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Il CIV ha festeggiato i suoi 110 anni a Vallelunga

di Matteo Gaudieri
Pubblicato il 12 Ottobre 2021 - 10:30
Tempo di lettura: 6 minuti
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Il CIV ha festeggiato i suoi 110 anni a Vallelunga

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Primo decennio del nuovo secolo per il CIV, che a Vallelunga ha incoronato i campioni del 2021

Nel mezzo di un periodo storico sanguinoso come quello della guerra italo-turca, il Bel paese vedeva nell’8 ottobre 1911 una data simbolo per il motociclismo nostrano, ossia la nascita del CIV, il Campionato Italiano Velocità. Sul percorso Milano-Aprica-Milano si consumò il primo Campionato Motociclistico Italiano, che iscrisse Carlo Prusterla e Mario Acerboni nell’albo d’oro come primi vincitori rispettivamente nella 1/2 litro e nel 1/3 litro.

Da quel giorno in poi il CIV incoronò campioni destinati a scrivere la storia del motociclismo continentale e mondiale: dai già citati Prusterla e Acerboni passando per Carlo Ubbiali, Renzo Pasolini, Cirillo “Nello” Pagani, Walter Villa, Giacomo Agostini e Franco Uncini fino ad arrivare a Pierfrancesco Chili, Marcellino Lucchi, Luca Cadalora, Valentino Rossi e tanti altri. A Vallelunga sono stati incoronati i campioni di questa stagione, ossia Michele Pirro (Superbike, ndr), Davide Stirpe (Supersport 600, ndr), Matteo Vannucci (Supersport 300, ndr), Elia Bartolini (Moto3, ndr) e Alberto Ferrandez (PreMoto3, ndr).

Le corse ai tempi delle guerre mondiali

Come già anticipato nell’introduzione, il CIV ha impiantato le proprie radici nel periodo più difficile dell’ultimo secolo, ossia quello a cavallo tra le due guerre mondiali. Infatti, l’attività agonistica si fermò dopo alcune gare del 1911, per poi riprendere nel 1919 a Cremona, spostandosi poi nel 1920 nel Circuito delle Valli del Ticino con il Campionato in prova unica, con Pietro Calvi (350cc, ndr), Biagio Nazzaro (500cc, ndr), Virginio Appiani (750cc, ndr) ed Edoardo Winkler (1000cc/1200cc, ndr) divenuti campioni. Nel 1921 il Campionato Italiano si sviluppò su 12 prove: 4 in salita, 4 in circuito e 4 di gran fondo, con il Raid Nord-Sud designato per assegnare un punteggio maggiorato; Biagio Nazzaro cambiò classe, passando alle 1000cc e vincendo al primo colpo. Nelle altre categorie, in quell’anno, ci furono due nuovi campioni, ossia Oreste Garanzini (350cc, ndr) e Augusto Rava (750cc) mentre Ernesto Vailati, trionfante in 500cc, riuscì a conquistare il suo secondo titolo dopo quello della 1/2 litro del 1913.

L’epoca delle due guerre fu caratterizzata principalmente da due nomi in particolare, due assi delle quattro ruote che, come molti dell’epoca, sviluppavano e modellavano la propria versatilità partendo dalle due ruote. È il 1926 quando Tazio Nuvolari (350cc, ndr) e Achille Varzi (500cc, ndr) incisero i propri nomi nell’albo d’oro del CIV: le due leggende tricolore del motorsport daranno successivamente prova delle loro abilità con le auto, iniziando una rivalità in cui Enzo Ferrari giocò un ruolo importante.

Dai circuiti cittadini agli autodromi, storia della transizione

Rispetto ai giorni nostri dove il circuito cittadino o semi-permanente rappresenta la novità (tranne nelle moto dove gli autodromi persistono, ndr), nel secolo scorso era normalità e formalità sfrecciare tra le mura delle varie abitazioni, in contesti che possiamo solamente ritrovare nelle road races, tra tutte il TT dell’Isola di Man. Gli impianti fissi disponibili in Italia fino al 1953 erano l’Autodromo di Monza e quello di Modena, a cui poi si aggiunse quello di Imola nell’anno citato in precedenza. Nel 1957 il fu ippodromo divenne Autodromo di Vallelunga, oggi sede delle gare conclusive dei vari Campionati. Era l’epoca di Renzo Pasolini, di Enrico Lorenzetti, di Carlo Ubbiali ma, più di tutti, di Giacomo Agostini.

Carlo Ubbiali ai nastri di partenza del GP d’Italia del 1955. Vinse 6 titoli nel CIV (5 in 125cc, 1 in 250cc, ndr) (Foto: Twitter / MotoGP)

“Ago” iniziò a correre nel CIV nel 1964 in 250cc: vinse tutte le gare tranne quella di Vallelunga, dove si ritirò a causa di una scivolata. Fu il primo di ben 16 titoli italiani, rendendolo il più vincente a livello nazionale. I successi ottenuti in madre patria hanno lanciato nella stratosfera la carriera di Agostini, fino a farlo diventare anche il più vincente della storia del Motomondiale con ben 15 titoli, per l’incredibile somma di 31 campionati tra i successi in ambito nazionale e internazionale.

Negli anni 70 gli autodromi presero sempre più piede: nel 1973 il campionato si corse a Misano (due volte, ndr), a Modena, a Vallelunga e a Imola, mentre sullo sfondo stava nascendo un altro impianto iconico, ossia l’Autodromo del Mugello. Col passare del tempo, le gare su circuiti permamenti si imposero, mentre cambiarono le formule di gara; negli anni 80 ci fu l’introduzione della classe Superbike e della Sport Production. Nell’ultimo ventennio del millennio vinsero piloti come Fausto Gresini, Luca Cadalora, Fabrizio Pirovano, Pierfrancesco Chili, Marco Melandri, Manuel Poggiali e, tra tutti, Valentino Rossi.

Giacomo Agostini, detentore di 15 titoli italiani, è il pilota più vincente della storia del CIV (Foto: Twitter / PI Circuit)

Dal 2000 al 2021, il nuovo corso del CIV

La Commissione Tecnico Sportiva FMI aveva capito che il Campionato Italiano Velocità necessitava di un rilancio. Tra le varie proposte, è stata selezionata quella rappresentata da una società riminese composta da Giuseppe Morri e Alberto Fantini. Alle classi 125cc, 250cc, Supersport e Superbike si aggiunse la Superstock 1000, che incoronò Fabio Capriotti come primo campione italiano della serie nel 2000. Ivan Goi è stato l’ultimo pilota a incidere il proprio nome nell’albo d’oro della STK1000, prima dell’esclusione della categoria dall’elenco a partire dal 2013.

Successivamente, la gestione del CIV è finita in mano alla FMI, in un progetto di rinnovamento ancora in atto. Nel primo decennio del nuovo millennio si sono affermati Alessandro Polita, Lucio Pedercini, Luca Scassa, i sempreverdi Massimo Roccoli e Michele Pirro, Lorenzo Savadori, Lorenzo Lanzi, Fabrizio Lai e Mauro Sanchini. Dal 2010 in poi si susseguirono diverse categorie, quali la Superstock 600 e la Moto2 (successivamente escluse, ndr), fino ad arrivare all’introduzione della Moto3 avvenuta nel 2012, della PreMoto3 del 2014 e della Supersport 300 del 2017.

Lorenzo Savadori, GP di Francia 2021. È stato promosso in MotoGP dopo aver vinto il campionato italiano Superbike nel 2020 (Foto: Facebook / Savadori Lorenzo 32 OfficialPage)

Oltre a Roccoli, Pirro e Savadori, tanti altri piloti hanno impresso il loro nome nella memoria del CIV, specialmente i più giovani seppur non tutti campioni. Tra i protagonisti attuali del Motomondiale e delle derivate di serie spiccano Danilo Petrucci, Kevin Manfredi, Marco Bezzecchi, Fabio Di Giannantonio, Lorenzo Dalla Porta, Niccolò Antonelli, Kevin Zannoni, Federico Caricasulo, Luca Bernardi e Andrea Antonelli, mentre Matteo Baiocco, Nicholas Spinelli, Lorenzo Gabellini, Manuel Bastianelli, Thomas Brianti e Davide Stirpe sono alcuni dei nuovi campioni italiani.

Danilo Petrucci, impegnato nel GP delle Americhe 2021. Nel 2011 si è laureato campione italiano Superstock 1000 (Foto: Media KTM)

“Ad maiora semper”

Nell’ultimo periodo, purtroppo, nella classe Superbike del Campionato stiamo assistendo a una griglia di partenza sempre più spoglia e povera, ricordando come in Gara 2 a Vallelunga nel 2020 hanno corso solamente dieci piloti. La novità tecnica portata dalla centralina unica MoTec, unita al cambio di marchio da parte di DMR Racing (da BMW a Honda, ndr) e dal ritorno di Scuderia Improve, ha reso più spettacolari le gare nonostante il dominio incontrastato di Michele Pirro. La speranza, dunque, risiede nella possibilità di tornare a vedere il Campionato Italiano Velocità al suo massimo, con l’obiettivo di tornare a rivestire i panni dell’eccellenza nostrana oltre al compito già ottimamente svolto di lanciare giovani talenti.

Immagine di copertina: Facebook / Autodromo Vallelunga

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