Il dramma di Checo. Umanamente spiace, ma anche questa è la F1

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Ottobre 2023 - 16:15
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L’errore di Checo Pérez in curva 1 riassume tutta quella che può essere la drammaticità sportiva della F1

Prima che piloti, i protagonisti della F1 sono uomini come tanti altri, con le loro emozioni, debolezze e i loro punti di forza. La parabola di Checo Pérez, per chi come il sottoscritto cerca sempre di guardare anche il lato umano e non solo il risultato, è di quelle che fanno riflettere per quanto questo sport sia capace di essere crudele o benevolo in determinati momenti della carriera di un pilota.

L’errore alla prima curva, con il quale Pérez si è chiamato fuorigioco da solo all’inizio della sua gara di casa, è una specie di gigantesco boomerang tornato indietro all’altezza della fronte senza la capacità di fermarlo. Ma resta, considerato il momento, l’atmosfera, la pressione del periodo, il risultato dell’unica mossa valida – dal punto di vista di Checo – a riacquistare parte dell’immagine persa sotto i colpi di un compagno di squadra in stato di grazia e di mesi di voci alle spalle, anche non troppo carine.

Un gigantesco “all in” che, purtroppo, non è andato come previsto. Sono quei momenti spartiacque nella carriera di un pilota. Visto il passo avuto da Verstappen è difficile pensare che Pérez avrebbe vinto, ma se la manovra in curva uno fosse riuscita sarebbe stata una delle più belle partenze di questi anni.

Aprendo tecnicamente una parentesi, Checo ha tentato di fare la stessa cosa di Verstappen due anni fa con la differenza che Max, al tempo, frenò molto più lungo di Bottas e Hamilton e, contemporaneamente, girò più largo per assicurarsi di dare spazio alle Mercedes. Qui, l’ingordigia di Checo, ha fatto sì che girasse troppo presto finendo per scontrarsi con Leclerc.

Se penso al lato umano, come dicevo all’inizio, era un tentativo da fare e il fatto di essere davanti al pubblico di casa ha sicuramente agevolato la scelta, soprattutto dopo i primi 300 metri nei quali Checo ha preso la scia (e quanta) di chi era davanti. Il tentativo, insomma, va apprezzato. L’esecuzione, meno.

Non so se da questo weekend Pérez si riprenderà. Le mani nel casco e gli occhi lucidi sono il segno che, se c’era un’occasione da non perdere, era proprio questa. E, tra la rosa di ipotesi di risultato, quella di uscire di scena alla prima curva non doveva essere contemplata.

Umanamente spiace sempre vedere un pilota in difficoltà per un lungo periodo e questo è il caso di Pérez. Non so se, dopo le due vittorie nelle prime quattro gare, si sia autoconvinto o si sia fatto influenzare da chi spingeva per vedere una lotta interna con Verstappen. Ma, da Miami in poi, non è stato più lui.

Come avevo già avuto modo di scrivere, non ho apprezzato e continuo a non apprezzare le ombre che gli sono state messe alle spalle ripetutamente dalle parole di Helmut Marko. Questa è una pratica scorretta soprattutto quando certe sparate diventano pubbliche. Ma Pérez, di suo, ha avuto la colpa di non capire in fretta che non poteva competere con il suo compagno. Se non da Miami, questo doveva essere compreso dopo la Sprint in Austria.

È anche vero, però, che non è sempre facile pretendere da un pilota, soprattutto se guida la macchina migliore, che rinunci ai suoi sogni. Chi arriva in Formula 1 lo fa col desiderio di vincere e questo vale per tutti, Pérez compreso. Se c’è da dargli una colpa è quella di essersi incaponito in qualcosa che non era alla sua portata, autoaffossandosi da solo invece di fare un passo indietro e tornare allo stato mentale di inizio anno. Purtroppo, per un motivo o nell’altro, questo non è successo e, ai risultati negativi, si sono aggiunti gli eventi esterni, tra critiche di Marko e le voci che hanno iniziato a rendere molto caldo il suo sedile.

Non so cosa succederà nelle prossime tre gare, ma le dichiarazioni di fine gara (“Ci ho provato, ma sono orgoglioso di me e della mia squadra” ) lasciano intendere una sorta di rassegnazione, forse definitiva, alle sue ambizioni. Ciò che intendo dire è che non è da escludere nessuna opzione da qui a un mese, compresa quella di un ritiro che libererebbe un sedile ambito ma, probabilmente, già promesso ad un Ricciardo di ritorno (opzione che sconsiglierei, risultato del Messico a parte).

Ma, nel caso, sarà proprio Checo a dirlo.

Immagine: F1

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