Il bluff della Arrows durante l’inverno del 1985

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
25 Luglio 2022 - 11:45
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Gli inverni della F1, soprattutto quella “libera” con i test illimitati e le monoposto sempre in pista, hanno raccontato storie di squadre che per cercare sponsorizzazioni e soldi per andare avanti si sono trasformate per qualche settimana da brutti anatroccoli in cigni.

Una di queste storie è quella della Arrows durante l’inverno del 1985, quando la A8 motorizzata BMW e progettata da Dave Wass stupì tutti dopo un 1984 disastroso con soltanto tre punti all’attivo. Le sessioni di test in cui la A8 dimostrò una competitività eccezionale si svolsero a Jacarepaguà e in particolar modo a Imola dove qualche settimana dopo, durante il Gran Premio di San Marino, Thierry Boutsen salì sul podio in una delle gare per eccellenza della “Formula consumo”.

In Brasile il belga fu velocissimo, grazie alle nuove coperture Goodyear ma soprattutto al “prestito” del quattro cilindri BMW ufficiale direttamente dalla Brabham di Nelson Piquet. Ovviamente per i tedeschi la priorità era focalizzata sul fornire al due volte campione del mondo il miglior materiale possibile, mentre per la Arrows, passata nel frattempo da Ford alla stessa BMW, i motori del 1985 non avrebbero avuto lo stesso trattamento riservato alla Brabham.

A Imola arrivò però il vero “colpo di coda” della Arrows. In due giorni di test Boutsen ruppe due motori, provò costantemente il tempo da qualifica ma soprattutto diede la sensazione di come il team fosse realmente alla ricerca di visibilità per trovare una sponsorizzazione in grado di supportare l’intera stagione. Indubbiamente il team diretto da Jackie Oliver aveva fatto grandi passi da gigante rispetto a 12 mesi prima, ma non tali da giustificare prestazioni da top team. De’ Longhi, già in trattativa con la Ligier, era il vero obiettivo della squadra inglese anche per confermare l’arrivo in squadra di Gerhard Berger, pilota BMW, in arrivo dalla ATS che aveva chiuso i battenti.

A riprova di quanto la A8 venne messa alla frusta ci furono due indizi piuttosto eloquenti: il secondo motore rotto venne trovato con il basamento bucato da parte a parte, cosa piuttosto inusuale per le F1 dell’epoca, e le velocità massime di Boutsen vennero rilevate alla pari di quelle di Piquet, che rispetto al pilota belga e alla trasferta di Rio disponeva del motore BMW più potente e prestazionale. Inoltre ogni team, durante le prove private, aveva le postazioni di rilevamento del tempo non posizionate nello stesso punto e quindi le rilevazioni potevano essere soggette a una precisione non eccezionale. La trattativa con la De’ Longhi venne portata a termine a la Arrows riuscì, anche grazie a test trasformati in vere e proprie qualifiche, a disputare un 1985 piuttosto positivo.

Immagine: Wikimedia Commons

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