L’ePrix di Città del Capo di Formula E ha visto solamente 17 vetture al via sulla griglia di partenza sulle 22 regolarmente iscritte all’evento. Ma se l’assenza di Sam Bird è dovuta ad un incidente capitato nelle qualifiche, con la Jaguar che non sarebbe riuscita a riparare la monoposto in tempo per la gara, le altre quattro assenze riguardavano Mahindra e il proprio team clienti ABT-Cupra, con il costruttore indiano che dopo le prove libere ha optato per rinunciare a proseguire il weekend per motivi di sicurezza riguardanti le proprie vetture.
La motivazione dietro questa decisione optata dal team indiano ha fatto subito scalpore nel paddock della Formula E, andando a ripescare un possibile allarme sulla sicurezza dalle nuove vetture Gen3, ricordando anche gli incidenti avuti da Sébastien Buemi e Pascal Wehrlein nell’ultimo giorno dei test pre-stagionali a Valencia, descritti da chi era presente al circuito come molto pesanti e causati da problemi tecnici avuti dai software delle rispettive monoposto e indipendenti dal proprio controllo.
Dopo queste situazioni però Jaguar (fornitore della Envision Racing da questa stagione) e Porsche sono riuscite a rimediare alla grande risolvendo questi problemi e salendo alla ribalta (e che ribalta!) una volta iniziato il campionato, andando anche ad affermarsi come le migliori squadre della Season 9 che gli valgono l’attuale primo e secondo posto nel campionato costruttori.
Questo però non si può dire per Mahindra e in particolar modo per il suo team clienti ABT-Cupra, che per tutto il campionato hanno avuto diversi problemi tecnici che ne hanno limitato molto le proprie prestazioni, nonostante il podio ottenuto da Lucas Di Grassi a Città del Messico. In particolar modo, il team tedesco ne ha vissute di ogni in queste prime cinque gare della Season 9 sul fronte affidabilità, con la vettura #4 maggiormente coinvolta in questi intoppi.
Già nella gara inaugurale in Messico ABT-Cupra ha dovuto fronteggiare diverse difficoltà, tra cui rientra l’infortunio di Robin Frijns dopo l’incidente avuto al primo giro in Messico. Nelle gare successive Frijns è stato sostituito da Kelvin Van der Linde, all’esordio in Formula E e che in queste quattro gare ne ha viste di tutti i colori subendo diversi problemi tecnici che ne hanno condizionato l’adattamento a questa vettura e la possibilità di esprimersi al meglio.
In particolar modo, ad Hyderabad il pilota sudafricano ha vissuto due situazioni da assoluto passeggero tra lo Shakedown e le qualifiche, in cui la propria vettura ha bloccato completamente l’asse anteriore in frenata non riuscendo ad arrestare la propria corsa fino al contatto con le barriere, fortunatamente di lieve entità senza compromettere l’integrità della monoposto e soprattutto fisica del pilota.
L’apice di questa situazione si tocca a Città del Capo, con Di Grassi che subisce un cedimento della sospensione posteriore sul finale delle FP1, con Mahindra che inizia a maturare la decisione di tirarsi fuori dall’evento con le proprie quattro monoposto arrivando poi alla decisione definitiva comunicata nel corso delle qualifiche, dopo aver disputato regolarmente le FP2 al sabato mattina.
Sia ben chiaro: qui non si vuole assolutamente sottovalutare l’aspetto della sicurezza dei piloti anzi, bene hanno fatto Mahindra e ABT-Cupra ad abbandonare l’evento se hanno ritenuto che proseguire sarebbe stato troppo pericoloso per i propri piloti. Ma quanto accaduto al costruttore indiano in queste prime gare dà l’idea di come fin qui ci sia stata della negligenza nel loro operato sulla realizzazione delle componenti tecniche della propria Gen3, vedendo come gli stessi problemi si sono puntualmente ripresentati di gara in gara.
Quindi vien da pensare che sia inopportuno fare di tutta l’erba un fascio accusando che il concept della vettura Gen3 sia pericoloso per i piloti, dato che situazioni simili sono successe anche con la precedente Gen2 riuscendo poi venirne a capo. Semplicemente, al momento c’è chi ha lavorato meglio e chi è indietro, sia dal punto di vista della performance e dell’affidabilità, con il pieno potenziale di questa vettura è ancora da raggiungere e arriverà nei prossimi anni.
Il calendario ora sorride a Mahindra, con questo mese che passa tra il round di Città del Capo e il prossimo di scena a San Paolo in cui dovranno trovare il problema e la causa che ha minato la sicurezza delle proprie vetture, sia per loro che per l’intero campionato. Perché siamo onesti, vedere 17 piloti al via di una gara di Formula E è stato piuttosto triste e sicuramente non è stato il migliore spot per la serie.
Immagine: Twitter / ABT Motorsport
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