Il ritiro di Verstappen: al di là della speranza (di chi non vede l’ora) perché Max out in anticipo sarebbe un problema per la F1

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
5 Dicembre 2023 - 16:13
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Un eventuale ritiro prematuro del campione in carica sarebbe una bomba per la F1. Ma in quali termini?

Sollievo o problema? L’eventuale ritiro prematuro di Max Verstappen – o un più semplice allontanamento verso altri lidi – è argomento di cui si è chiacchierato parecchio nelle ultime settimane. A bocce ferme, la questione è parecchio interessante da analizzare: ci sono, infatti, diverse chiavi di lettura per una decisione che potrebbe rappresentare una bomba per la Formula 1, che questa arrivi tra due o tre anni poco importa.

Lo spunto per parlarne arriva dalla decisione del campione in carica del WRC, Kalle Rovanperä, di correre part time nel 2024. 23 anni appena compiuti, il due volte iridato sembra già stanco di essere impegnato full time, cosa che un tempo accadeva ad oltre trenta primavere sulla carta d’identità. Di certo, la precocità con cui questi ragazzi iniziano a correre gioca un ruolo fondamentale nel fatto che le carriere finiscano sempre prima, pur essendo comunque molto lunghe. Tornando alla F1, se un tempo debuttare anche a 24, 25 anni rappresentava la normalità, l’età media da tempo si è abbassata tantissimo.

Ne è un esempio proprio Verstappen, entrato in F1 a 17 anni e dopo il cui arrivo l’età minima è stata alzata a 18. A 26 anni appena compiuti l’olandese ha già chiuso la sua nona stagione nel Circus e, vedendola così, potrebbe anche non essere una follia pensare ad un ritiro prima dei 30 anni. Anche se – Fernando Alonso insegna – il richiamo della F1 è sempre fortissimo.

La questione, però, si sposta su un altro fronte. Perché Verstappen, dichiarazioni alla mano, non sembra stancarsi del correre in F1 in sé ma dell’ambiente che proprio attorno al Circus si sta creando. Seppur di giovane età, il campione in carica assomiglia più ad un racer di vecchio stampo, al quale tutto il contorno interessa zero. L’ha fatto capire chiaramente a Las Vegas dopo la cerimonia d’apertura. Il fatto che si sia detto divertito dalla corsa in sé è stato recepito (erroneamente o in malafede) come un dietrofront dalle dichiarazioni iniziali. Sbagliatissimo: è stato lo stesso Max a ribadire il suo pensiero proprio dopo la gara sulla Strip, con una dichiarazione che suona come poesia per i (pochi) appassionati di vecchio stampo ancora al seguito dello Sport.

Cosa significherebbe per la F1 l’eventuale uscita di Verstappen? In questo momento, per molti rappresenterebbe egoisticamente un sospiro di sollievo. L’olandese ha dominato le ultime due stagioni e la stabilità dei regolamenti lascia presumere che il trend possa essere simile almeno fino a fine 2025, prima del cambio regolamentare del 2026. Specialmente durante quest’ultima stagione si sono sprecate le grafiche e le ipotesi di classifiche “senza Verstappen”, quasi a far intendere che senza l’olandese a monopolizzare il primo gradino del podio si sarebbe assistito a lotte incredibili per i titoli mondiali, anche viste le prestazioni di Pérez.

Probabilmente sarebbe così e da un certo punto di vista, diciamo aziendale, l’assenza di Verstappen sarebbe quindi apparentemente positiva, perché toglierebbe il motivo principale della noia degli ultimi campionati, un qualcosa che nessun cambio di regolamento sportivo – tra Sprint e griglie invertite – potrebbe compensare.

Quale sarebbe, però, il costo della perdita dell’attuale numero 1 da contrapporre ai presunti vantaggi? Ammettiamo che Max decida, tra un paio d’anni, di andare via, stanco dei continui cambi sportivi (delle griglie invertite, appunto, si parla da mesi) e, come ha più volte chiarito, della tendenza ad avere più show che altro. Per la Formula 1 sarebbe un evento già successo in passato, il più recente dei quali quello di Nico Rosberg pochi giorni dopo aver vinto il titolo 2016. Qui, però, siamo su un altro livello.

Ora di un paio d’anni Verstappen potrebbe aver raggiunto le 65/70 vittorie – pensando ad una media più bassa del 2023, ovviamente – e, vista l’età, avrebbe tutte le chance per diventare il pilota più titolato di sempre. Dal punto di vista dell’immagine come ne uscirebbe la F1 se il pilota attualmente più rappresentativo e vincente se ne andasse proseguendo la carriera in altre categorie, adducendo come motivazione una rivoluzione show di cui si lamenta da anni – unico ad avere il coraggio di contestarla apertamente? A questo ci sarebbe da aggiungere qualche particolare in più, come la marea orange che segue Max in diverse tappe europee (su tutte Austria, Belgio e Olanda, evento tornato in calendario praticamente per lui) che sparirebbe da un anno con l’altro e il vuoto qualitativo che verrebbe lasciato dall’assenza di Max.

Proprio dal punto di vista della qualità – immaginando che tra un paio d’anni anche Fernando Alonso e Lewis Hamilton decidano di smettere – la F1 si troverebbe magari con mondiali combattutissimi (quello che cerca da anni Liberty Media) ma senza il suo pilota più forte degli ultimi anni e non per questioni di età. Una situazione che, per chi la ricorda, somiglierebbe a quella del 1999 nelle sette gare saltate per infortunio da Michael Schumacher, con Hakkinen e Irvine a giocarsi il titolo ma sempre con, dietro le spalle, l’ombra del “Eh, ma come sarebbe finita con il tedesco in pista?”. Tornando ai giorni nostri si creerebbe una situazione simile, in cui chiunque vincesse il titolo (Leclerc, Russell, Norris, etc) verrebbe guardato con un occhio critico pensando “Eh, ma con Verstappen come sarebbe andata?”, quasi delegittimandone il risultato.

Per concludere, se da più di un lato si percepisce quasi una speranza che l’olandese levi le tende per lasciare qualcosa anche agli altri (ragionamento che difficilmente si è sentito nel ciclo precedente di Mercedes e che, indirettamente, definisce la superiorità dell’olandese), dall’altro bisognerebbe anche capire quali sarebbero le conseguenze dal punto di vista sportivo e di immagine. Pensate ad un Senna ritirato dopo Suzuka ’89 per protesta contro Balestre. Come ne sarebbe uscito lo sport? Sicuramente peggio.

È quello che, presumibilmente, succederebbe anche adesso. Solo che si fa un po’ fatica ad ammetterlo perché il pilota in questione non è considerato un mostro di simpatia (cosa non richiesta per essere veloci), non ama sventolare ai quattro venti il proprio privato (cosa, da vecchio boomer, molto apprezzabile) e non si fa problemi a dire quello che pensa.

Su quest’ultimo punto è interessante sottolineare come, spesso, ci si scagli contro i piloti soldatini, “indirizzati” dagli uffici stampa a rilasciare sempre le stesse quattro risposte preconfezionate, per poi lamentarsi se qualcuno esce dal coro. Ma, anche qui, spesso dipende dal nome e cognome.

Immagine: Media Red Bull

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