83° Gran Premio d’Italia – Autodromo di Monza
Round 12/19 – 6/7/8 Settembre 2013
890° Gran Premio
PRESENTAZIONE |
Finalmente è giunto l’appuntamento con la gara più veloce dell’intero mondiale di Formula 1: il Gran Premio d’Italia! L’Autodromo Nazionale di Monza ospita il Gran Premio del nostro paese, l’unica gara sempre presente nel calendario del mondiale di Formula 1 dal 1950 ad oggi.
Il carrozzone della Formula 1 ritrova quindi Monza dopo un altro consueto appuntamento, il Gran Premio del Belgio a Spa, che ha visto la quarta pole di fila di Hamilton e la vittoria di Vettel che si è imposto su Alonso e, appunto, su Hamilton. Il tedesco della Red Bull guida con ampio margine la classifica mondiale e c’è già chi si è azzardato a fare i conti su quando potrebbero arrivare i festeggiamenti per il quarto titolo.
In quel di Spa la Red Bull ha dato nuovamente prova di essere nettamente la migliore vettura del lotto, niente hanno potuto Alonso (pur protagonista di una forsennata rimonta dal non posto) ed Hamilton partito dalla pole. Contro una vettura del genere la lotta è per il secondo posto.
Il Gran Premio d’Italia si disputa sul circuito di Monza, l’ultimo tempio della velocità rimasto in Formula 1 dopo la distruzione di Hockenheim. Il circuito di Monza sorge all’interno della Villa Reale, la più grande villa recintata d’Europa, ed è il secondo più antico autodromo permanente del mondo dopo il catino di Indianapolis (costruito nel 1909). Il tracciato è costituito in pratica da quattro lunghi rettilinei inframezzati da tre chicane (Rettifilo, Roggia, Ascari) e tre curve (le due di Lesmo e la Parabolica). Si tratta di un tracciato che mette a durissima prova i motori e i freni con delle staccate dove si passa da da 340 a 70/80 km/h in pochissimi metri.
Nonostante non si tratti di un tracciato particolarmente tecnico e probante, il circuito di Monza trova sempre il favore degli appassionati e degli addetti ai lavori. L’atmosfera che si respira è unica, le tribune traboccano di tifosi del Cavallino Rampante e l’invasione di pista a fine gara è tra le più belle dell’intero campionato. Vincere a Monza è un momento speciale per ogni pilota, specialmente se guida per la Ferrari!
In Europa, il Gran Premio d’Italia ha una tradizione seconda soltanto al Gran Premio di Francia. La prima edizione si corse su un tracciato stradale vicino Montichiari, alle porte di Brescia, e a vincere fu un grande asso di quegli anni, Jules Goux. Ma già l’anno successivo, il 1922, viene costruito (sotto il patrocinio dell’Automobile Club di Milano) l’Autodromo di Monza, che da allora sarà la sede per antonomasia del Gran Premio, con sole 4 eccezioni: infatti nel 1937 la gara si disputa a Livorno (vittoria di Caracciola su Mercedes), mentre dieci anni dopo il “nostro” Gran Premio si corre tra le strade di Milano ancora in parte dissestate dal conflitto (vince il conte Trossi su Alfa) e nel 1948 al parco del Valentino di Torino, dove Wimille coglie l’ennesimo successo per la mitica Alfetta. L’ultima volta che la gara italiana si è disputata lontano da Monza è stata nel 1980, quando a Imola un giovane Nelson Piquet su Brabham si aggiudica la vittoria. Il brasiliano si ripeterà poi a Monza con altri tre successi (1983, ancora su Brabham, e infine 1986 e 1987 su Williams), risultando secondo solo a Schumacher (5 affermazioni, tutte con la Ferrari) tra i plurivincitori del Gran Premio d’Italia.
Nei suoi primi anni di vita il Gran Premio d’Italia, nelle innumerevoli varianti assunte dal circuito di Monza (che spesso comprendeva l’Anello di alta velocità), diviene subito uno dei più importanti appuntamenti della stagione agonistica: a vincere sono Case e piloti ormai leggendari, come Bordino, detto “il diavolo rosso”, e Salamano (entrambi su FIAT), Antonio Ascari e il conte Brilli-Peri (che rendono leggendaria l’Alfa Romeo P2), ma anche i cugini d’oltralpe trovano meritata gloria con le affermazioni di Benoist (Delage), oltre che di Charavel e Chiron sulle azzurre Bugatti.
Negli anni ’30 è Tazio Nuvolari a svettare con le sue tre vittorie (due su Alfa, l’ultima invece su Auto Union), ma il dominio germanico a metà decennio impone la sua legge: Mercedes e Auto Union, grazie a piloti come Stuck, Rosemeyer oltre allo stesso Caracciola e al “nostro” Luigi Fagioli (primo anche nel 1933 su Alfa), dal 1934 in poi monopolizzano tutte le edizioni fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel 1949 la vittoria di Albero Ascari (la prima delle tre ottenute dall’asso italiano) segna anche la prima affermazione della Ferrari nel Gran Premio d’Italia. La Casa di Maranello finora ha assommato in tutto ben 19 vittorie nella gara casalinga. L’appuntamento monzese costituisce da decenni una gara importante per la Ferrari sia nelle stagioni felici (qui la Ferrari ha spesso vinto matematicamente il titolo, come ad esempio nel 1975 con Lauda terzo e campione del mondo mentre il compagno Regazzoni vinceva la gara, o nel 1979 quando la doppietta Scheckter-Villeneuve suggellò il trionfo iridato del sudafricano), sia nelle stagioni buie: nel 1993 il secondo posto di Alesi venne accolto come una vittoria dai tifosi festanti, mentre nel 1988, nel mezzo di una stagione letteralmente dominata dalla McLaren Honda (che aveva vinto tutte le gare fin lì disputate), un’incomprensione tra il leader Senna e il doppiato Schlesser favorì una entusiasmante doppietta Ferrari con Berger e Alboreto proprio dopo un mese dalla scomparsa del mitico fondatore, Enzo Ferrari.
Tuttavia in alcune occasioni le gioie, lo diceva proprio il Drake, potevano essere davvero “terribili”, come quando nel 1961 le Ferrari dominarono il mondiale arrivando a Monza coi suoi piloti, Phil Hill e von Trips, in lotta per il titolo: al secondo giro una leggera toccata con Clark provocò una disastrosa uscita di pista per von Trips prima della Parabolica, in seguito alla quale il nobile pilota tedesco perse la vita insieme a 14 spettatori. Hill, ignaro, vinse corsa e titolo, sapendo solo a fine gara della tragedia.
L’incidente del 1961 non è il solo, purtroppo, a macchiare la storia del Gran Premio d’Italia, che nel 1928 fu teatro di quella che rimase per anni (fino alla tragedia di Le Mans nel 1955) la più grave sciagura nell’ambito dello sport automobilistico: la Talbot di Emilio Materassi, non si sa se per un guasto o un malore, uscì di pista all’inizio del rettilineo, saltando il fossato antistante le tribune e piombando sulla folla. Il bilancio, catastrofico, fu di 22 vittime, oltre al pilota toscano. Il contraccolpo emotivo fece annullare il Gran Premio per i due anni successivi.
Dopo le vittorie di Ascari con la Ferrari, Monza diviene terreno di caccia per Juan Manuel Fangio: se è fortunosa la prima vittoria nel 1953 (ottenuta all’ultima curva sfruttando proprio un guaio dell’italiano), senza discussione sono i due successivi trionfi con la Mercedes che gli danno altrettanti titoli mondiali. Il suo amico-rivale, Stirling Moss, lo eguaglia con tre successi tra il 1956 e il 1959 (su Maserati, Vanwall e Cooper), ma il titolo, come sappiamo, resterà una chimera per il fortissimo pilota inglese. Nel 1963 Jim Clark ottiene il suo primo titolo proprio grazie alla vittoria a Monza, mentre nel 1965 “l’altro scozzese”, il giovane Jackie Stewart, strappa la sua prima vittoria in Formula 1 battendo il suo caposquadra in BRM, Graham Hill (primo nel 1962), all’ultima curva.
Il 1966 è a suo modo una data storica per gli italiani: infatti la vittoria di Lodovico “Lulù” Scarfiotti con la Ferrari è l’ultima, a tutt’oggi, di un italiano a Monza a bordo della rossa di Maranello. L’anno successivo Clark, alla sua ultima gara sul circuito brianzolo, si rende protagonista di un’impresa che ancora oggi non è eccessivo considerare epica: dopo aver bucato una gomma, viene doppiato da tutti nella lunga sosta ai box, ritorna in pista, sorpassa progressivamente l’intero plotone sdoppiandosi, recupera un intero giro, ri-sorpassa tutti, ponendosi incredibilmente in testa alla gara. Purtroppo, un problema di pescaggio all’ultimo giro lo condanna al terzo posto, lasciando la vittoria alla Honda di Surtees (vincitore anche nel 1964, l’anno del suo mondiale, su Ferrari) che batte Brabham in volata.
Ecco, le volate: negli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70, a Monza la vittoria spesso si decideva letteralmente al fotofinish. Emblematica la corsa del 1971, quando addirittura si gridò allo scandalo perché le scie provocarono un frenetico e continuo cambio di posizioni, fino alla vittoria del semi-sconosciuto Gethin su BRM, che battè Ronnie Peterson di un battito di ciglia. Dall’anno successivo proprio per limitare l’impatto delle scie si iniziaro ad introdurre le chicane.
Il biondo svedese avrà modo di rifarsi negli anni successivi divenendo uno specialista del circuito con tre vittorie: memorabile quella del 1976 con una “povera” March infliggendo pesanti distacchi a tutti sull’asfalto viscido, nel giorno nel clamoroso ritorno di Niki Lauda alle corse poche settimane dopo il grave incidente del ‘Ring, una scena che vedremo tra alcuni giorni nel film “Rush” di Ron Howard. Lauda, pur non vincendo mai con la Ferrari a Monza, riesce comunque a scrivere il suo nome nell’albo d’oro con la Brabham Alfa nel 1978, proprio nel giorno in cui Peterson con la Lotus incorre nell’incidente in partenza che gli costerà poi la vita, e nel 1984, con la McLaren Porsche che gli darà il terzo mondiale.
Nella memoria del pubblico italiano resta dolce e amara l’edizione del 1970: durante le prove perde la vita il leader del Mondiale, l’austriaco Jochen Rindt, mentre in gara, dopo le consuete furibonde lotte a colpi di scia, vince la Ferrari del quasi debuttante Clay Regazzoni, svizzero di passaporto ma immediatamente adottato dal pubblico italiano. Clay, prima di fare il bis nella già ricordata edizione del 1975, “rischia” di ripetersi già nel 1972, quando il doppiato Pace, rientrando in pista dopo un testacoda, viene a contatto con la Ferrari che riporterà la rottura della sospensione.
Non sono rari gli episodi di possibili doppiette Ferrari a Monza poi sfumate per gli accidenti più assurdi. Nel 1972 anche l’altra rossa, quella di Ickx, viene fermata da un guasto elettrico regalando la vittoria alla Lotus di Fittipaldi. Nel 1974 il possibile en plein Regazzoni-Lauda, che avrebbe significato un quasi certo titolo mondiale per la Ferrari, viene vanificato per una doppia rottura di motore. Ma questo è niente rispetto all’incredibile biennio 1994-95. Entrambe le volte, le Ferrari di Alesi e Berger in testa alla corsa vengono messe fuori causa da accidenti, in pista e al box, che nemmeno un regista avrebbe osato inserire nel suo film: cambi, semiassi, cuscinetti, fino all’assurdo: nel 1995 una piccola telecamera per le riprese televisive, montata sulla macchina di Alesi, si stacca ad alta velocità colpendo la Ferrari di Berger che seguiva a poca distanza. L’austriaco può ancora oggi dirsi miracolato se a rimetterci fu solo la sospensione della sua 412 T2 e non la sua testa.
Negli anni ’80, oltre alle citate vittorie di Piquet e Lauda, c’è molta gloria per Alain Prost: il francese vince nel 1981 con la turbo Renault, si ripete nel 1985 con la McLaren Porsche lanciandosi verso il suo primo titolo, e fa tris nel 1989 con la McLaren motorizzata Honda nel weekend in cui ufficializza il suo passaggio alla Ferrari: i tifosi della rossa già lo acclamano come uno di loro, e Alain dal podio dona alla folla il trofeo vinto, facendo infuriare il capo della McLaren, Ron Dennis, che per contratto ne era il detentore. Il rivale per antonomasia di Prost, il brasiliano Ayrton Senna, dopo tre edizioni incredibilmente perse negli ultimi giri, sconfigge la “maledizione di Monza” vincendo nel 1990 e ripetendosi due anni più tardi.
Dopo quasi un decennio di digiuno, le sfortune ferrariste nella gara di casa terminano nel 1996 con la prima delle cinque affermazioni di Michael Schumacher, che si ripete nel 1998 (doppietta con Irvine), nel 2000 (quando si lancia verso il primo dei cinque titoli da ferrarista) nel giorno della morte del commissario Paolo Gislimberti (colpito da un detrito in un incidente alla Roggia), mentre nel 2003 riesce a fronteggiare la minaccia portata dalla potente Williams BMW di Montoya e riportandosi in quota per l’ennesima vittoria iridata.
“The One”, cioè lo stesso Montoya, ottiene qui a Monza il suo primo successo in Formula 1 nel 2001 con la Williams BMW, in una gara la cui atmosfera è pesantemente segnata dalla tragedia dell’11 settembre e si ripete nel 2005 con la McLaren Mercedes. Michael Schumacher ottiene la sua ultima vittoria al Gran Premio d’Italia nell’edizione 2006, infuocata dalle polemiche col rivale Alonso (su Renault) e dall’annuncio dello stesso Schumacher che dichiara il suo ritiro a fine stagione.
Il periodo di superiorità tecnica ferrarista regala gloria anche a Barrichello, vincitore nel 2002 e nel 2004 (con grande rimonta dal fondo insieme a Kaiser Schumi), che fa tris nel 2009 sulla Brawn con quella che resterà la sua ultima vittoria nel circus. Altri plurivincitori nelle ultime stagioni sono Alonso, che alla vittoria del 2007 su McLaren Mercedes ha aggiunto l’affermazione del 2010 con la Ferrari e Vettel: il tedesco nel 2008 ha ottenuto proprio qui la sua prima clamorosa affermazione in Formula 1 con la modesta Toro Rosso in una giornata flagellata dalla pioggia, per poi ripetersi con la Red Bull nel 2011. L’ultima edizione è stata appannaggio dell’attuale alfiere della Stella a Tre Punte, Lewis Hamilton, alla sua penultima affermazione con la McLaren.
In quel di Monza di certo la Ferrari tenterà l’ultimo assalto a Vettel e alla Red Bull, il Cavallino punta a vincere in casa e non ne ha fatto mistero, ma se anche qui dovesse arrivare una sconfitta, i sogni di gloria di Maranello potrebbero considerarsi definitivamente chiusi, sebbene per il Gran Premio di Singapore sia previsto un notevole pacchetto di aggiornamenti. Da tenere d’occhio anche le Mercedes, da sempre molto veloci sul dritto: Hamilton ama molto questo tracciato e potrebbe piazzare la quinta pole consecutiva e tentare, perchè no, di ripetere la vittoria dello scorso anno.
Con Monza la Formula 1 si congeda dall’Europa: le successive sette gare si svolgeranno tra l’Asia e le Americhe. Europa arrivederci, ci si rivede l’anno prossimo!
GRAN PREMIO D’ITALIA IN TV |
Venerdì 6 Settembre 10:00-11:30 Prove Libere 1 – Sky Sport F1/Rai Sport 1 14:00-15:30 Prove Libere 2 – Sky Sport F1/Rai Sport 1 |
Sabato 7 Settembre 11:00-12:00 Prove Libere 3 – Sky Sport F1/Rai Sport 1 14:00-15:00 Qualifiche – Sky Sport F1/Rai Due |
Domenica 8 Settembre 14:00 Gara – Sky Sport F1/Rai Uno |
ALBO D’ORO | |
01. 1921* J Goux – Ballot 02. 1922* P Bordino – FIAT 03. 1923* C Salamano – FIAT 04. 1924* A Ascari – Alfa Romeo 05. 1925* G Brilli-Peri – Alfa Romeo 06. 1926* L Charavel – Bugatti 07. 1927* R Benoist – Delage 08. 1928* L Chiron – Bugatti 09. 1931* G Campari, T Nuvolari – Alfa Romeo 10. 1932* T Nuvolari – Alfa Romeo 11. 1933* L Fagioli – Alfa Romeo 12. 1934* L Fagioli/R Caracciola – Mercedes 13. 1935* H Stuck – Auto Union 14. 1936* B Rosemeyer – Auto Union 15. 1937* R Caracciola – Mercedes 16. 1938* T Nuvolari – Auto Union 17. 1947* C Trossi – Alfa Romeo 18. 1948* J Wimille – Alfa Romeo 19. 1949* A Ascari – Ferrari 20. 1950 N Farina – Alfa Romeo 21. 1951 A Ascari – Ferrari 22. 1952 A Ascari – Ferrari 23. 1953 J Fangio – Maserati 24. 1954 J Fangio – Mercedes 25. 1955 J Fangio – Mercedes 26. 1956 S Moss – Maserati 27. 1957 S Moss – Vanwall 28. 1958 T Brooks – Vanwall 29. 1959 S Moss – Cooper Climax 30. 1960 P Hill – Ferrari 31. 1961 P Hill – Ferrari 32. 1962 G Hill – BRM 33. 1963 J Clark – Lotus Climax 34. 1964 J Surtees – Ferrari 35. 1965 J Stewart – BRM 36. 1966 L Scarfiotti – Ferrari 37. 1967 J Surtees – Honda 38. 1968 D Hulme – McLaren Ford 39. 1969 J Stewart – Matra Ford 40. 1970 C Regazzoni – Ferrari 41. 1971 P Gethin – BRM 42. 1972 E Fittipaldi – Lotus Ford 43. 1973 R Peterson – Lotus Ford 44. 1974 R Peterson – Lotus Ford 45. 1975 C Regazzoni – Ferrari 46. 1976 R Peterson – March Ford 47. 1977 M Andretti – Lotus Ford 48. 1978 N Lauda – Brabham Alfa Romeo 49. 1979 J Scheckter – Ferrari 50. 1980 N Piquet – Brabham Ford 51. 1981 A Prost – Renault 52. 1982 R Arnoux – Renault 53. 1983 N Piquet – Brabham BMW 54. 1984 N Lauda – McLaren TAG 55. 1985 A Prost – McLaren TAG 56. 1986 N Piquet – Williams Honda 57. 1987 N Piquet – Williams Honda 58. 1988 G Berger – Ferrari 59. 1989 A Prost – McLaren Honda 60. 1990 A Senna – McLaren Honda 61. 1991 N Mansell – Williams Renault 62. 1992 A Senna – McLaren Honda 63. 1993 D Hill – Williams Renault 64. 1994 D Hill – Williams Renault 65. 1995 J Herbert – Benetton Renault 66. 1996 M Schumacher – Ferrari 67. 1997 D Coulthard – McLaren Mercedes 68. 1998 M Schumacher – Ferrari 69. 1999 H Frentzen – Jordan Mugen Honda 70. 2000 M Schumacher – Ferrari 71. 2001 J Montoya – Williams BMW 72. 2002 R Barrichello – Ferrari 73. 2003 M Schumacher – Ferrari 74. 2004 R Barrichello – Ferrari 75. 2005 J Montoya – McLaren Mercedes 76. 2006 M Schumacher – Ferrari 77. 2007 F Alonso – McLaren Mercedes 78. 2008 S Vettel – Toro Rosso Ferrari 79. 2009 R Barrichello – Brawn GP Mercedes 80. 2010 F Alonso – Ferrari 81. 2011 S Vettel – Red Bull Renault 82. 2012 L Hamilton – McLaren Mercedes *Edizione non valida per il campionato del mondo di Formula 1. |
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A cura di Domenico Della Valle e Francesco Ferrandino
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