgono sul gradino più alto del podio per la prima volta in stagione. Il terzo successo in carriera del ventiquattrenne nato a Guernsey permette al quarantunenne di Neuwied, Germania, di agguantare la sua prima vittoria nella classe GTD Pro, la seconda in IMSA. Un inizio di stagione promettente ha già inserito nella lotta titolo, anche se in una posizione non privilegiata, il duo della Ford #64.
I risultati della gara
I risultati della Chevrolet Detroit Sports Car Classic
La classifica generale
La classifica dell’IMSA al termine della Chevrolet Detroit Sports Car Classic
Il quarto posto odierno non penalizza in alcun modo Felipe Nasr e Nick Tandy, che, grazie ai 1795 punti collezionati finora dalla Porsche #7, si trovano ancora largamente in testa al campionato piloti e team in classe GTP. La casa di Stoccarda (1854), nonostante per la prima volta non abbia ottenuto una vittoria, può comunque restare tranquilla, dato il vantaggio che possiede, pari a 147 lunghezze, sul costruttore che la insegue, Acura.
Klaus Bachler e Laurin Heinrich, piloti della Porsche di AO Racing (1298), l’unica che corre l’intera stagione, escono da Detroit con un vantaggio risicato sui diretti inseguitori. La coppia di lingua tedesca, difatti, ha un vantaggio risicatissimo sia nella classifica piloti, sia in quella team, dato che Garcia e Sims, i due portacolori della Corvette #3, si trovano a soli 11 punti di distacco in classifica. Il campionato costruttori, invece, sorride a Ford (1339), che supera sia la casa tedesca (a -17), sia quella americana appena citata (a -21). Insomma, la lotta in GTD Pro è ancora apertissima.
I prossimi appuntamenti
Il programma del sabato a Detroit è oramai giunto alla sua conclusione. La prossima gara dell’IMSA, la Sahlen’s Six Hours of The Glen al Watkins Glen International, vedrà la serie endurance americana dividere la pista con IMSA Michelin Pilot Challenge, Lamborghini Super Trofeo North America e Porsche Carrera Cup North America. La sesta tappa del campionato si svolgerà nel weekend compreso tra il 19 e il 22 giugno.
Media: Acura News
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