Grazie Max, viva Daniel

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di Samuele Prosino
18 Aprile 2018 - 14:00
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Probabilmente i tifosi ferraristi non apprezzeranno ciò che stanno per leggere. Perché sto scrivendo “grazie, Verstappen, per quello che stai facendo in Formula 1”.

Non si può negare che quello che sta facendo in pista a volte sia esageratamente fuori dalle righe. E non si può negare che nonostante sia un esperto pilota nel campionato, non ha ancora la maturità per saper valutare in modo adeguato certe situazioni. Impossibile essere dalla sua parte dopo lo scontro con Vettel al Gran Premio di Cina, e infatti anche lui lo sa.

Tuttavia, dico: per fortuna che prova qualcosa, che tenta, che si infervora! Per troppo tempo abbiamo atteso piloti che tentassero, in Formula 1, qualcosa di diverso. Non è la stessa follia che vedevano, ai tempi, in Gilles Villeneuve? Non è la stessa spettacolarità che proponeva Nigel Mansell? Di macchine ne han schiantate molte anche loro. Max Verstappen è uno di quelli che o la va o la spacca. Se la spacca, allora sono titoloni. Se invece la va, sono applausi e inchini. E a provare spesso, si sbaglia molto: è semplicemente statistica.

Arroganza, aggressività, avventatezza: questo è davvero mostrare personalità in pista. Che sia giusto o sbagliato, lo lascio dire ai piloti stessi. Ma come spettatore, Verstappen nella “finestra” del DRS o a un centimetro dall’auto che sta seguendo fa emozionare. E fa emozionare tutti, nel bene o nel male.

Dopo il GP di Cina, però, c’è un altro grande personaggio della F1 odierna che bisogna ringraziare: Danny Ric. L’australiano dai denti che fanno provincia è un toccasana. A differenza di Max, i suoi sorpassi sono a Shanghai sono tutti riusciti. E che sorpassi!

Dire che vederlo così è un’abitudine è bellissimo: significa che quando c’è da dare uno sfizio agli appassionati, lui è lì – prontissimo a sfruttare l’occasione. Sempre. Non fa molti calcoli, se arriva a pochi metri dall’avversario lui ci prova subito e con cattiveria ‘agonistica’.

La cosa di cui spesso si lamenta il grande capo su questo sito, Alessandro Secchi, è la mancanza di sorpassi “veri”, cioè quelli non facilitati dal DRS o da situazioni di comodo. In Cina Ricciardo ha dimostrato di essere sul pezzo, come in altre occasioni, anche se va detto che ogni sorpasso è propiziato da una differenza in qualche contesto, che siano gomme, differenti setup, diverse strategie. Quello che fa davvero piacere di Ricciardo è che potrebbe tranquillamente tentare i sorpassi nei posti più “normali”, come accade solitamente ai piloti Ferrari e Mercedes. Lui invece vuole divertire sé stesso, e pure noi ci accodiamo alle sue risate incontenibili.

Un’altra cosa interessante da dire è che i due piloti della scuderia più evoluta in termini di marketing sono anche quelli che tentano i sorpassi più arditi. Forse è un caso, ma mi piace pensare che non lo sia.

Uno dei temi sui quali la Formula 1 dovrà lavorare, in futuro, è come incentivare i piloti a non risparmiare le vetture (questo dovrebbe essere lasciato alla nobilissima arte dell’endurance) e a lottare per ogni singola posizione. In passato ci sono stati grandi campioni votati alla matematica, come Lauda e Prost, ma non è che andassero a spasso, come le statistiche dimostrano. Sono sicuro che se ci fosse un sistema in grado di premiare ogni singola posizione guadagnata, vedremmo una F1 meno calcolatrice e più votata al rischio. Con soddisfazione da parte degli appassionati e degli sponsor, che vogliono gare spettacolari invece che processioni.

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