Il GP #1000 e la F1 di ognuno di noi

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
11 Aprile 2019 - 00:53
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Premessa: È solo un numero, s’intende. E gli appassionati più integerrimi lo ritengono anche non propriamente corretto, o meglio da contestualizzare. Si tratta infatti, nel caso della Cina, del 1000° Gran Premio valevole per il Campionato del Mondo di Formula 1, perché se considerassimo anche quelli non valevoli, quelli corsi prima del 1950 e tutte le altre manifestazioni, forse non avremmo idea di quanti ne sono stati disputati veramente. Sicuramente sono molti, molti di più. Già cosi tra l’altro è tutto definito in modo semplicistico, perché si dovrebbe parlare di campionato del mondo piloti (1950-1980) e campionato del mondo di Formula 1 (dal 1981 in poi).

Volenti o nolenti, comunque, questo è per le statistiche…

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Chissà quante sono, in giro per il mondo, le persone che la F1 l’hanno vissuta tutta a parte Bernie Ecclestone. Mi voglio limitare agli appassionati: chissà in quanti ancora oggi possono raccontare di averla vista nascere ed evolversi fino ai giorni nostri, vedendo scorrere sotto i loro occhi i nomi di tutti i campioni del mondo e delle loro monoposto, prima in bianco e nero sui giornali e le riviste di un tempo e poi a colori, grazie alle televisioni e fino ai giorni nostri con il grande mondo del web. Non credo siano molte, ma credo sarebbe bellissimo sentirle parlare e raccontare la loro personale avventura con il Circus.

Già perché il #1000, questo numero che diventa a quattro cifre, mi porta a pensare che tutto sommato ognuno di noi abbia una relazione diversa con la F1, condizionata principalmente dall’età anagrafica. Ci si può documentare quanto si vuole sul passato ma sono convinto che la nostra percezione, la passione che ci porta a seguire il motorsport sia legata innanzitutto a ciò che la nostra vita ci ha permesso di osservare direttamente e tutto ciò che ne è derivato. Emozioni, impressioni, pareri, gioie e dolori. 

Non credo a chi definisce un suo idolo puro qualcuno che non ha visto correre dal vivo. Perché le videocassette, i dvd o tutto quello che volete non possono ritrasmettere le stesse sensazioni, non possono riportare la persona all’anno, al mese, al giorno ed al momento in cui quell’evento si è svolto per la prima volta così come l’ambiente circostante, l’atmosfera, ciò che erano il mondo e la società in quel determinato istante. Rivedere oggi Suzuka 1990 (una a caso, la prima che mi è passata per la mente) non può essere come averla vissuta dal vivo con il suo carico emozionale. E lo stesso vale per tanti altri eventi. Un pilota, un campione, uno della cerchia dei Grandi – chiamiamola così – può sì diventare un punto di riferimento. Ma l’idolo è qualcosa di più, di diverso, più profondo ed intimo. Michael non sarebbe diventato il mio personale idolo se non ricordassi con i miei occhi la sua prima vittoria quando avevo nove anni, seduto su una sedia in cucina davanti ad una TV da 14″ a tubo catodico della Grundig. Non sarebbe stato lo stesso se fossi nato vent’anni dopo. Per niente.

Ognuno di noi vive e parla di una “sua” Formula 1. La mia è quella che mi ha portato dall’inizio degli anni ’90 ad oggi, a scrivere su un sito. Per molti altri è quella in bianco e nero, quella di Gilles e della sua “Febbre” oppure, per chi è più giovane, quella del DRS e delle vetture ibride. C’è chi ricorda di aver ascoltato un 12 cilindri dal vivo, appollaiato su un groviglio di tubi a Monza e chi la prima volta l’ha vissuta con un suono più debole di una GP3. C’è anche chi ha smesso perché non l’ha più sentita sua, tradito da qualcosa che apprezzava un tempo e che si è trasformato in qualcosa di diverso. Gli “anziani” avranno un concetto della sicurezza molto diverso dai più giovani, abituati a tutto ciò che è stato fatto nell’ultimo ventennio per la salvaguardia dei piloti. La stessa cosa si potrà dire per la tecnica, per i regolamenti e quant’altro. Si cresce per ciò che si vede ed è difficile accettare altre idee.

D’altronde si chiama sempre allo stesso modo, Formula 1, ma dal 1950 ad oggi ha cambiato volto più e più volte, mantenendo dei tratti distintivi, alcune location storiche e tramandando la sua eredità di generazione in generazione. Abbiamo vissuto storie di figli che hanno ripercorso le orme dei padri, in pochissimi casi riuscendo a scrivere – a loro volta – il cognome nell’albo dei campioni del mondo. Ci sono team storici che ancora adesso fanno parte di questo mondo, forse non con la stessa forza ma proseguendo la loro storia. 

In base a quando si è “saliti sul treno” della F1 si ha una percezione diversa, legata al periodo storico vissuto con i propri occhi. Credo sia tutto sommato normale e, quando ci confrontiamo con qualcuno che ha un’età diversa dalla nostra, dobbiamo tenere in considerazione questo aspetto. Dobbiamo renderci conto che il nostro modo di vivere la Formula 1 potrebbe essere diverso da chi è arrivato prima o dopo di noi. È poi evidente che ognuno abbia la sua idea, che solitamente per chi è appassionato decennale collima col “era meglio x anni fa”, soprattutto in questi ultimi anni. Spesso lo dico anch’io, ci mancherebbe.

Questa riflessione è principalmente nata rivedendo i video pubblicati dai canali ufficiali della F1 in questi giorni, con tantissimi richiami alla storia ed i campioni del passato. Sarebbe bello provare la macchina del tempo e catapultarsi indietro di qualche decina d’anni, mettersi a bordo pista come facevano gli impavidi fotografi dell’epoca e lasciarsi sfiorare dai siluri senza ali degli anni ’60. Niente Internet e solo i giornali per conoscere i risultati, senza infinite discussioni tra trogloditi che vogliono avere sempre e solo ragione. Ecco, in questo caso mi viene da dire che forse si viveva meglio allora…

Insomma, il GP numero 1000 racchiude in sé tantissime storie che sarebbe meraviglioso conoscere per capire cosa è stata la Formula 1 per chi ha contribuito, riempiendo gli autodromi in questi 69 anni, a renderla quello che è ai giorni nostri. Non è né un punto di arrivo nè uno di partenza, ma semplicemente di passaggio. 

Tanti auguri per la tua numero 1000, quindi, cara F1. Ah, manco a farlo apposta indovinate quante sono le parole di questo articolo? Esattamente: mille.

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