Halo ci fa schifo solo perché lo vediamo

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 31 Gennaio 2018 - 11:30
Tempo di lettura: 4 minuti
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Halo ci fa schifo solo perché lo vediamo

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Ieri è stato il turno della Formula E, che ha presentato la sua nuova vettura per la prossima stagione dotata di Halo. Ma abbiamo già visto le prime foto di qualche telaio di F2 e ci apprestiamo a vedere da metà febbraio le prime F1. 

La polemica su Halo comunque non si ferma. Anzi, con le prime immagini monta la rabbia per un dispositivo che “snatura” la tradizione della Formula 1. Bene, benissimo.

Halo fa schifo: su questo non ci piove. È brutto, antiestetico, non si amalgama per niente con l’estetica di una Formula 1 oltre al fatto che la sua utilità totale mi lascia con qualche dubbio, sia per la sua efficacia che per il disturbo materiale ad un pilota che deve salire o scendere dalla vettura. Ma non è questo il punto del discorso.

Halo è un dispositivo sì migliorabile, esteticamente e praticamente, ma è un dispositivo di sicurezza. E la sicurezza, da ormai quasi 24 anni, è un punto cardine della Formula 1 e della FIA. Ora: se mi chiedeste di gettare dalla torre Halo o le tre Power Unit a stagione, non avrei dubbi sulle PU. Se mi chiedeste chi gettare tra Halo e il DRS, direi il secondo senza batter ciglio. Se mi chiedeste di scegliere chi salvare tra Halo e i limiti al consumo di benzina, terrei sicuramente il primo. 

Perché? Semplicemente perché Halo non è la cosa peggiore solo perché si vede ad occhi nudi. Non è il male solo perché ci disturba esteticamente. Non snatura la Formula 1 più di una PU che deve resistere sette gare. Anzi, incide molto meno in quella che è la tradizione dello Sport, perché la sicurezza come detto è un elemento al quale è stato dato risalto dal 1° maggio 1994.

Ed ora mi direte che il motorsport è pericoloso di natura e un infradito gigante appoggiata sulle macchine non serviva. Eppure Jackie Stewart (non io, un tre volte campione del mondo) dice “se quelli che criticano Halo fossero andati ai funerali ai quali ho assistito io, la penserebbero diversamente”. Eppure se ad oggi le monoposto fossero ancora quelle del 1994, forse avremmo nella memoria qualche altro pilota oltre al povero Jules, a Wilson (guardando altrove), al figlio di Surtees. Quanti incidenti gravi ci sono stati dopo Imola? Silverstone ’99: Michael si sarebbe rotto “solo” una gamba? La Prost di Burti avrebbe retto così, nel 2001, ai due incidenti di Hockenheim e Spa? McNish avrebbe lasciato la Toyota solo mezzo rincoglionito dopo averla devastata alla 130R a Suzuka? Alonso, ad Interlagos nel 2003, sarebbe sceso dalla Renault sulle sue gambe? Ed ancora, quanti ne abbiamo? La double di Ralf ad Indianapolis con Williams e Toyota? Oppure vogliamo parlare di Kubica a Montréal nel 2007? Webber a Valencia con il volo in aria su Kovalainen? O, per tornare a tempi recenti, Alonso a Melbourne? Tutti questi piloti, oggi, sarebbero gli stessi se non avessero beneficiato degli enormi progressi in fatto di sicurezza introdotti dalla Federazione? Diremmo lo stesso se anche solo due di questi non fossero più tra noi? Non lo so.

Però credo che quando si parla di Halo non dovremmo soffermarci solo sull’estetica ma su quello che sta alle spalle, ovvero il voler migliorare la sicurezza nell’unica area ancora deficitaria. Sul fatto che sia ancora una soluzione evidentemente sviluppabile siamo tutti d’accordo, sul fatto che possa creare involontariamente altri problemi anche, sul fatto che possa in futuro essere sostituito da un aeroscreen tecnicamente “sostenibile” pure. Ma è inutile lamentarci del fatto che si snatura la Formula 1 per l’Halo per poi piangere Bianchi a tre anni di distanza, sebbene Halo sarebbe servito a poco anche in quel caso, purtroppo. Soprattutto, è assurdo lamentarsi di un dispositivo di sicurezza e indicarlo come minaccia per la tradizione quando da quindici anni la tradizione della Formula 1 viene violentata da Parco Chiuso, DRS e Power Unit da endurance e le critiche non sono le stesse semplicemente perché tutto questo non si vede materialmente. I risultati negativi, però, ci sono tutti. Gare impossibili da correre col bagnato, sorpassi finti, piloti che devono fare i tassisti. 

È più snaturante qualcosa che si vede e può salvare una vita o stratagemmi che trasformano una categoria nell’ombra di se stessa ma che accettiamo solo perché invisibili? Non so voi, ma io dubbi non ne ho.

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