GP Belgio 1985: asfalto sbriciolato, rinvio di tre mesi. A vincere, alla fine, è Ayrton

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di Andrea Gardenal
21 Marzo 2020 - 14:00
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Prima del rinvio in extremis del GP d’Australia 2020, solamente in un’occasione la Formula 1 era stata costretta ad alzare bandiera bianca quando macchine e piloti si trovavano già in pista: il Gran Premio del Belgio del 1985 era infatti previsto per la prima domenica di giugno, ma un grave errore nella stesura dell’asfalto (effettuata con eccessivo ritardo) ha obbligato a posticipare l’evento di tre mesi.

A metà settembre i problemi nella stesura dell’asfalto erano oramai solo un lontano ricordo e la Formula 1 è potuta scendere regolarmente in pista: la gara, svoltasi in condizioni miste, ha visto prevalere nettamente Ayrton Senna, che proprio oggi avrebbe compiuto 60 anni.

Ecco quindi il racconto di quei due weekend di gara.

Dopo 13 anni di assenza, nel 1983 la Formula 1 torna sul rinnovato circuito di Spa-Francorchamps: la nuova pista ha perso i suoi lunghi rettilinei e i velocissimi curvoni che la contraddistinguevano, ma ha guadagnato una nuova sezione mista, sicuramente più lenta e tecnica ma anche più adatta alle esigenze e alle caratteristiche delle automobili degli anni ’80. Dopo un anno di pausa nel quale il GP del Belgio si è svolto a Zolder, dal 1985 la pista di Spa entra definitivamente in calendario. La data prevista per lo svolgimento del Gran Premio è quella del 2 giugno.

Il dramma inizia esattamente un mese prima della gara: il 2 maggio gli organizzatori del GP del Belgio danno il via alla riasfaltatura della pista e i lavori terminano solamente il 20 maggio; le prime prove sono in programma per il 31, quindi in soli 11 giorni l’asfalto dovrà assumere la giusta consistenza per resistere al passaggio dei bolidi da Formula 1 senza sgretolarsi.

Al venerdì le cose sembrano procedere per il meglio: il più veloce al termine del primo turno di prove ufficiali è Michele Alboreto col tempo di 1:56.046, con un vantaggio di due e quattro decimi sulle due Lotus di De Angelis e Senna; Prost è ultimo senza un tempo significativo dopo aver rotto ben tre motori tra prove libere e ufficiali. Va inoltre fatto rilevare che, con una pista dal disegno sostanzialmente identico a quello dell’83, i tempi si sono abbassati di quasi nove secondi.

Alla fine del venerdì giungono però le prime avvisaglie del disastro imminente: dopo le prove ufficiali della Formula 1 scendono in pista le macchine della Formula 3000 e della Coppa Renault Turbo, al termine delle quali l’asfalto risulta essere seriamente danneggiato soprattutto nella parte “nuova” della pista, tra Les Combes e Stavelot.

Al sabato i nodi vengono finalmente al pettine: dalle 10 alle 11 sono in programma le prove libere, ma dopo 15 minuti viene esposta la bandiera rossa: il più veloce, De Angelis, ha girato in 2:19.892, oltre 20 secondi più lento rispetto ai tempi del giorno prima; Patrese dichiara esplicitamente che le macchine sono “costrette a procedere in prima nelle curve da terza”.

Alle 11 iniziano le trattative tra i piloti (rappresentati da Lauda, Prost, Alboreto, De Angelis e Boutsen) e gli organizzatori; un’ora dopo viene emesso un comunicato con cui si annuncia una nuova ispezione della pista alle ore 14, al termine della quale si sarebbe disputato il secondo turno di prove ufficiali se le condizioni della pista lo avessero permesso. Così naturalmente non è.

Gli organizzatori prendono nuovamente tempo: alle 17, al termine delle prove della Coppa Renault Turbo, verrà effettuata una nuova ispezione della pista per capire se ci sarà modo di correre; è chiaramente un modo di prendere tempo per permettere alle varie parti in causa di continuare le discussioni, perché non si capisce come possa la pista essere sistemata in sole tre ore. Nel frattempo Lauda, a nome di tutti i piloti, dichiara che ogni decisione in merito allo svolgimento della gara dovrà essere presa entro sabato sera, al fine di evitare le pantomime viste a Dallas l’anno prima in una situazione analoga.

A metà pomeriggio le Renault Turbo distruggono definitivamente l’asfalto. Alle 17:30 ha inizio l’ultima e decisiva riunione alla quale sono ammessi sostanzialmente tutti gli addetti ai lavori: piloti, team manager, direttori sportivi. Particolarmente attesa è l’opinione di Lauda, Prost, Piquet, Senna e Boutsen, i cinque piloti che avevano svolto l’ultima ispezione.

La farsa termina alle 19:45 quando la FISA emette l’ultimo comunicato col quale annuncia la cancellazione definitiva sia delle prove cronometrate del 1° giugno, sia dell’intero programma del 2 giugno per quanto riguarda la Formula 1.

C’è però un’appendice che aggiunge un’ulteriore vena di farsa: la Formula 1 se ne va, ma il giorno dopo corrono regolarmente sia la Formula 3000 che la Coppa Renault; dal canto suo Bernie Ecclestone, padrone della Formula 3000, ne approfitta per offrire alle televisioni la diretta della gara di domenica, anche se ben pochi emittenti accetteranno di trasmetterla. La gara viene vinta da Mike Thackwell, ma al termine dei 29 giri giungono al traguardo solamente 6 piloti sui 18 partenti; è di Thackwell anche il giro più veloce, di ben 15 secondi più lento rispetto alla pole position del venerdì.

Gli organizzatori non rinunciano all’idea di correre il GP del Belgio 1985 e fin da subito si parla di reinserirlo in calendario in autunno, tra settembre e ottobre. Il 28 giugno viene ufficializzato il ritorno di Spa in calendario per il 15 settembre, tra i GP di Italia a Monza e d’Europa a Brands Hatch; quest’ultimo, a sua volta, aveva sostituito l’appuntamento di New York. L’appuntamento tra le colline della contea inglese del Kent verrà poi rinviato al 6 ottobre per permettere alle squadre di gestire meglio la logistica.

La riasfaltatura della pista di Spa procede senza intoppi: il 7 luglio la pista delle Ardenne ospita il Motomondiale e il 1° settembre va in scena la 1000 km di Spa valida per il Campionato del Mondo Sport Prototipi, durante la quale Stefan Bellof perde la vita a seguito di un incidente all’Eau Rouge.

La Formula 1 torna a Spa a metà settembre in un clima completamente diverso dal punto di vista meteorologico ma non solo: il tepore estivo se n’è andato per lasciare spazio a nuvole, pioggia, nebbia e a temperature decisamente più basse. Inoltre l’inerzia del campionato è totalmente cambiata: se a giugno la Ferrari era in uno stato di forma eccezionale, a settembre il pallino del gioco è ormai saldamente nelle mani della McLaren con la Williams che sta emergendo alle sue spalle.

Tutte le quattro sessioni di prove (due libere e due ufficiali) sono dominate dalla McLaren del leader del campionato Prost, a conferma dell’eccezionale competitività della MP4/2B; non così bene va al suo compagno di squadra Lauda, che al venerdì esce di pista a Stavelot per il bloccaggio dell’acceleratore ed è costretto a dare forfait.

In prima fila al fianco di Prost c’è Senna: il brasiliano ha rotto due motori al venerdì, uno al mattino e uno al pomeriggio, ma nelle qualifiche del sabato si è riscattato portandosi a un solo decimo da Prost. Seconda fila per la Brabham di Piquet e la Ferrari di Alboreto; quest’ultimo, curiosamente, ha ripetuto quasi al millesimo il miglior tempo di tre mesi prima: 1:56.021 contro l’1:56.046 fatto registrare a fine maggio.

Il giorno della gara piove e i tempi del warm up sono di un buon mezzo minuto superiori a quelli delle prove dei due giorni precedenti: il miglior tempo è stato ottenuto da Mansell in 2:25.462 con un secondo di vantaggio sulle due Lotus di De Angelis e Senna. Va tutto male invece per Alboreto, vittima di problemi di iniezione e di una perdita d’olio che lo costringono a fermarsi dopo soli 20 minuti; il suo miglior tempo è di quasi 12 secondi più lento di quello della Williams di Mansell.

A meno di un’ora dal via la pioggia cessa di cadere e la pista inizia ad asciugarsi lentamente, ma al momento di schierarsi in griglia tutti i piloti montano le gomme rain. Chi sta peggio di tutti è proprio il milanese della Ferrari, che al termine dei giri di allineamento deve ricorrere improvvisamente al muletto dopo il cedimento del motore sulla sua macchina da gara.

All’accensione della luce verde Senna ha uno scatto fulmineo e prende immediatamente il comando tallonato da Piquet, mentre Prost scivola al terzo posto; il brasiliano della Brabham va in testacoda all’uscita del tornante della Source e finisce in fondo al gruppo, ma incredibilmente riesce ad essere evitato dal resto del gruppo. L’errore di Piquet porta giovamento a Senna, che così può fin da subito allungare su Prost e su Mansell, risalito dal settimo al terzo posto.

Il più lesto a fermarsi ai box è Rosberg, che rientra già alla fine del secondo giro per montare le slick. La sua mossa è potenzialmente vincente, ma nel corso del quarto giro commette un errore che gli fa perdere circa mezzo minuto. Contemporaneamente Mansell supera Prost in fondo al rettilineo del Kemmel e comincia a rosicchiare qualche decimo su Senna, mentre Alboreto chiude mestamente la propria giornata a causa della rottura della frizione.

Col passaggio delle varie monoposto la pista si asciuga sempre più velocemente e Rosberg inizia a girare in 2:15-2:16 mentre i tempi dei leader della gara oscillano tra il 2:23 e il 2:24. Tra i piloti di testa il primo a fermarsi è Johansson, che rientra al sesto giro. La sosta dello svedese è un dramma: la Ferrari cade dai cavalletti e il pit stop dura oltre 10 secondi più del necessario. Dopo un giro e mezzo il motore della sua Ferrari esala l’ultimo respiro e per la Scuderia di Maranello il GP del Belgio finisce qui.

Al termine dell’ottavo giro la pit lane si affolla con le soste in contemporanea di Senna, Mansell, Prost e Warwick. I meccanici della Williams sono i più lesti a cambiare le gomme e Mansell esce per primo dai box, ma nel breve allungo che porta all’Eau Rouge Senna sprigiona tutta la potenza del proprio motore Renault e si riprende il comando della gara; la sua leadership è però solamente teorica, visto che davanti a lui De Angelis e Boutsen non si sono ancora fermati.

Tra il nono e il decimo giro sia Senna che Mansell si liberano del romano e del belga occupando nuovamente le prime due posizioni in classifica; alle loro spalle è risalito Rosberg, che precede di pochi decimi la McLaren di Prost.

Nei successivi dieci giri la classifica non muta: Prost rimane a tiro di Rosberg senza però mai attaccarlo, mentre Senna guadagna regolarmente svariati decimi ad ogni giro nei confronti di Mansell, tanto che dopo 21 giri su 43 il suo vantaggio è di 12.819 secondi. Dietro a loro, De Angelis si ritira dopo 17 giri per la rottura del motore mentre occupava il settimo posto.

Proprio in questo frangente la pioggia torna a cadere sulla pista di Spa e i tempi si rialzano improvvisamente: sia Senna che Mansell commettono delle sbavature che fanno perdere loro del tempo, ma complessivamente il brasiliano è più costante e dopo 27 giri il suo vantaggio su Mansell arriva a sfiorare i 20 secondi; successivamente Mansell inizia a rosicchiare qualche decimo, ma il suo ritardo dal leader non scende mai sotto i 15 secondi.

Chi sta rinvenendo prepotentemente è Rosberg, che con l’arrivo della pioggia si è definitivamente allontanato da Prost: alla 24esima tornata Mansell percorre un giro lento in 2:20 e Rosberg ne approfitta per mangiargli quasi quattro secondi; dopo due ulteriori passaggi il distacco tra di loro scende al di sotto del secondo e per alcuni giri il finlandese pressa da vicino il proprio compagno di squadra senza però mai riuscire a superarlo.

La situazione si sblocca al 32° giro: Rosberg alza il piede fin dalla Source a causa di un problema alla presa d’aria del freno anteriore sinistro e al termine del giro è costretto a rientrare ai box; pochi secondi dopo il rallentamento del suo compagno di squadra, Mansell arriva lungo alla staccata di Les Combes e finisce nella via di fuga, ma fortunatamente riesce a tornare in pista evitando di saltare sui cordoli.

La classifica nelle prime posizioni non muta più: dopo il suo errore Mansell alza il piede e permette a Senna di portare ad oltre mezzo minuto il proprio vantaggio su di lui; Prost, d’altro canto, è troppo distante per poter impensierire il pilota inglese mentre Rosberg, tornato in pista al quarto posto, non ne ha per andare a prendere il francese della McLaren.

Negli ultimi 10 giri gli unici cambiamenti in classifica sono relativi alle posizioni di rincalzo: al 37° giro Boutsen, che fino a quel momento occupava un’ottima quinta posizione, è costretto a rallentare a causa di problemi al cambio, per colpa dei quali perde circa 10 secondi al giro, finché al 41° giro alza bandiera bianca e si ritira; al quinto posto risale la Renault di Warwick, che però al 39° giro viene scavalcato da Piquet.

È l’ultimo sussulto della gara: Senna vince il suo secondo Gran Premio in carriera con 28 secondi di vantaggio su Mansell, nonostante gli spegnimenti ad intermittenza del motore Renault della sua Lotus; terzo è Prost a 55 secondi davanti a Rosberg a 1 minuto e 15; Piquet e Warwick, doppiati a un giro, completano la zona punti.

Nella classifica generale Prost sale a 69 punti mentre Alboreto rimane fermo a 53. Con tre sole gare ancora da disputare, il francese ha la possibilità di chiudere la pratica mondiale già nel successivo appuntamento di Brands Hatch e in effetti andrà proprio così: Alboreto si fermerà per la rottura del turbo dopo pochi giri di gara e a Prost basterà il quarto posto per conquistare il suo primo Campionato del Mondo.

Immagine: Flickr, canaldavelocidade

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