Hamilton e Rosberg: per colpa di chi?

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
4 Luglio 2016 - 09:00
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Hamilton contro Rosberg, Nico contro Lewis.

Piatto forte del Red Bull Ring è l’ennesima toccata tra i due uomini Mercedes. Ormai abbiamo capito, al di là delle dichiarazioni di facciata, che questi due non si possono guardare più nemmeno in fotografia: consolidato questo concetto, prepariamoci ad altri scontri da qui alla fine dell’anno. Mercedes non riesce a tenere a bada né uno né l’altro, e non mi aspetto niente di diverso da qui in avanti. La scelta di non definire una prima e una seconda guida e di lasciare ai piloti libertà di agire, unita al non voler congelare le posizioni in situazioni di palese rischio, ha portato e porterà ancora ad avvenimenti come quello visto in Austria. Il rispetto è saltato, le gerarchie idem, ed è inutile che Wolff invochi il rispetto per il team e per chi lavora al servizio dei piloti. In questo momento, la priorità di ognuno è quella di giungere davanti all’altro, ad ogni costo.

Mi ha stancato, comunque, la totale discriminazione nei confronti di Rosberg. Pur volendo non considerare i problemi palesi di cui Nico ha sofferto nel finale, tra freni e gomme, il suo tentativo di difendere la posizione allungando la frenata è stato sì furbo, ma non è niente di più e niente di meno rispetto a quanto lo stesso Hamilton ha fatto nei suoi confronti in più di un’occasione (le ultime tre Suzuka e Austin 2015 e Canada quest’anno), senza però che si siano sollevate polemiche di sorta o siano state aperte investigazioni sull’inglese. Se vogliamo essere coerenti, dobbiamo giudicare tutti gli episodi allo stesso modo, altrimenti possiamo rintanarci nel tifo senza problemi e tanti saluti. Non è tollerabile sentir dire o leggere, come mi è capitato in questi mesi, che le difese di Hamilton sono quelle del grande campione e quelle di Rosberg degne di uno scorretto, scarso paraculato che vince solo per fortuna. O almeno, per me semplicemente non esiste. Così come non sopporto le lamentele del campione in carica alla minima virgola che non procede secondo suo volere. Anche questa volta, ha criticato la scelta del team di montare le gomme soft nella parte finale di gara, scelta che poi si è rivelata totalmente azzeccata. Cosa sarebbe successo a parti invertite? Possiamo già immaginarlo: depressione, tesi complottistiche e via dicendo.

E’ un peccato che la gara di Rosberg sia finita così: perché, ad onor del vero, fino a curva 2 dell’ultimo giro Nico ha fatto qualcosa di mai visto prima, ovvero ha dato un’autentica lezione al suo compagno prima del fattaccio. Partito sesto per una penalizzazione non di sua competenza, penalizzato da una Safety Car che gli ha annullato 4 secondi di vantaggio, con la macchina danneggiata dai detriti dello scoppio della gomma di Vettel, ha condotto una gara perfetta fino all’inizio dell’ultimo giro. Non male, per uno definito dal 2013 inferiore a prescindere. Fosse terminata con la sua vittoria, in queste ore tutti tesserebbero le lodi del tedesco e raccoglierebbero i cocci dell’inglese. Un episodio, spesso, cambia tutte le prospettive.

In tutto questo la sentenza tragica, per gli altri, è che questi due potranno scornarsi ancora altre quattro o cinque volte nelle restanti gare senza pregiudicarsi la minima possibilità di vittoria del titolo. La Mercedes è due gradini sopra tutti, e chi lo nega a questo punto non può che essere in malafede.

 

 

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Un Commento su “Hamilton e Rosberg: per colpa di chi?”
Giangiacomo Aru dice:

Verissimo, tutto. Purtroppo anche l’ultimo capoverso.

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