GP Belgio 1993: La FA14 che volava grazie alla McLaren

F1Storia
Tempo di lettura: 2 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
28 Luglio 2023 - 08:30
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30 anni fa Alain Prost conquistava il suo quarto titolo mondiale in F1, Ayrton Senna vinceva la sua ultima gara e Michael Schumacher diventava il “crack” del motorsport mondiale confermando quanto di buono aveva fatto vedere l’anno precedente. Il 1993 è un’annata storica per la F1, con tante storie intrinseche al campionato che meritano sempre una particolare attenzione.

Una di queste è quella della Footwork FA14 Mugen-Honda, guidata da Aguri Suzuki e Derek Warwick e progettata da Alan Jenkins. Il progettista inglese aveva destato curiosità a Donington, gara d’esordio della FA14, con l’inedita forma a triplano dell’alettone posteriore. Una soluzione ad alto carico che venne successivamente copiata anche dai top team ed utilizzata nei circuiti più guidati e che la FIA, a fine 1994, decise di bandire definitivamente dalla F1.

La vera svolta in positivo della FA14 avvenne nel Gran Premio di Francia a Magny Cours, con l’arrivo della sospensione “intelligente” acquistata direttamente dalla McLaren. Non si trattava del sistema completo del team di Woking, da cui venne anche acquistato anche il traction control direttamente sviluppato dalla TAG, ma di un semplice controllo del beccheggio che però rivoluzionò in meglio le prestazioni della monoposto. Il quarto posto di Warwick in Ungheria e soprattutto la clamorosa prestazione in qualifica di Spa portarono alla ribalta la FA14.

Sul velocissimo tracciato belga le due Footwork conquistarono il sesto e settimo posto in griglia, dopo essere state anche in odore di Top 5 durante le prove libere. Un risultato eccezionale, arrivato anche grazie alle buone prestazioni del V10 Mugen-Honda che nonostante un handicap di peso aveva trovato della cavalleria piuttosto importante con la nuova versione che aveva debuttato a Silverstone in estate.

In gara arrivò un doppio ritiro ma quella versione della FA14, in una F1 che 30 anni fa era piena di tecnologia, è rimasta nella memoria degli appassionati. Aguri Suzuki migliorò di quasi otto secondi il tempo ottenuto 12 mesi prima sul medesimo circuito, a dimostrazione dell’evoluzione incredibile di quella monoposto.

Immagini: Martin Lee

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