Gresini: vergogna, sgomento e fastidio

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
23 Febbraio 2021 - 09:50
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La tremenda fake news su Fausto Gresini richiede scuse ed una profonda riflessione

Prima di tutto è necessario (oltre che fondamentale), in quanto fondatore di questo sito, che io sia il primo a scusarmi con tutti i lettori e con la famiglia Gresini per quello che è successo ieri sera, assumendomi la totale responsabilità per la pubblicazione di una notizia rivelatasi tremendamente e vergognosamente falsa.

Da quanto P300.it è nato abbiamo sempre cercato, in tutti i modi, di pubblicare notizie vere, attendendo ed arrivando anche più tardi per essere sicuri di quello che riportavamo, nonostante non avessimo la possibilità di contattare fonti di prima mano. Ci siamo sempre riusciti: fino a ieri sera. Sapevo che prima o poi sarebbe capitato, perché tutti possiamo sbagliare, ma mai avrei voluto che succedesse per una questione così delicata, la peggiore casistica in assoluto.

Provo imbarazzo e parecchia vergogna per aver pubblicato la notizia della scomparsa di Fausto Gresini senza attendere quei cinque, dieci minuti in più che ti separano tra l’essere un coglione ed un eroe, magari con un articolo che era ormai pronto e non è stato postato per un nulla, salvandosi la faccia. Il tweet del Team Gresini che annunciava con sconcerto la falsità della notizia è stato pubblicato otto minuti dopo il nostro articolo, cinquanta dopo la bomba esplosa sui social. Un tempo enorme al tempo di Internet.

Mentre rileggevo quel poco che avevo scritto di getto, senza coccodrilli pronti da settimane, avevo Guido Meda “di fianco” quasi in lacrime in diretta su Sky; sui social, team ufficiali e piloti a decine – e da decine di minuti – scrivevano con sgomento, pubblicando foto e ricordi. L’articolo che ha dato il là a tutto a livello globale, quello della Gazzetta, era pubblicato con ora 22.33. Il nostro è uscito alle 23.15. Non vuole essere una giustificazione, più una contestualizzazione: ero quasi convinto di aver atteso anche troppo, dando per certo che le reazioni di nomi importanti fossero figlie di una comprovata certezza.

La deontologia giornalistica impone la veridicità delle notizie e la verifica delle fonti. Diamo per scontato che i media più importanti siano allo stesso tempo anche delle fonti, ma spesso confondiamo le cose e ieri sera ci sono cascato come un pollo anche io, nonostante abbia aspettato una canonica mezz’ora, nonostante le reazioni lasciassero pensare che fosse tutto, purtroppo, vero in attesa di un comunicato tardivo per evidenti motivi da parte del team o della famiglia Gresini.

Anche la sequenza del quadro clinico ha favorito il mio credere che fosse tutto vero. Purtroppo, recentemente, abbiamo perso un conoscente: ha lottato per settimane, tra miglioramenti e peggioramenti repentini simili a quelli raccontati nei bollettini medici di Gresini, che abbiamo seguito (e seguiremo) con la speranza di avere notizie diverse, positive, risolutive.

Questo sito sta per diventare una testata giornalistica e, nel momento in cui lo sarà, errori di questo tipo saranno ancora più imperdonabili. Perché, per portare avanti questo progetto, abbiamo scelto la via della serietà tralasciando tutta una serie di argomenti che non consideriamo utili e non hanno nulla a che vedere, secondo noi, con il fare informazione. Forse è un bene che il primo grave errore di questa gestione arrivi dopo otto anni e mezzo e, contemporaneamente, prima di un passo importante per noi. Detto questo, è evidente che d’ora in poi farò e faremo ancora più attenzione, fidandoci ancora di meno. Se questo significherà arrivare ancora più tardi di dieci minuti pazienza: meglio essere sicuri che sbagliare clamorosamente.

Al di là dell’errore macroscopico va da sé che ci sia bisogno di una profonda riflessione sul modo di fare informazione, da parte di tutti. Non mi interessa fare la morale in una serata in cui io stesso ho contribuito, anche se per poco, alla diffusione di una palla allucinante. Però ci sono argomenti e argomenti su cui si può “giocare” allo scoop. Una notizia di mercato, un’indiscrezione tecnica, una vittoria sottratta o meno. Cose futili. Lanciare la notizia di una persona morta, quando sta ancora lottando e soffrendo da due mesi, quando si hanno i numeri di telefono pronti per avere una conferma o una smentita è oggettivamente grave. Solo chi aveva i contatti diretti poteva ricevere una risposta immediata: se proprio chi ne aveva la possibilità non si è fatto uno scrupolo in più significa che c’è un problema.

Questo, ovviamente, non solleva dalle responsabilità coloro che hanno ripreso in buona fede la notizia, sottoscritto compreso. È per questo che, dopo averlo fatto rapidamente sui social, è giusto che anche su queste pagine ci sia un mea culpa ufficiale da parte mia, con la promessa di fare il possibile affinché neanche tra altri 14.500 articoli si possa ripetere un passo falso simile.

Mi alzo con una pesante sensazione di fastidio per un errore evitabile. Sono il primo critico di me stesso e farò tesoro di questa vicenda. Intanto, Forza Fausto. In tutto questo macello, l’unica nota positiva è poterlo dire ancora.

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