Il punto per il giro più veloce: ad oggi più limiti che vantaggi

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Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
25 Novembre 2021 - 09:00
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Il punto aggiuntivo per chi fa segnare il giro più veloce in gara, se inizialmente poteva essere una piccola novità, ha mostrato in fretta tutti i suoi limiti di applicazione e di utilizzo fino all’imbarazzo degli ultimi eventi.

In una Formula 1 nella quale le prime quattro monoposto sono tecnicamente capaci di doppiare il resto del gruppo, è facile immaginare come si possa tranquillamente operare una sosta aggiuntiva a pochi giri dal termine della gara per assicurarsi il punto aggiuntivo, per sé o per toglierlo al leader del momento in chiave iridata. Cosa che puntualmente è accaduta, accade ed accadrà soprattutto in questa fase di campionato.

In questo modo, però, si delegittima l’importanza del giro più veloce in sé e si assiste ad una serie di scene senza senso che, oltre modificare i distacchi della classifica finale, mostrano tutta l’inutilità sportiva di una regola di questo tipo.

A conti fatti, ad oggi, il giro più veloce non ha più la valenza di una volta e ha perso tutto il suo significato, così come le statistiche sono ormai macchiate da giri realizzati appositamente per tal motivo e non nel complesso di una gara.

Vedere la Mercedes fermare Bottas in Messico non una ma due volte a fine gara appositamente per togliere un punto a Verstappen, oppure vedere un pilota terzo o quarto con grande margine che cambia gomme al penultimo giro, solo con l’intento di portare a casa un punto in più, svilisce quello che un tempo era un record ben considerato, facente anche parte del famoso Grand Chelem: Pole, vittoria, gara sempre in testa e giro più veloce.

Un modo per arginare il problema sarebbe quello di non assegnare il giro più veloce se questo viene realizzato con una sosta ai box nell’ultimo 10% di gara. Ma capita che così si va a complicare il tutto ulteriormente.

Devo ammettere che inizialmente, come idea, poteva anche starci, ma non si erano considerate le conseguenze. E, per quelle, ci hanno pensato direttamente i team, mostrando i limiti di una regola che, così, non ha senso di esistere.

Immagine: Twitter \ Mercedes

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