Formula E | Intervista a Jake Dennis: “Mio padre era un ex pilota, sono cresciuto nel Motorsport. BMW ha scommesso su di me, è andata bene”

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Francesco Gritti @franz_house_vg
15 Aprile 2024 - 09:00

P300.it ha intervistato Jake Dennis, campione del mondo Formula E, nel corso dell’ePrix di Misano. Ecco come ha risposto alle nostre domande.

da Misano Adriatico

P300.it si è recata nell’hospitality Andretti per intervistare Jake Dennis, pilota del team in Formula E e campione in carica della categoria. Di seguito le risposte alle nostre domande.

L’intervista verrà pubblicata prossimamente anche su Parc Fermé

Ciao Jake, grazie per esserti prestato a quest’intervista. Come mai hai deciso di diventare un pilota?

“Sono cresciuto nel mondo del motorsport. Mio padre era un pilota, anche se non al mio livello, e mi ha trasmesso la passione per le competizioni. Ho cominciato a correre sui kart a 9 anni per divertimento. All’epoca ero ancora un ragazzino e non pensavo che potesse diventare la mia carriera. Le cose si sono fatte più serie a 12 anni, quando sono arrivati i primi sponsor, che hanno sostenuto a livello economico la mia carriera per 9 anni, fino a quando sono diventato un professionista. Per tutti è stato un grande impegno.”

Hai smesso di correre sulle formula tradizionali dopo la Formula 3. Da cosa deriva questa scelta?

“Ero giunto ad un’età in cui era difficile entrare in Formula 1, perciò ho preferito puntare a crearmi una carriera da professionista grazie ai risultati accumulati nelle precedenti stagioni. Ho deciso quindi di concentrarmi sulle competizioni GT, grazie alle quali ho ottenuto il primo contratto con Aston Martin. Finalmente ero pagato per correre! Da lì ho iniziato a migliorare e a farmi un nome fino ad arrivare dove sono oggi, in Formula E, serie di cui sono campione in carica.”

Parlando proprio di Aston Martin, pensi che la vettura che hai guidato nel DTM era davvero così lenta e problematica come si dice in giro oppure semplicemente aveva solo bisogno di un po’ di sviluppo?

“Sono stati tempi duri per Aston Martin nel DTM. Non avevamo la potenza e l’affidabilità di Audi e BMW e, per questo motivo, sono riuscito ad ottenere pochi risultati positivi. L’auto aveva bisogno di molto sviluppo per essere alla pari con le avversarie che, a differenza nostra, avevano già un progetto collaudato da diversi anni. Posso dire che è stato un periodo difficile. Generalmente andavo meglio dei miei compagni, ma facevo comunque fatica a finire, magari dodicesimo o tredicesimo nella maggior parte delle gare.”

Questa è la tua quarta stagione in Formula E. Come è arrivata l’opportunità di correre in questo campionato?

“Ho avuto dei contatti con BMW nel momento in cui Alexander Sims ha lasciato la squadra. Mi hanno dato la possibilità di provare il simulatore e, in seguito, di testare la vettura in pista. Questo mi ha permesso di debuttare nella Season 7. Le prime gare sono state molto difficili: non ero riuscito ad ottenere i risultati voluti. Nella parte finale dell’anno sono cresciuto molto e ho quasi vinto il titolo nella mia stagione di debutto. Ovviamente, BMW si era presa un bel rischio a prendermi, visto che, all’epoca, ero ancora pilota Aston Martin. Direi che comunque la scommessa ha ripagato l’investimento.”

Sei un pilota sotto contratto con BMW e Red Bull, oltre che con Andretti. Pensi sia limitante per te essere un membro di così tante squadre?

“In realtà no! L’impegno più grande è quello con BMW, anche se quest’anno correrò con loro solo 5 o 6 gare. Con Red Bull ho fatto solo qualche test negli anni, oltre al lavoro con il simulatore. Mi permette di restare collegato con la Formula 1, categoria nella quale è sicuramente il miglior team al momento, e di lavorare con persone molto preparate, in grado di aiutarti a crescere come pilota e nella comprensione dei bisogni della squadra. Sono con Red Bull da 5 anni. Quest’esperienza mi ha permesso di portare certe metodologie di lavoro qui in Formula E, grazie alle quali possiamo ottenere risultati ancora migliori.”

Quest’anno sei tornato nel GT World Challenge con BMW. Per quale motivo hai preso questa scelta?

“Ho ancora un contratto con BMW nonostante il mio impegno principale sia la Formula E, scelta compresa dal costruttore. Visto che non avrei potuto partecipare a un campionato completo senza concomitanze con la FE, la scelta di correre in un equipaggio Pro non sembrava la migliore. Alla fine abbiamo deciso di comune accordo di correre nel GT World Challenge, anche se devo saltare la 24 ore di Spa, il che è un peccato. Penso di continuare a lavorare con loro nei prossimi anni perché è un piacere e perché mi hanno reso il pilota che sono ora, anche grazie alla chiamata in Formula E. Mi hanno anche dato la possibilità di provare la LMDh e i vari prototipi GT3. Mi sento onorato di essere coinvolto anche nei loro piani futuri.”

Grazie dell’intervista, vuoi ringraziare qualcuno prima di terminare?

“Grazie a tutti i lettori!”

Ringraziamo Jake per la disponibilità e Lewis di Andretti per averci permesso di entrare in contatto con il pilota.

Media: Formula E Media Bank

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