Lewis Hamilton dice la sua sul Qatar dimenticando, però, gli eventi di un anno fa in Azerbaijan
Non è passato inosservato, ovviamente, quanto successo in Qatar con oltre la metà del piloti che, durante o a fine gara, si sono sentiti poco bene a causa dell’altissima percentuale di umidità (quasi 80%) di Lusail con temperature oltre i 30°.
La questione è stata posta a Lewis Hamilton, il quale ha detto la sua a Sky UK toccando diversi punti: il sunto del discorso può essere questo:
– Non ho corso in Qatar, ma in Malesia c’era ancora più caldo e si perdevano quattro o cinque chili nel corso della gara.
– Questo è uno sport estremo e siamo pagati tanto per farlo.
– Quando mi è capitato di non sentirmi bene alla fine di una gara, mi sono allenato più duramente.
Leggendo così certe dichiarazioni sembra quindi che per Lewis la questione Lusail sia quasi più attribuibile ad un poco allenamento generalizzato che ad altro. Aggiungo un altro punto: questa generazione di piloti non è abituata a correre al 100% tutta la distanza di gara come si faceva, ad esempio, al tempo dei rifornimenti. Con i giri massimi bloccati sulle gomme per sicurezza in Qatar, tutti sono stati costretti a spingere di più e stancarsi di più. Un’eccezione nell’eccezione.
Ma non è neanche questo il punto del mio discorso. Poco più di un anno fa, a Baku, proprio Hamilton scendeva dalla sua Mercedes tenendosi la schiena a fine gara e, da quel singolo evento di natura eccezionale, diciamo così, con coinvolto un nome importante, è partita una trafila che ha portato ad una Direttiva Tecnica ampliata a dieci team.
Lo stesso Hamilton, dopo l’Azerbaijan, parlava della sicurezza come della cosa più importante, della salute come priorità, del fatto che la FIA non dovesse prendere la situazione alla leggera. Il tutto per un evento relativo ad un pilota su venti.
In Qatar oltre metà griglia ha avuto problemi, di cui alcuni gravi. Se può essere vera la similitudine tra le temperature con la Malesia va anche ricordato che, da quando a Sepang non si corre più (2017) le macchine attuali pensano 70 kg in più e i piloti, infilati in abitacolo, ricevono meno aria di prima per la presenza dell’Halo dal 2018.
Ma, al di là delle congetture tecniche, quello che colpisce è l’inopportunità di certe dichiarazioni oltre alla memoria corta di un sette volte campione del mondo. La Direttiva Tecnica TD039, promossa come metodo a favore della sicurezza, è stata introdotta di fatto per un problema, quello del porpoising, rilevato in modo grave da una monoposto su dieci, che sarebbe bastato alzare da terra; e sempre ricordando che, nella stessa gara di Baku, George Russell (più alto e più compresso in monoposto) non aveva avuto gli stessi problemi di Hamilton.
Per questo, per quanto in linea generale le dichiarazioni di Hamilton possano essere prese come spunto per una riflessione, il fatto che provengano da chi l’anno scorso si era comportato in modo diametralmente opposto non risultano credibili più di tanto. Cosa avrebbe detto se qualcuno, l’anno scorso, gli avesse suggerito di allenarsi di più?
Immagine: Media Mercedes
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