Giudicare prematuramente = scommettere d’azzardo

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Samuele Prosino
28 Gennaio 2018 - 09:00
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L’ingaggio di Sirotkin da parte della Williams ha fatto dispiacere a molti. Non parlo solo dei fan di Robert Kubica, che sono stati incantati per mesi fino a far credere loro che il suo ritorno era cosa fatta. Parlo anche di tutti quelli che si arrogano il diritto di conoscere profondamente il metro per misurare il talento di ogni singolo partecipante nella storia del campionato del mondo di F1.

Sirotkin non si presenta come plurivincitore di campionati minori, né come protetto pluriennale alla Hamilton con Dennis. Lo concedo, non ha l’appeal del polacco che ha preceduto. Sulla valigia che si porta appresso abbiamo letto molte cifre e sinceramente non c’è molto da stupirsi: non sarebbe la prima volta che un pilota pagante ottiene un sedile, considerando che accade pure nelle serie di rango inferiore alla F1.

Se la stagione 2018 dovesse cominciare con un botto di Sirotkin, nel senso più distruttivo del termine, sarebbero pronti tutti gli avvoltoi del presunto sapere. Li sento già: “Ecco il brocco”, “lo immaginavo”, “in F1 dovrebbero esserci solo i piloti migliori del mondo”, eccetera. Bene, bravi tutti. Questo discorso però non avrebbe nulla a che vedere con i dollari portati dal russo nelle casse di Grove; una volta cominciata la stagione conta soltanto portare a casa la pagnotta.

Se invece Sirotkin facesse il Petrov, e andasse a podio, ci sarebbero schiere di nascosti mea culpa. Come è accaduto con altri in passato.

Felipe Massa aveva ricevuto parecchie critiche al suo debutto. Era incostante, distruggeva le macchine e solo raramente faceva quello che doveva fare: andare a punti. Fosse stato per gli avvoltoi del presunto sapere, sarebbe dovuto andare a correre in un monomarca a pedali. Poi è diventato campione del mondo per pochi secondi e ha vinto gare su gare.

Prendiamo Pastor Maldonado, il pilota che è recordman su Internet per numero di meme. La sua fornitissima samsonite gli ha permesso di vincere un Gran Premio con una macchina che in certi circuiti poteva ambire a un sesto posto, in altri a fare presenza. Da quando in qua vincere un Gran Premio è sinonimo di nullità? Eppure qualcuno lo ha scritto, tra i commenti di Facebook. Ricordiamo sempre: Maldonado ha vinto lo stesso numero di gran premi dell’idolo nazionalpopolare Jean Alesi.

Lance Stroll, l’anno scorso, ha vissuto la stessa esperienza di Sirotkin. L’equazione pilota pagante uguale pilota brocco ha fatto breccia in molte persone, ma alla fine cosa è arrivato? Il podio di Baku. E chi dice che è stata fortuna, evidentemente non ha guardato la corsa.

L’invito è di aspettare. Pazientare. Magari un anno intero. Valutare gara per gara. Sentenziare in anticipo, invece, è un po’ come andare a 300 all’ora su una strada che non si sa se è stata completata o meno. Un gioco d’azzardo un po’ da gradassi, per chi sta in poltrona.

In F1, senza che noi possiamo farci niente, possono giocare d’azzardo sui destini dei piloti. Noi invece possiamo guardare le gare, e aspettare.

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