12 mesi dopo quel 1° maggio Imola non aveva lo smoking delle grandi occasioni, quello a cui ci aveva abituato negli anni precedenti nel weekend del Gran Premio di San Marino. Imola viveva ancora nel dramma del 1994 e di tutto quello che capitò fino al ritorno della F1. Una domenica cupa, con pioggia e cielo grigio e una pista che non aveva più nulla a che vedere con il “piccolo Nurburgring”, come era stato definito il circuito precedente, e che portava ancora i segni delle modifiche per renderla più sicura.
12 mesi prima se ne erano andati Roland Ratzenberger e Ayrton Senna, in quel weekend la Simtek era ancora in pista e Damon Hill con la Williams-Renault griffata Rothmans vinse il GP di San Marino 1995. Una gara viva, con una Ferrari che da quella stagione, più che dal 1994, iniziò quel percorso di crescita che l’avrebbe portata ad avere Michael Schumacher già alla guida della Rossa subito dopo la fine della stagione. Un doppio podio, con Jean Alesi secondo e Gerhard Berger terzo, che però ebbe il gusto della grande occasione mancata. La fotonica 412T2, in quel weekend, dimostrò quanto di buono lo stesso Schumi riconobbe a fine stagione, con un Berger quasi da pole in prova e primo in gara fino ad un pit-stop sfortunato (fece spegnere il motore) che di fatto gli costò la vittoria.
La Rossa aveva tutto per vincere quel giorno. Uno Schumacher in pole al sabato era uscito all’11esimo giro di gara a causa di una chiazza d’umido (aveva appena cambiato le gomme passando dalle intermedie alle slick), con un botto piuttosto duro contro il muro della Piratella. Il tedesco visse proprio in quel periodo una sorta di breve crisi, poi subito svanita dal GP di Spagna, che fece sperare agli avversari, Hill su tutti, di poter restare davanti a quello che poi sarebbe diventato piuttosto facilmente campione del mondo a fine stagione.
Damon riuscì a cogliere un successo quasi inaspettato, con una Williams non in grandissima forma durante tutto il weekend e con anche il compagno di squadra, David Coulthard, più veloce di lui. Nonostante questo l’inglese colse l’occasione, sia quella regalata dalla Ferrari che quella del suo compagno di box, impegnato in contatti non propriamente sportivi con Jean Alesi.
Imola 1995 fu anche la gara del ritorno in F1 di Nigel Mansell, vestito però di biancorosso McLaren, per un’avventura totalmente disastrosa che si sarebbe conclusa qualche mese dopo. Imola 1995, infine, fu anche il colore delle tribune rosse unite nel tifare la Ferrari, contro tutto e tutti (FIA e Schumacher), con striscioni che già una stagione dopo sarebbero rimasti chiusi nel cassetto.
Ma Imola 1995 fu soprattutto l’abbraccio simbolico dei piloti uniti nel ricordo di Ayrton e Roland prima del via, con gli sguardi persi nel vuoto, quasi increduli nonostante 12 mesi passati in fretta.
Immagine di copertina: Twitter/F1
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