Ferrari, ora serve un carro lunghissimo

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
10 Aprile 2022 - 10:36
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Dopo l’alba australiana risuonano lontani gli improperi e le speranze di vedere Mattia Binotto defenestrato, esiliato, allontanato magari anche in malo modo, con ordinanza restrittiva a 20 km dalla sede della Ferrari. Anzi, l’eco è sempre più flebile e, se possibile, nascosto in un cassetto.

Dopo tre gare la F1-75, da macchina “scioccante” ed apparentemente conservativa si è rivelata essere senza dubbi la migliore del lotto. Sul piano della prestazione (gestione gomme soprattutto) e su quello dell’affidabilità. Preoccupa gli avversari (ovvero solo Red Bull) il primo aspetto, terrorizza il secondo. Perché questa Ferrari macina chilometri e vantaggio in modo spaventoso, come non aveva mai fatto neanche nel 2017 e 2018. Verstappen è stato piegato ad inizio gara e dopo la ripartenza della Safety Car. Allontanato senza neanche dargli la possibilità di una one shot con il DRS. Le Mercedes fanno punti approfittando di ritiri e Safety Car. Lontane più di quello che sembra e con un problema interno che a breve emergerà: Russell non è Bottas.

Forse a Melbourne la Ferrari ha mostrato i suoi lati migliori sotto qualsiasi punto di vista, la massima differenza in termini di gestione delle gomme con una Red Bull difficile, invece, da settare. Ma questa vettura ne ha, ne ha tanto, fino a farla chiamare “Bestia” da un Leclerc che, ora che ha il mezzo, fila come un razzo. Se aggiungiamo i problemi di affidabilità della RB18, con tre ritiri in tre gare, la questione mondiale da complicata, imprevedibile, sognata, diventa incredibilmente concreta, possibile, raggiungibile. C’è poco da girarci attorno: si aspettava un terzo indizio, ora abbiamo una prova e mezzo.

L’Italia è in festa, i media saltano, il carretto è diventato un autotreno pronto ad ospitare, oltre a chi ci ha sempre creduto fermamente, rimanendoci appeso con le unghie e con i denti, anche chi tenta di risaltarci sopra dopo essere scappato. Il 2020 era stato un’agonia, il 2021 nonostante una macchina uguale era stato di risalita e terzo posto, sebbene con distacchi allucinanti in diversi frangenti. Il 2022 era una scommessa, il punto di non ritorno. Della serie che o va bene o salta tutto. Sta andando bene, per fortuna. Le ombre su Binotto riguardavano soprattutto l’accentramento di cariche e responsabilità, forse troppe sulla stessa persona. Ora sembra tutta acqua passata: tra essere un peso o un eroe basta poco tempo, a volte anche una sola gara. È la legge del motorsport che non risparmia nessuno.

Ora serve un carro lungo, lunghissimo. Soprattutto, serve saper contenere la pressione che monterà, l’attesa, le aspettative che schizzeranno in aria da qui in avanti. Prossima tappa Imola: non ci sarà spazio neanche per respirare. Indispensabile saper gestire macchina, piloti, avversari, tifosi in astinenza da anni. Sarà dura, ma l’occasione è di quelle ghiotte. Come non succedeva da tanto.

Immagine: Media Ferrari

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