Il tennis di Stroll, le invenzioni su Sainz, le “rivelazioni” su Schumacher. Quanto è difficile fare semplice informazione nel mare chiamato Fake

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
26 Agosto 2023 - 00:53
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Le Fake News la fanno sempre più da padrone in un mondo che avrebbe i mezzi per limitarle. Ma, forse, non lo vuole fare

Diverso tempo fa un utente mi rispose ad un post su Facebook più o meno così: “Chi se ne frega se ogni tanto escono notizie false, almeno si legge qualcosa”. Ricordo di aver perso il respiro per mezzo minuto, ma credevo si trattasse comunque di un caso isolato.

Se penso all’informazione odierna, forse quell’utente non era il solo a pensarla così. E, per la legge della domanda e dell’offerta, il mondo del fake ha avuto un’esplosione incontrollata. Tanto da deviare opinioni, crearle e creare dibattito attorno a notizie completamente false.

Solo negli ultimi tre giorni ce ne sono un paio che hanno riempito pagine, social e motori di ricerca per quanto riguarda la F1. La prima riguardava Lance Stroll, vociferato come in procinto di lasciare il Circus per il Tennis. Come se per lui la F1 fosse un hobby, come se il tennis fosse uno sport da imparare in un mese. Ipotesi che denota poco rispetto sia nei confronti del pilota che dell’altra disciplina. Non mi sono mai ripreso dall’ultima lezione e sono passati sei anni.

La seconda fake news è stata ancora più articolata e ha riguardato Carlos Sainz. Addirittura qui ci si è inventati una serie di domande in conferenza stampa riguardo Hamilton, con lo spagnolo della Ferrari che chiama “8 volte campione” Lewis confermando che per lui l’inglese è il campione 2021. E giù di decine, centinaia, migliaia di commenti.

I fan di Hamilton che ringraziano Sainz, quelli di Verstappen che si incazzano. Tutto falso: domande e risposte mai esistite. Il tutto è verificabile dalle trascrizioni della conferenza stampa della FIA. Eppure nessuno si è preso la briga di controllare ed il finto scambio di battute tra Sainz e il giornalista (senza nome) ha fatto il giro del web.

E poi c’è il grande classico, soprattutto di questa estate. Aprite una scheda privata del vostro browser, andate su un qualsiasi motore di ricerca e cercate “Michael Schumacher” o semplicemente “Schumacher”. E buon divertimento. Non sarò io a citare alcune delle migliori perle degli ultimi mesi ma, in ambito Motorsport, l’uso del cognome di Michael per fare disinformazione e attirare traffico è una delle cose più squallide, incontrollate e meno combattute che ci siano.

Ovviamente questo qualifica pienamente chi ne trae un beneficio in qualsiasi termine, ma non sembra essere questo il periodo storico nel quale calpestare la deontologia viene considerato sbagliato o addirittura condannato.

Fare semplicemente informazione in un mare di Fake News che passano e sorpassano da tutte le parti è sempre più difficile. Eppure, con l’aiuto di tutti, la tecnologia potrebbe aiutare a reprimere questo circolo vizioso che ha principalmente due scopi: nel caso dei social quello di fare propaganda, click, guadagnare followers e crearsi una reputazione – magari da influencer; nel caso del web – inteso come siti – quello di lucrarci sopra.

E qui arriviamo al clickbait, quella meravigliosa pratica in voga da ormai qualche tempo per cui si fa a gara a chi produce il titolo più sensazionalistico, al fine di spingere il lettore a cliccare. Con la piccola controindicazione che le più basilari norme dell’analisi logica finiscono nel cestino, perché i titoli sono un concentrato di vocaboli precisi – quasi obbligatori per l’indicizzazione dei contenuti – che puntano al dito indice di chi legge per convincerlo a premere il tasto sinistro del mouse. Purtroppo, nella maggior parte dei casi lo stratagemma funziona e da qui il circolo vizioso di cui prima.

Il paradosso, al giorno d’oggi, è che se si vuole restare allineati e sul pezzo la regola è quella di scrivere proprio di certi argomenti. Se si vuole essere considerati, quindi, bisogna turarsi il naso, raccontando di Stroll che vuole passare al tennis, di Sainz che parla di Hamilton come di un otto volte campione, di Schumacher inventandosi di sana pianta notizie varie, in cui lui c’entra zero ma il cognome è sempre bello da mettere in vista insieme ad un “rivelazione”, “tifosi sotto shock” e via dicendo.

Sempre anni fa qualcuno mi aveva consigliato di abbassare il livello, iniziare a scrivere anche io qualche vaccata. Vi dirò: sulla falsariga delle Pillole, un paio di settimane fa ho proposto in redazione di avviare una rubrica “lercia”, palesemente ma soprattutto dichiaratamente Fake per farci due risate, ma sono stato minacciato di essere appeso in sala mensa in stile Fantozzi. Evidentemente qualcosa di buono l’ho insegnato anche io.

Però, così come allora ho deciso di continuare su una determinata strada e non abbassare il livello, in questi tre giorni mi sono sentito in dovere di rifiutarmi di raccontare di uno Stroll nuovo Federer o di Sainz nuovo figlioccio politico di Toto Wolff. È stata una scelta professionale e di cuore, non necessariamente in questo ordine. Soprattutto è stata una scelta consapevole, così come da anni a questa parte, di perderci in visibilità. Visibilità che oggi è prerogativa principale della credibilità indipendentemente dalla qualità dei contenuti. Visibilità che, però, onestamente non mi interessa se deve essere fatta di disinformazione. L’obiettivo di questo posto è sempre stato difficilissimo, ma continuerà a non cambiare.

E spero vivamente che, presto, questa linea di quasi undici anni venga ricompensata.

Immagine: Media Aston Martin

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