Imola 2005 e 2006, Fernando e Michael danno spettacolo

di Gianluca Zippo
GianlucaZippo
Pubblicato il 24 Aprile 2020 - 10:00
Tempo di lettura: 18 minuti
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Imola 2005 e 2006, Fernando e Michael danno spettacolo

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Sono ormai 14 anni che il Gran Premio di San Marino non fa più parte del calendario iridato. Dall’ultima edizione (2006), ciclicamente l’argomento sembra tornare d’attualità, come avvenuto ad inizio anno per un’ipotetica sostituzione del Gran Premio di Cina, il primo saltato causa pandemia da COVID-19. Appunto, però, si è sempre trattato di mere ipotesi e, di concreto, c’è sempre stato poco o nulla.

Inaugurato nel 1953, il circuito, intitolato ad Enzo e Dino Ferrari, vede per la prima volta la Formula 1, sebbene in veste di gara non valida per il Mondiale, il 21 aprile 1963, con successo di Jim Clark su Lotus. Da qui si passa direttamente a fine anni ’70, quando il rapporto del circuito del Santerno con il Circus decolla definitivamente. Dopo alcuni ingenti lavori (nuovi box, nuove tribune, riasfaltatura ed eliminazione dei tratti usati per la viabilità urbana), la Formula 1 torna il 16 settembre 1979 per il Gran Premio Dino Ferrari, altra prova non valida per il Mondiale, con successo di Niki Lauda su Brabham.

La prima gara ‘titolata’ arriva praticamente un anno dopo, il 14 settembre 1980, nientemeno che come Gran Premio d’Italia (vince ancora la Brabham, stavolta con Nelson Piquet). Dalla stagione successiva comincia l’epopea del Gran Premio di San Marino. Una consuetudine per un quarto di secolo, sulle verdeggianti colline romagnole, tra prati in fiore e una primavera solitamente straripante. Un appuntamento segnato da spaventi e grandi tragedie (1994), da sezioni iconiche e temibili, da grandi battaglie e da errori. A proposito di duelli, le ultime due edizioni del Gran Premio di San Marino sono state marchiate a fuoco da due fenomeni del calibro di Michael Schumacher (ben sette successi ad Imola) e di Fernando Alonso.

Gran Premio di San Marino 2005: Alonso beffa Schumacher

Il 2005 è una stagione ‘di rottura’ rispetto al recente passato, tutto a fortissime tinte rosse. Da quell’alba dell’8 ottobre 2000, infatti, il binomio formato da Michael Schumacher e dalla Ferrari ha fatto incetta di titoli, portando a casa gli ultimi cinque per i piloti e gli ultimi sei per i Costruttori (dal 1999 in poi). Il 2004 ha visto la Scuderia annientare la concorrenza, con il Kaiser che porta a casa l’iride #7 già a Spa (4 gare d’anticipo), collezionando in 18 gare la bellezza di 13 vittorie (12 delle quali nei primi 13 appuntamenti), 15 podi complessivi, 8 pole position, 10 giri veloci e la cifra record (per l’epoca) di 148 punti. In generale, compreso anche Rubens Barrichello, quella meraviglia della F2004 lascia le briciole agli avversari, con 15 vittorie, 8 doppiette, 29 podi totali (almeno una Ferrari sul podio in ogni gara), 12 pole, 14 giri veloci e 262 punti complessivi.

Con queste premesse, l’obiettivo dei rivali del Cavallino, dalla McLaren alla Renault, passando per BAR-Honda e Williams (in fase calante), è chiaramente quello di interromperne un dominio ormai quinquennale. Lo stesso dicasi anche per la FIA, il cui fine apparente è quello di limitare le prestazioni delle monoposto, introducendo nel regolamento tecnico la discutibile novità del set di pneumatici che deve durare per tutta la gara (sessioni di qualifica comprese), con unica eccezione in caso di pioggia. La durata obbligatoria del motore passa da una a due gare, mentre vengono introdotte modifiche aerodinamiche, soprattutto alle ali anteriore e posteriore.

Per quanto riguarda il regolamento sportivo, spicca l’orrore delle due sessioni di qualifica da un giro ciascuno, l’una il sabato pomeriggio l’altra la domenica mattina, con diverso quantitativo di carburante (serbatoio scarico nel primo caso e in configurazione gara nel secondo) e soprattutto con somma dei tempi. Una novità cervellotica che dura lo spazio di sei gare. Dal Nurburgring (Gran Premio d’Europa), infatti, si torna al giro singolo il sabato pomeriggio con carburante ed assetto da gara. Non va dimenticato che l’inverno 2004/05 è caratterizzato da grandi e roventi polemiche. Da un lato la battaglia tra Bernie Ecclestone e le tre banche che gestiscono il 75% di Formula One Management. Dall’altro il progetto GPWC (Grand Prix World Championship), formato dai principali costruttori per fornire un “campionato alternativo”, che s’inserisce nelle trattative per il rinnovo del Patto della Concordia, in vigore in quel periodo fino al 31 dicembre 2007, e che vede la Ferrari rompere per prima il ‘fronte’, firmando l’adesione al nuovo Patto, con scadenza 31 dicembre 2012.

Passando alla pista, la Ferrari e la Bridgestone soffrono tanto le novità regolamentari e si capisce da subito che sarà una stagione in salita. Nei primi due appuntamenti la Rossa si presenta con una F2004 modificata (F2004M), affrettando il debutto della nuova F2005 in Bahrain. Ma i risultati sono ampiamente deludenti, ad eccezione del 2° posto di Barrichello nel debutto di Melbourne, alle spalle del vincitore Giancarlo Fisichella (Renault), autore anche della pole. Il brasiliano si ritira, quindi, a Sepang, mentre Michael Schumacher, a sua volta ko in Australia, chiude 7° in Malesia. Al Sakhir, quindi, va anche peggio: il tedesco, qualificatosi in prima fila, si ritira precocemente, mentre Rubinho termina appena 9°. Era dal rocambolesco Gran Premio del Brasile 2003 che la Ferrari non raccoglieva uno ‘zero’ in classifica. Dominatrice delle primissime fasi di campionato è la Renault che, dopo il successo di Fisichella in Australia, s’impone anche nelle due gare successive, stavolta con Fernando Alonso (autore in entrambe le occasioni della pole).

Ad Imola, nel weekend del 22-24 aprile, s’inaugura la stagione europea. In McLaren, a sostituire l’infortunato Juan Pablo Montoya viene chiamato il redivivo Alexander Wurz, che manca dal Gran Premio della Malesia 2000, sebbene Pedro De La Rosa, al volante della MP4/20 in Bahrain, scenda in pista nelle due sessioni di libere del venerdì. In Red Bull (al debutto in Formula 1 nel 2005), Vitantonio Liuzzi fa il suo esordio nel Mondiale, prendendo il posto di Christian Klien. L’austriaco, comunque, è al volante al venerdì come terzo pilota, così come il brasiliano Riccardo Zonta (Toyota) e l’olandese Robert Doornbos (Jordan). I migliori tempi delle FP1 e FP2 sono proprio di De La Rosa (1:21:060 nel primo caso, davanti a Zonta e Button; 1:20.484 nel secondo, seguito ancora da Button e da Raikkonen). Così invece nelle libere del sabato: nelle FP3 comanda Michael Schumacher (1:21.356), su Barrichello (che festeggia la 200.esima gara in carriera) e Massa (Sauber); nelle FP4 è Button a stampare il miglior tempo (1:20.058), seguito a ruota da Alonso e Raikkonen.

Arriviamo alle Qualifiche del sabato pomeriggio, da affrontare con serbatoi scarichi. È subito battaglia tra Raikkonen ed Alonso, con il finlandese (1:19.886) che precede l’asturiano di soli 3 millesimi; a +0.374 c’è Schumi, che precede i vari Webber (+0.556), Button (+0.578) e Trulli (+0.606). Massa è 7° (+0.707) davanti all’altra McLaren di Wurz (+0.746), mentre faticano Barrichello (11° a +1.006) e soprattutto Fisichella (15° a +1.822). La situazione muta la domenica mattina nelle Qualifiche 2 (che chiameremo ‘Q2’ per comodità), anche a causa dei diversi carichi di benzina. Raikkonen ottiene un 1:22.994, per un complessivo 2:42.880, rifilando ad Alonso un gap pari a +0.561. In seconda fila si sistemano Button (+1.225) e Webber (+1.631), rispettivamente 3° e 7° nelle seconde Qualifiche. A 7 millesimi dall’australiano c’è Trulli (+1.638 e 5° tempo nelle Q2), in terza fila con l’altra BAR di Sato (+1.778, 4° nelle Q2); in quarta Wurz (+1.809, 6° nelle Q2) e Heidfeld, con la seconda Williams (+2.316), con Massa retrocesso in 18° posizione per aver sostituito il motore. Chiudono la top-10 Barrichello (+2.363) e Ralf Schumacher, con l’altra Toyota (+2.536). Male Michael, che scatterà appena dalla 13° casella (+4.364) a causa di un tentativo da dimenticare, dietro anche a Villeneuve (+3.379) e Fisichella (+3.830) e al fianco di Coulthard (+5.190).

Sono 62 i giri previsti. Al via, sotto un cielo nuvoloso, scatta bene Raikkonen, che tiene dietro Alonso, seguito da Button e Trulli; bravo Webber, che sfila Sato all’esterno sulla salita che porta alla Piratella. Dietro Wurz (7°), si segnala l’ottimo start di Villeneuve (da 11° ad 8°), il quale precede Barrichello, Heidfeld, Fisichella e i due fratelli Schumacher, Ralf e Michael. I primi due fanno da subito la differenza su tutti gli altri, con Button che perde all’incirca un secondo e mezzo al giro. Al 5° passaggio arriva il primo ritiro, con Fisichella che perde il controllo della sua R25 al Tamburello, tra curva 3 e 4, stampandosi contro le barriere esterne; al giro 8 a fermarsi è la Jordan di Patrick Friesacher (frizione). Il colpo di scena è però dietro l’angolo: giusto il tempo di far registrare il miglior crono della gara (1:23.296 al giro 8), che Raikkonen rallenta vistosamente a causa di un problema alla trasmissione, per poi ritirarsi. Fernando Alonso ha così via libera, con un bel margine su Button e Trulli, che entra in zona podio.

La gara procede in modo lineare, con il pensiero ad un probabile scroscio di pioggia, che potrebbe giungere sul circuito poco dopo la metà dei giri previsti. Subito dopo un contatto alla Rivazza tra Massa e Coulthard (giro 17), con il brasiliano che danneggia l’ala anteriore, è Barrichello a dover alzare bandiera bianca per un problema all’impianto elettrico (giro 18); altri due passaggi ed è il turno della Minardi di Christijan Albers (problema idraulico). Il valzer dei pit stop parte, per i primi, alla 22° tornata, con la sosta di Trulli e Webber; i due vengono imitati il giro successivo dal leader Alonso e da Sato, mentre Button e Wurz si fermano rispettivamente al giro 24 e al giro 25. Va invece leggermente più lungo Schumacher che, con pista più libera, riesce a spingere e anche a tallonare Button; dopo essersi fermato (giro 27), torna in pista addirittura in 3° posizione, dietro Alonso e Button e davanti a Wurz, Sato, Trulli, Webber e Villeneuve, per limitarci ai punti. Fernando vanta quasi 10″ su Jenson che, a sua volta, ne ha ben 21 su Michael.

Un cambio di posizione avviene al giro 30, con Webber che si esibisce in un controllo al limite in ingresso alla Variante Alta, cedendo però la 7° posizione a Villeneuve. La sosta, intanto, non ferma la risalita del 7 volte Campione del Mondo, che continua a martellare giri impressionanti uno dopo l’altro e ad erodere vistosamente il gap che lo separa dal pilota della BAR: al giro 32 passa a 15″, al giro 38 appena a poco più di 5″; crolla anche il divario da Alonso, più che dimezzato (14.7″). Una rimonta, quella del tedesco, che esalta i tifosi accorsi ad Imola. Alla fine del giro 41, quando Alonso rientra per il secondo pit, Schumi è ormai in scia alla monoposto di Button, che diventa momentaneamente primo. La leadership del nativo di Frome dura poco, poiché Michael, sfruttando una sua piccola indecisione in uscita dalle Acque Minerali, lo infila di forza alla Variante Alta, facendo esplodere le tribune. I due pittano rispettivamente al giro 48 (Jenson) e al giro 49 (Michael), con il secondo che certifica il sorpasso.

Intanto al comando è tornato Alonso, ma il ritmo avuto in precedenza permette al ferrarista di tornare in pista a poco più di 2″ dalla Renault #5. Il finale è elettrizzante, con la sfida aperta tra i rappresentanti di due diverse generazioni: il Campionissimo della Ferrari e il ‘nuovo che avanza’ della Renault. Gli ultimi giri vedono Michael praticamente incollato al diffusore della Renault, asfissiare l’avversario per indurlo anche solo al più piccolo errore. Il tedesco ci prova ovunque, ma Fernando è bravissimo a mantenere il sangue freddo e, sul traguardo, va a precedere il Kaiser di appena 215 millesimi, festeggiando la terza vittoria consecutiva. Dopo quattro gare Alonso mette già la sua impronta sul campionato, guardando tutti dall’alto dei suoi 36 punti, mentre Schumacher aggancia a 10 al 3° posto Fisichella.

Alle spalle dei primi due arrivano, nell’ordine, Button, Wurz, Sato, Villeneuve (molto buona la sua gara con la Sauber), Trulli e Heidfeld. Ma la domenica di Imola ha una coda polemica e molto indigesta per la BAR-Honda: le due 007 vengono trovate sottopeso alle verifiche post gara e, nonostante l’iniziale via libera degli steward, la FIA presenta ricorso alla Corte d’Appello; il 5 maggio successivo Button e Sato vengono esclusi dall’ordine d’arrivo e squalificati per i due appuntamenti successivi di Barcellona e Monaco. Le due monoposto anglo-nipponiche erano state dotate di un serbatoio supplementare, grazie al quale il carburante era impiegato anche come zavorra; una pratica ovviamente vietata dal regolamento. Così sul podio, per la seconda volta in carriera, sale Wurz, a quasi 8 anni di distanza dal primo (Silverstone 1997 con la Benetton); nei punti, invece, entrano Webber e Liuzzi, che porta a casa un punto al debutto. Trulli sale dalla 7° alla 5° posizione, andando a 20 punti, primo inseguitore di Alonso.

Gran Premio di San Marino 2006: il Kaiser si prende la rivincita

Spostiamo le lancette avanti di un anno. Il weekend del 21-23 aprile vede Imola ospitare la 26.esima edizione del Gran Premio di San Marino, anche in questo caso quarta prova stagionale. Il 2006 è l’anno dell’introduzione dei V8 da 2.4 litri in luogo dei V10 da 3.0 litri, usati fino al 2005. È l’ultimo anno in regime di duopolio nella fornitura di pneumatici: nel dicembre 2005 la FIA annuncia che, dalla stagione 2007, sarebbe entrato in vigore il monopolio; a stretto giro di posta la Michelin annuncia l’addio a fine 2006, non volendo operare come fornitrice unica. Sempre restando agli pneumatici, viene reinserito il cambio gomme ai box, mettendo a disposizione di ogni pilota 14 set (7 da asciutto, 4 di intermedie e 3 da bagnato). Cambiano ancora le Qualifiche, le quali vanno ad assumere in linea di massima la fisionomia attuale: tre mini sessioni da un quarto d’ora l’una (Q1, Q2 e Q3); al termine delle prime due i sei piloti più lenti vengono eliminati, mentre i migliori 10 si giocano la pole. Fino al Gran Premio degli Stati Uniti compreso, a dirla tutta, la Q3 è della durata di 20 minuti; dal successivo Gran Premio di Francia sarà di 15 minuti. Infine, passano da quattro a tre le sessioni di prove libere del weekend, con l’eliminazione di una delle due del sabato.

Fernando Alonso e la Renault, Campioni in carica, rinnovano la caccia all’iride. Per quanto riguarda gli avversari, ci si aspetta molto innanzitutto dai rivali #1 dell’anno precedente, ovvero Kimi Raikkonen e la McLaren, così come sono attesi al varco Michael Schumacher e la Ferrari, dopo l’annus orribilis 2005. Ferrari che cambia secondo pilota dopo sei anni, pur rimanendo in Brasile: al posto di Rubens Barrichello, andato nell’ambiziosa Honda (che ha acquistato la BAR), ecco Felipe Massa. L’avvio di stagione, comunque, è ancora a forti tinte giallo-azzurre. In Bahrain, Alonso prevale nel duello con Schumacher, autore della pole; in Malesia è doppietta, con Fisichella (sua anche la pole) davanti ad Alonso. L’asturiano torna sul gradino più alto del podio a Melbourne, occasione nella quale davanti a tutti parte la Honda di Button. Ad Imola, così, Fernando arriva già con una leadership consolidata (28), il doppio dei punti della coppia Fisichella-Raikkonen (14). Avvio molto lento per la Ferrari: Michael ha solo 11 punti, frutto di un 2° e di un 6° posto; Massa appena 4 (5° in Malesia), ed entrambi hanno lasciato l’Australia con zero punti. Nei Costruttori, di conseguenza, la Rossa ha appena 15 punti, dietro a Renault (42) e McLaren (23).

Il weekend comincia come di consueto con le due sessioni di libere del venerdì. Al mattino è Schumi a primeggiare (1:24.751), seguito da due terzi piloti, ovvero Wurz (Williams) e Kubica (BMW Sauber). Al pomeriggio ecco Alonso che, dopo non aver ottenuto tempi nelle FP1, piazza un 1:25.043, davanti al ferrarista e all’ottimo polacco. Al sabato mattina torna davanti il Kaiser (1:23.787), con Alonso a +0.281, mentre i rispettivi compagni di squadra sono divisi da 6 millesimi (Fisichella a +0.590 e Massa a +0.596). Le Qualifiche sono appannaggio di Michael Schumacher (1:22.579), che ottiene la pole #66 in carriera (quinta ad Imola), migliorando il precedente primato di Ayrton Senna (65). Soprende la Honda: Button (miglior tempo in Q1) e Barrichello sono gli unici a contenere decentemente il distacco dal sette volte Campione del Mondo, ovvero in 193 e 447 millesimi, sebbene in tanti parlino di ben poca benzina nei serbatoi. Massa, in seconda fila con l’ex ferrarista, becca ben 907 millesimi dal compagno di squadra. Alonso è solo 5° (+0.914), in terza fila con la Toyota di Ralf Schumacher (+0.977); quarta fila tutta McLaren, con Montoya (+1.226) davanti a Raikkonen (+1.363). A completare la top-10 troviamo l’altra Toyota di Trulli (+1.377) e la Williams di Webber (+2.000); solo 11° Fisichella, out in Q2.

La domenica della gara un bel sole e temperature alte (27 C° l’atmosfera) accolgono il paddock e i tifosi. La partenza vede scattare perfettamente Schumacher, con Button a mantenere la 2° posizione; peggio Barrichello, che viene sfilato all’esterno da Massa ed Alonso. Nelle retrovie, alla Villeneuve, Ide (Super Aguri) aggancia con l’anteriore sinistra la posteriore destra di Albers (Midland), provocandone vari cappottamenti nella ghiaia esterna. Nessuna conseguenza per l’olandese, mentre entra in pista la Safety Car. Si riparte in avvio di terzo giro: Michael mantiene comodamente la vetta, davanti a Button, Massa ed Alonso, mentre si fa sorprendere Barrichello, che crea involontariamente un buco tra sé e la Renault, dovendo guardarsi da Ralf Schumacher; Montoya e Trulli completano la zona punti. Il ferrarista prova subito a dettare il ritmo, ma non riesce a scrollarsi di dosso gli inseguitori. Nel frattempo, Ide entra ed esce più volte dai box (si ritirerà al giro 23 per un problema alle sospensioni. Il canto del cigno per il nipponico, dato che la FIA gli revocherà la Superlicenza dopo il weekend imolese), Liuzzi si gira alla Variante Alta (giro 4) e Trulli si ferma per un guaio allo sterzo (giro 5).

La gara procede lineare fino al primo turno di pit stop, aperto dalle due Honda di Barrichello (giro 14) e di Button (giro 15), confermando le voci post qualifica di un serbatoio scarico di benzina. Ralf Schumacher pitta alla tornata #16, seguito da Massa (giro 19) e dal fratello Michael (giro 20), con quest’ultimo che torna sul tracciato alle spalle di Alonso ma comodamente avanti al terzetto composto da Montoya, Webber e Raikkonen, che si fermeranno poco dopo. A sua volta Fernando da ragione alle voci che lo davano con molta benzina in Q3, allungando il primo stint fino al giro 25; una strategia azzeccata, dato che il Campione in carica scavalca sia Button che Massa, salendo in 2° posizione. A questo punto della gara, quindi, Michael Schumacher comanda su Alonso, Button, Massa, Montoya, Villeneuve, Webber e Fisichella; il canadese e l’italiano, però, effettueranno la loro prima sosta nei giri successivi, consentendo a Raikkonen e Ralf Schumacher di tornare in zona punti.

La Honda è su tre soste, e infatti Button torna ai box al 30° passaggio; il meccanico con il lollipop, però, da il via al britannico troppo presto, con il bocchettone del rifornimento ancora inserito, strappandolo via; Jenson si ferma in tempo e consente ai suoi di estrarlo, ma perde tanto tempo, dicendo addio ai sogni di podio. Al giro 32 tocca a Ralf, anch’egli su tre soste, imitato due tornate dopo da Barrichello. Ma torniamo davanti, con una fase centrale di gara poco favorevole a Michael. Problemi di graining alle sue Bridgestone ne rallentano notevolmente il passo, permettendo ad Alonso di ricucire il gap di una decina di secondi patito dopo la prima sosta nell’arco di una manciata di tornate. In breve lo spagnolo si trova negli scarichi della Ferrari 248 F1 #5 e, non trovando spazio per un sorpasso, decide con il team di provare l’undercut. Fernando effettua la sua seconda sosta al giro 41, imitato da Massa, seguito abbastanza da vicino da Montoya. La risposta della Ferrari è immediata, richiamando subito dopo Michael ai box (giro 42); il tedesco, grazie anche ad ottimi parziali nel giro di rientro, riesce a mantenere la posizione sul rivale.

In testa va Montoya, mentre dice addio Klien (giro 40), per un problema idraulico sulla sua Red Bull. Il colombiano della McLaren effettua la seconda sosta al 44° passaggio, tornando in pista davanti a Massa; nello stesso giro si ferma anche Button, però al terzo pit della sua gara. In contemporanea arriva il ritiro anche dell’altra Super Aguri di Sato (testacoda). Gli ultimi pit stop in zona punti sono quelli di Ralf Schumacher (giro 46, terza sosta), Raikkonen (giro 47) e Fisichella (giro 48), con Coulthard ultimo ritirato della gara (giro 47, trasmissione). L’attenzione di tutti, comunque, è focalizzata sul duello per la vittoria tra Schumacher ed Alonso, che si trovano nella stessa condizione di un anno prima, ma a posizioni invertite.

Lo spagnolo bracca il tedesco come un’ombra, passando svariati giri con un distacco oscillante tra i 3 ed i 5 decimi. Fernando punta ad indurre all’errore il sette volte Campione del Mondo il quale, però, proprio come il rivale un anno prima, mantiene alla grande la freddezza e non lascia spiraglio alcuno. La gara si decide anzi nel corso del quartultimo giro, quando Alonso esce un pò largo alla Villeneuve e perde contatto dalla Ferrari. Un’altra sbavatura, stavolta alla Rivazza un giro dopo, induce il pilota Renault a darla sù. Michael Schumacher, nel tripudio del pubblico ferrarista, ottiene la vittoria #85 in carriera, prima stagionale e settima in totale ad Imola. Alonso taglia il traguardo a 2″ dal tedesco, mentre Montoya (+15.8) completa il podio, precedendo Massa (+17.0), Raikkonen (+17.5), Webber (+37.7) e Button (+39.6); arpiona un punto Fisichella (+40.2).

In classifica piloti, Alonso si ritrova con 36 punti, +15 su Schumacher (21), +18 su Raikkonen (18) e +21 sulla coppia Montoya-Fisichella (15). Nei Costruttori, sono 51 i punti della Renault, 18 in più della McLaren (33) e 21 in più della Ferrari (30). Un duello, quello di Imola, preludio di un’annata ancora oggi nella mente di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di viverla. Un 2006 ricco di emozioni, colpi di scena e polemiche, conclusosi in Brasile con il bis iridato di Alonso e il primo ritiro di Schumi, che saluterà la Ferrari e i ferraristi con la prestazione probabilmente più dominante della sua carriera.


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