Honda, i Márquez e una scelta poco chiara

di Alyoska Costantino
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Pubblicato il 13 Luglio 2020 - 20:30
Tempo di lettura: 6 minuti
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Honda, i Márquez e una scelta poco chiara

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Negli ultimi anni mi sono accorto di come seguire il mercato piloti del Motomondiale e della MotoGP in particolare stia diventando un lavoro per cui sarebbe necessario avere le doti del Divino Otelma, o alternativamente il mi(s)tico pendolino di Maurizio Mosca. Cercare di capire i tanti movimenti di mercato di uno dei campionati più affollati in termini di talento e di astri nascenti in arrivo potrebbe diventare materia di studio universitario in futuro, per la complessità. Qualcosa che tutti, bene o male, tengono particolarmente d’occhio, forse per il voler sapere in anticipo chi metterà le mani su questa o quella moto, chi sarà il compagno di un certo pilota affermato e chi invece l’alfiere di un team meno importante.

Una cosa che invece a nessuno piace è “non capire le cose”: quando una persona ci spiega una mansione da fare, un ragionamento, a volte anche una verità scomoda, e il nostro cervello non riesce a comprendere ciò che ci viene comunicato, perché troppo lontano dalla nostra logica o dalle nostre conoscenze. E’ più o meno quello che mi sta succedendo col mercato piloti in vista del 2021 della classe regina.

Partendo dal fatto che un mercato piloti dell’anno venturo iniziato (e praticamente concluso) quando la stagione attuale non è nemmeno iniziata per cause di forza maggiore sia già piuttosto ridicolo, ma lo è ancor di più quando alcune di queste decisioni sono state prese sulla base del nulla più assoluto, senza aver potuto osservare le gesta dei piloti nuovi, dei rookie, in pista, che è il vero arbitro di contesa. Tante motivazioni possono spingere all’assunzione di un pilota e, per quanto le prestazioni dovrebbero sempre essere la prima ragione per optare per un giovane talento anziché per un altro, nel duro mondo delle corse sappiamo perfettamente che non è così. Soldi, sponsor, contatti, raccomandazioni, persino il cognome, tutti elementi che possibilmente possono spostare l’ago della bilancia.

Alcune delle scelte fatte in questi primi sei mesi dell’anno le posso anche comprendere, nonostante tutto: la conferma di Maverick Viñales e la promozione di Fabio Quartararo erano scelte praticamente obbligate per Yamaha, così come accetto che Ducati si sia liberata di Petrucci, dopo un 2019 buono per la prima metà e disastroso nella seconda; la Casa di Borgo Panigale si è anche accaparrata Jorge Martín, il giovane della Moto2 attualmente più interessante, un’altra scelta giusta. Ciò che però mi ha lasciato shockato è la decisione presa da Honda Repsol HRC, sicura praticamente da mesi ma confermata solo questa mattina: quella di scegliere Pol Espargaró per i prossimi due anni e di spostare Álex Márquez, fratello del fenomeno Marc, nel team LCR.

Perché questa scelta mi sconvolge? Non è tanto la scelta in sé di sostituire Álex che non comprendo, quanto le tempistiche con cui questa è stata fatta. In totale il #73 ha disputato dieci giornate in sella alla Honda RC213V, tutte di test poiché, come ben sappiamo, di gare non se ne sono viste causa Coronavirus. Com’è possibile che una squadra ufficiale del calibro di Honda decida di attuare una scelta così importante senza che a questo pilota venga data la possibilità di quantomeno dimostrare le proprie capacità, essendo un rookie? O, ancora meglio, con che morale può presentarsi, il suddetto pilota, all’avvio del campionato sapendo che la moto che ha sotto il sedere non sarà più sua, ancor prima di averci percorso solo un giro di Gran Premio?

La cosa rischia di aggravarsi ulteriormente se si considera come il Márquez più giovane sia arrivato alla corte HRC: ne avevo già parlato tempo fa, il sospetto di come la scelta di puntare su Álex Márquez non sia stata propriamente della Honda ma quantomeno “suggerita” da Marc è bello alto. La notizia odierna non fa altro che confermare tutto ciò, con Álex usato quasi come specchietto delle allodole per spingere il fratello maggiore a proseguire con il sodalizio Honda (per la bellezza di quattro anni, come poi abbiamo scoperto). E’ come se il team Repsol, Puig e tutte le figure di spicco della Casa dell’Ala Dorata ci stiano urlando in faccia che Álex è il raccomandato da Marc.

Tempo fa lessi che la scelta di spostare l’attuale campione della Moto2 dal team Repsol a quello di Lucio Cecchinello è stata dettata dalla volontà di Crutchlow di rimanere dov’è per un ultimo anno, visto che nel 2021 lascerà il team italiano per unirsi all’Aprilia, secondo i rumor. Se pensate che questa teoria giustifichi tutto questo intreccio di scelte, vi fermo subito: anche fosse vera l’esistenza di un accordo precedente, non penso che a Márquez (Álex, ma anche Marc potenzialmente) faccia piacere non avere nemmeno la più piccola chance di meritarsi la sella factory in pista, poiché tornare in LCR rimane comunque una retrocessione. Tra l’altro, prima dell’improvviso ritiro di Jorge Lorenzo, Álex aveva già firmato per continuare in Moto2, perciò non c’era nemmeno questa fretta pazzesca per il suo passaggio alla Honda, per ficcarlo poi in questa brutta situazione. L’accordo firmato dallo spagnolo è direttamente con la casa madre per avere un trattamento ufficiale, ma se devo essere onesto ho sempre dubitato di questi teorici trattamenti da piloti factory quando si è in team esterni.

Tra l’altro, tutto questo è stato fatto per Pol Espargaró. Non me ne voglia “Polyccio”, ma il suo andamento nella MotoGP, sin dal suo debutto, è stato tutt’altro che esaltante: tre anni dimenticabilissimi con Tech3 in una battaglia tra poveri con Smith, il passaggio in KTM con qualche bello sprazzo di prestazione e la promessa di vedere i progressi della RC16S quest’anno, nulla di più. Penso non sia esagerato dire che, tra i talenti arrivanti dalla Moto2, Pol sia stato forse il più deludente in rapporto alle aspettative, specie se consideriamo che nel 2012 era persino in grado di lottare col suo futuro compagno di squadra. Insomma, salti mortali fatti in questo mercato piloti per prendere un pilota nella media, tutto sommato.

Comunque, non invidio la posizione di Álex. Poter realizzare il proprio sogno di debuttare in MotoGP, farlo addirittura su una Honda ufficiale, ma sapendo che tra pochi mesi quella moto ti verrà portata via e soprattutto che all’inizio della stagione sentirai un turbine di critiche nei tuoi confronti, sul come non meriteresti nemmeno in partenza quel mezzo; mezzo con cui ha persino fallito Jorge Lorenzo, uno che di manico ne aveva, giusto per far capire le difficoltà della RC213V. E, come ciliegina sulla torta, il confronto più ostico ce l’hai nel tuo box, col campione del mondo, che poi è anche tuo fratello.

Più che un sogno, pare quasi un incubo in certi aspetti.

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