Battuta per il terzo anno di fila a Daytona, Cadillac trae il primo bilancio del round inaugurale dell’IMSA WSCC. La nuova V-LMDh, sempre su base Dallara, sembra nata bene, soprattutto sul fronte affidabilità. Mancano però quei pochi ma fondamentali tasselli per eguagliare Acura nella gestione complessiva della corsa
L’esordio della nuova Cadillac V-LMDh nell’IMSA non può che definirsi positivo. A Daytona, pista in cui il prototipo marchiato GM ha vinto senza sosta dal 2017 al 2020, le tre vetture schierate hanno dato ottimi segnali, dimostrandosi molto solide anche quando meccanica ed elettronica avrebbero potuto entrare in affanno. I numerosi giri al comando condotti dalla numero 01 di Chip Ganassi Racing (Sébastien Bourdais, Renger van der Zande, Scott Dixon) non sono altro che la conferma dell’alto potenziale a cui può ambire la V-LMDh. Ciò nonostante, questa concretezza di base – frutto dell’esperienza accumulata negli anni delle DPi – non è stata sufficiente a mettere le ruote davanti ad Acura, più delicata ma al contempo anche più veloce.
Stiamo comunque parlando di pochi decimi, che tuttavia assumono una dimensione maggiore quando si parla di endurance a stelle e strisce, competizioni in cui le costanti e numerose neutralizzazioni trasformano ogni stint in una gara sprint. Ed è proprio in questo contesto che Cadillac ha sofferto rispetto allo storico avversario: sia Chip Ganassi Racing sia Action Express Racing non hanno faticato quando gli stint in bandiera verde si sono susseguiti ma, dall’altra parte, le tre auto preparate in collaborazione con Dallara non hanno fornito ai rispettivi piloti gli strumenti giusti per combattere con Acura nelle fasi concitate, ripartenze in primis. L’esempio più significativo proviene dallo stint finale, dove l’Acura di Wayne Taylor Racing ha scavalcato entrambe le Cadillac dirette da Chip Ganassi in pochissimo tempo. Un divario questo ancor più marcato se si prendesse in causa Meyer Shank Racing, il riferimento assoluto in termini velocistici.
VAN DER ZANDE: “RITMO INFERIORE AD ACURA MA 24 ORE SENZA PROBLEMI”
Il distacco prestazionale appena descritto piazza Cadillac al secondo posto tra le quattro forze in campo, sebbene in fin dei conti il marchio americano sia molto vicino ad Acura. Gli stessi Bourdais e van der Zande, piloti della 01 di Ganassi, hanno ammesso di non possedere né il passo né la velocità per ambire alla vittoria, specialmente nel finale.
“Alla fin fine non avevamo né il ritmo per vincere né una migliore velocità sul dritto per lottare – ha detto van der Zande subito dopo la Rolex 24 – ora è tempo di analizzare i dati e capire dove e come migliorare. Nonostante tutto il podio è un tributo a GM, Dallara e Ganassi per aver costruito in poco tempo una macchina che completasse 24 ore senza problemi”.
Questo, invece, il commento di Bourdais nel post gara: “Non abbiamo corso una gara perfetta ma bisogna considerare che questa fosse la prima uscita per la V-LMDh. Sono davvero sorpreso che gli avversari (Acura, ndr) ci abbiano battuti e che bene o male tutte le squadre abbiano vissuto una gara tranquilla”.
Tralasciando la sconfitta sul campo, Cadillac può ritenersi ampiamente soddisfatta del lavoro svolto per assicurare ai propri piloti un alto livello di affidabilità già dalla prima gara. Il V8 5.5 litri aspirato ereditato dalla DPi V.R. non ha mai sussultato, così come il sistema elettrico ad esso collegato, in condizioni perfette per tutta la durata della corsa. Il solo momento critico del team Ganassi si ritrova nella reazione a catena scatenata dal contatto tra Simon Pagenaud e la LMP2 di Tower Motorsports, incidente che ha obbligato Dixon ad un improvviso rallentamento e, di conseguenza, ad un tamponamento di una LMP3. L’impatto non ha danneggiato il cambio XTrac, compromettendo il “solo” diffusore. Dixon è così rientrato ai box qualche passaggio dopo per sostituire il gruppo posteriore, una riparazione che ha richiesto pochi secondi.
ZERO PROBLEMI TECNICI, SOLO ACTION EXPRESS RACING AI BOX PER UN CEDIMENTO
A dirla tutta, c’è stata una Cadillac a dover necessitare delle riparazioni nel retro-box, quella preparata da Action Express Racing. Il team di Jim France, Bob Johnson e Gary Nelson ha perso ben quindici minuti ai box a causa della rottura della sospensione posteriore destra, arrivata al cedimento per via di un probabile contatto con una GTD. Il team ha deciso di lasciare l’auto in pista ma, a due ore dalla tamponata, la sospensione si è rotta definitivamente all’altezza della prima sopraelevata. Tornato in gara dopo aver regalato quasi venti minuti alle squadre avversarie, il team in gara con Pipo Derani e i debuttanti Jack Aitken-Alexander Sims (eccellenti alla prima comparsa in GTP) è arrivato fino alla bandiera a scacchi senza ulteriori difficoltà. Ciò non fa altro che confermare l’ottimo lavoro svolto da Cadillac e Dallara nel progettare la V-LMDh, mai ai box se non per l’appena menzionata rottura meccanica sulla numero 31 di Action Express Racing, messa ko da un incidente di gara.
A tal proposito, ecco le parole di Derani alla fine della maratona: “abbiamo avuto un danno alla sospensione che ci ha fatto perdere parecchi giri. Non siamo ancora totalmente sicuri di cosa abbia provocato la rottura ma crediamo che sia stato un piccolo contatto con una GTD avvenuto qualche ora prima. Nonostante ciò, abbiamo lottato duramente e portato a casa il quinto posto”.
Molto interessante il commento di Jack Aitken, all’esordio in IMSA: “nella prima parte di gara abbiamo corso molto bene, conquistando la vetta nelle prime ore della notte e passando dai doppi ai tripli stint con gli pneumatici. Intorno alle quattro di mattina la rottura di una sospensione ci ha spediti ai box. Quindici minuti dopo siamo tornati in pista con molti giri di ritardo, recuperando tre posizioni e cercando di aiutare il più possibile la 01 e la 02. Non è andata come speravano ma, nonostante tutto, abbiamo fatto una grande gara. Sono orgoglioso del fatto che le tre Cadillac V-LMDh abbiano corso senza problemi per tutte le 24 ore, contatti a parte”.
CONCLUSIONI: LA CONCRETEZZA DI CADILLAC NON BASTA PER BATTERE ACURA A DAYTONA
In base a ciò che abbiamo visto, letto e ascoltato, la prima 24 ore “ibrida” di Cadillac è andata molto bene, anche oltre le aspettative. Il fatto che le vetture schierate dal gigante General Motors, supportato da Dallara, siano riuscite nel compito di stare alla larga da problemi tecnici conferma la solidità su cui si basa questo progetto. Posto che il V8 5.5 litri aspirato (l’unico motore non turbo della griglia GTP) sia un’unità più che conosciuta, bisogna ammettere che Cadillac sia stata l’unica marca a non fermarsi ai box per difficoltà tecniche. Eppure, il costruttore americano non è riuscito a vincere contro l’armata Acura, messa sotto pressione da qualche problema tecnico ma comunque vincente.
A Cadillac è mancata semplicemente la velocità, come detto dagli alfieri Ganassi, un punto dolente che la pone un gradino al di sotto di Acura. C’è da dire che sono ormai tre anni che a Daytona HPD riesce a imprimere un ritmo superiore alla compagine di General Motors, pertanto già a Sebring potremmo aspettarci un cambio di valori in campo, come successo nel 2022 con la vittoria della Cadillac di Bamber, Lynn e Jani. Ciò che, invece, potremmo dare per certo è che i due costruttori siano quasi sullo stesso piano, così come accaduto negli anni in DPi. Saranno i piccoli dettagli a fare la differenza nella battaglia tra i due marchi, in attesa che un terzo o un quarto costruttore si inseriscano nella contesa.
Immagine di copertina: Michelin Racing USA – Twitter
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