Haas-solutamente meraviglioso

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
20 Marzo 2022 - 09:30
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In questa immagine ci sono le tre settimane tra le più travagliate che un team di Formula 1 abbia attraversato nella storia recente.

Aprire la griglia provvisoria del GP del Bahrain e leggere in settima posizione Kevin Magnussen con la Haas sembra un falso oppure un errore, una pubblicazione di qualche anno fa. Eppure è tutto vero e, soprattutto, è tutto bellissimo.

Certo, oggi è un altro giorno e si parla solo di qualifiche. Magari tra sei mesi le VF-22 faranno nuovamente fatica ad accedere in Q2. Ma ora, oggi, il presente ci racconta una bella storia per un team che ha dovuto far fronte ad una frana dietro l’altra nel periodo più importante della stagione, quello dei test e della prima gara.

Sfido chiunque ad immaginare un risultato del genere. Nessuno avrebbe previsto una Haas in Q3 dopo tutto quello che è successo. Dapprima il dramma di una guerra assurda, che va ad intaccare inevitabilmente gli interessi di un team americano supportato da fondi russi. In una sera la livrea di tutta la Haas, dalla monoposto ai tir, si spoglia di sponsor: si pulisce tornando bianca, candida, quasi come per scrollarsi di dosso una sorta di vergogna. In pochi giorni crolla tutto. Chiuso il contratto con Uralkali e via Mazepin, che la prende poco bene così come la stessa compagnia, subito pronta a chiedere rimborsi che chissà se mai ci saranno. E poi il tempo che scarseggia, altri test da preparare con un terzo pilota, Pietro Fittipaldi, che non può essere definitivo.

In Bahrain, però, il materiale arriva in ritardo. Perché non basta un problema, ce ne vogliono due. E via di turni massacranti degli uomini Haas per montare il tutto in tempo per perdere solo quattro ore del primo giorno di test a Sakhir, con Fittipaldi al volante mentre il nome del futuro compagno di Mick Schumacher torna dal passato. Kevin Magnussen molla tutto: la carriera negli States e con Peugeot nell’endurance svaniscono nel tempo di una chiamata, quella del richiamo della F1. Senza sapere come andrà, senza immaginare cosa può succedere, Kevin si fionda per tornare lì dove aveva finito nel 2020. Sembra una follia: “Cosa torni a fare per finire ultimo?”.

E poi ci sono le qualifiche di ieri. Nelle quali, oltre ad una Mercedes che fatica, ti ritrovi un Bottas che in Q3 ci arriva ancora, ma con l’Alfa Romeo; e ci trovi incredibilmente lei, la Haas, col cavallo di ritorno, Kevin. Settima posizione, quarta fila. Dietro di lui Alonso, Russell, Gasly. Nomi tosti. Chilometri percorsi nei test: poco più di 500. Un quarto di Sainz, Russell, Gasly e Hamilton. La metà di Mick, che va fuori in Q2 con un errore che, chissà, potrebbe aver tolto la possibilità di una incredibile doppietta.

Per quanto ci sia spesso da ridire sulla Formula 1 attuale, su come viene gestita, interpretata, spremuta come una gallina dalle uova d’oro, è anche per piccole storie come questa che si continua a seguirla ed apprezzarla. Ovviamente non possiamo prevedere il futuro e dire con certezza, dopo una sola qualifica, che la Haas sarà sempre in queste posizioni.

Però sono sicuro che la risposta a quella domanda, “Cosa torni a fare per finire ultimo?”, sarebbe una soltanto: “Per giornate così”. Come dargli torto.

Immagine: Media Haas

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