E’ il 2 novembre 2008. A Portimão è in procinto di svolgersi l’ultima tappa del campionato mondiale Superbike di quell’anno. Il circuito è nuovo in calendario: bello, veloce, impegnativo, il perfetto palcoscenico per chiudere una delle carriere più brillanti di sempre ad alti livelli. Quella di Troy Bayliss, vincitore a Magny-Cours del terzo titolo con la nuova Ducati 1098 e in procinto di ritirarsi dal mondiale Superbike. Ci tornerà poi sporadicamente per qualche apparizione come sostituto, ma la sua carriera in quanto pilota a tempo pieno nel mondiale sta per terminare.
Lo sguardo di molti è già puntato verso l’anno successivo: Aprilia e BMW sono in procinto di arrivare, e si prospettano anche arrivi molto interessanti in campionato come Haslam, Byrne e, come si capirà molto in fretta da Phillip Island, Ben Spies. Ma a Portimão c’è comunque la volontà di ben figurare e chiudere l’anno in bellezza, e tra coloro che vogliono impressionare c’è anche un ragazzo debuttante di ventuno anni alla sua prima esperienza nel mondiale Superbike. Ha sostituito Kenan Sofuoğlu sulla Honda CBR1000RR di Ten Kate, team campione nel 2007 con James Toseland ma che nel 2008, col nuovo modello, non ha potuto fare granché contro lo strapotere di Bayliss; una doppietta di Checa a Salt Lake City, tre successi stupendi di Kiyonari in Inghilterra, ma per il resto poca roba.
Jonathan Rea si presenta nell’ultima tappa di un campionato di così alto livello in questa maniera, da sostituto di un ex-campione del mondo Supersport, lo stesso campionato in cui invece è stato battuto dal compagno Andrew Pitt proprio a Magny-Cours, pochi giorni prima. Le aspettative non sono altissime, lo stesso Sofuoğlu è andato male tutta la stagione, cosa potrebbe mai fare Johnny rispetto all’asso turco? Una risposta l’abbiamo già nelle qualifiche sul bagnato, nel quale Rea strappa il terzo tempo alla sua prima Superpole, ancora col giro secco. In gara-1 arriverà solo un decimo posto e in gara-2 un quarto, ma nella weekend del commovente addio al #21 Rea ha saputo già stupire molti in quel giro di due minuti e poco più fatto al sabato, facendo parlare di sé.
Balziamo a poco meno di un anno dopo, al 21 giugno 2009. Jonathan Rea non è in lotta per il titolo, non ci è nemmeno vicino. L’inizio del suo primo campionato completo è stato mediocre, così come quello del compagno Checa a testimonianza di una Honda ancora lontana da Ducati e anche Yamaha. Siamo a Misano e si è già svolta gara-1, in cui Spies ha dato una dimostrazione di classe con pista a metà tra il bagnato e l’asciutto. In gara-2 però la pista è in condizioni ottimali, al contrario della Yamaha del texano che paga dei problemi e lo costringe alle retrovie.
Rea ha così la sua prima grande occasione, trovandosi all’interno di un confronto con le due Ducati Xerox. Durante il weekend il team ha deciso di optare per le sospensioni Öhlins per la prima volta senza un minimo di test per vedere cosa il pilota sarebbe stato in grado di fare. Anche stavolta, Rea dà una risposta concreta, rovinando la festa Ducati di Haga e Fabrizio e vincendo la sua prima gara nel mondiale con un sorpasso all’ultimo giro. E’ la sua prima perla in campionato, ma chissà quanti si sarebbero immaginati da quel giorno, o anche a Portimão l’anno prima, cosa Rea sarebbe stato in grado di fare in futuro. Penso pochi.
A dieci anni di distanza, Rea non è solo diventato un campione del mondo, ma è diventato il pilota più vincente mai apparso della SBK, replicando i quattro titoli vinti da Carl Fogarty e superando il record di vittorie di “Foggy”. Dorna ha dovuto rivoltare il regolamento come un calzino più volte per fermare l’ascesa incontrastata di Johnny, e in nessuno di questi casi è stato realmente utile. Ma nel 2019 l’arrivo di un nuovo avversario in Álvaro Bautista, e il debutto della nuova Ducati Panigale V4 R, mandano in confusione il campione del mondo, che fino al round di Imola vede il suo nuovo rivale vincere tutte le gare. A Misano Rea vince gara-1 sul bagnato ma cade nella nuova Superpole Race, permettendo a Bautista di riguadagnare parte del terreno perso.
In gara-2 lo spagnolo gli restituisce il favore con gli interessi cadendo un’altra volta, ed ecco che 25 punti comodi comodi sarebbero alla portata. C’è solo un ostacolo tra il campione del mondo e la vittoria, un altro pilota Kawasaki e non del team ufficiale, dato che Haslam è stato già “cucinato”. E’ il prediletto dello stesso pilota a cui, quasi undici anni prima, Rea aveva soffiato la sella sulla CBR, quel Kenan Sofuoğlu oramai ritirato che per tutta gara-2 di Misano starà a ridere nel box del team Puccetti, insieme ai suoi ex-meccanici.
Toprak Razgatlıoğlu è arrivato nel mondo delle derivate di serie forse con più impeto rispetto a quanto fatto da Rea, che come un fulmine a ciel sereno si è ritrovato prima in SSP600 dopo anni di BSB e poi in Superbike. Il turco ha vinto il titolo dell’ormai defunta Stock 600 pochi anni prima, ha avuto un’ascesa repentina che, a quattro anni da quel successo, l’ha portato a essere un pilota SBK a tutti gli effetti. Come Rea, anche lui si è potuto confrontare già con altri talenti interessanti, tra questi il nostro Rinaldi. Ma non ci voleva molto per capire che, a livello di talento, il turco era su tutt’altro piano rispetto all’italiano.
Non è la prima volta che Rea si confronta con lui: l’anno scorso a Donington era riuscito incredibilmente a rubargli il secondo posto in gara-2 con una moto privata, mettendo ulteriormente sul “chi va là” tutti quanti. E’ reduce da due terzi posti a Imola e Jerez, ma è chiaro a chiunque, Rea compreso, che il turco potrebbe diventare una brutta “bega” a tempo di record. A Misano potrebbe essere l’occasione di Toprak di ottenere quel successo che il mentore Sofuoğlu, in SBK, si è potuto solo immaginare.
Per diversi giri è il giovane a guidare il campione, che ricuce giro dopo giro parte del gap. Sembra una rimonta implacabile del #1 ma Razgatlıoğlu non ha nulla da perdere, mentre lui rischia di mandare all’aria l’occasione finora più ghiotta di accorciare le distanze da Bautista. Dopo diversi giri di studio, ecco l’attacco alla prima variante, lo stesso con cui Rea aveva vinto la sua prima gara nel 2009 contro Fabrizio; il turco però non ha paura di riprovarci, quasi si stende per cercare di rimanergli addosso al Rio, per poi tentare un ultimo attacco alla Quercia all’ultimo giro.
Stavolta è Rea che prevale, in una delle battaglie più sentite degli ultimi anni. Non perché fosse per giocarsi una vittoria a Misano, o perché il titolo sia ancora in ballo per Rea e questo successo valga di più visto l’errore di Bautista: queste sono motivazioni importanti ma non quanto quella per cui io mi sono più esaltato nel vedere le due ZX10-RR combattere per il successo. Per me è stato come vedere uno scontro generazionale tra il fenomeno di oggi e il possibile campione del domani. L’esperto campione che prevale sull’arrembante talento.
Da oramai due anni si vocifera di come il pupillo di Sofuoğlu possa passare sulla “Verdona” ufficiale, andando probabilmente in cima alla lista dei competitor più ostici dello stesso Rea. Credo che il suo momento arriverà e tra non molto, se davvero la carriera di Johnny, come detto da lui stesso, dovesse finire tra un anno o poco più. L’opera di costruzione attuata da Kawasaki del futuro pilota da sostituire a Rea, quando il fenomeno si ritirerà per dedicarsi a Tatia, Jake e Tyler al 100%, deve essere effettuata con pazienza e metodo, senza mettere fretta a un pilota con le potenzialità di Toprak. Metterlo a fianco di uno come Rea può sì essere un’esperienza per far crescere questo pilota, ma un confronto eccessivamente problematico può essere controproducente sia per Razgatlıoğlu che per lo stesso Johnny. In fondo, Razgatlıoğlu ha già dimostrato di non aver timidezza nel confrontarsi col campione del mondo, e quella staccata al Rio con il posteriore sollevato potrebbe non finire liscia la prossima volta.
Allo stesso modo, Kawasaki ha il compito di fornire il massimo sia a Rea attualmente che a Razgatlıoğlu in futuro, specie adesso che la ZX10-RR sembra esser stata scavalcata anche dalla Yamaha prestazionalmente, oltre che dal nuovo impeto della coppia Ducati-Bautista. La concorrenza sta aumentando (ed era anche ora) e prepararsi anticipatamente per il futuro sul piano piloti è un’ottima mossa, necessaria se si vuole vincere.
Chiudo la bloggata con un piccolo desiderio: rivedere nuove battaglie tra questi due piloti. Ma credo sia un desiderio comune per tutti.
Fonte immagine: Sky Sport
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