Il mondiale 2023 della Ferrari parte male in rapporto a se stessa e agli altri
Se c’era un dettaglio sul quale la nuova SF-23 doveva lasciare tranquilli era quello dell’affidabilità. Il tallone d’Achille della F1-75, che l’aveva costretta a risparmiare cavalli e di conseguenza unità, era il punto attorno al quale si è mosso tutto il resto alla fine della scorsa stagione, uscita di Mattia Binotto compresa.
Dopo la prima gara del mondiale 2023 siamo punto e a capo. Prima la sostituzione dell’Energy Store, poi quella della Centralina, infine il ritiro in gara con SF-23 di Leclerc KO a riportare a galla una scena che, nel corso della scorsa stagione, abbiamo visto più volte.
È sempre evidente che parliamo della prima gara, ma le premesse sono tutt’altro che positive in ottica futura. Anche perché, a posteriori, non parliamo di un problema come quello che aveva fermato le Red Bull giusto un anno fa, ma di qualcosa che appare più serio e che conta già in termini di unità utilizzate.
Red Bull, appunto. E questo è un altro grosso guaio. Perché un anno fa la F1-75, diciamo a pieno regime, stava sul passo e anche oltre rispetto alla RB18. Ieri, sul ritmo gara, non c’è stata storia, con l’aggravante che si sapeva e che, per mettere le mani avanti, si era scelto scientemente di sacrificare la qualifica ed una potenziale Pole per avere una gomma fresca in gara.
Una decisione apparentemente lungimirante che, però, si è scontrata contro un doppio stint su gomme soft usate della Red Bull che ha fatto capire molto bene quali siano i rapporti di forza almeno per quanto riguarda il Bahrain.
Una Red Bull che, per voce di Sergio Pérez dopo le qualifiche, aveva a sua volta chiarito di aver sacrificato qualcosa al sabato per essere più prestazionale alla domenica. Si è visto.
Non è certo l’inizio che ci si aspettava dopo un autunno/inverno tumultuoso a Maranello. L’era Vasseur inizia non nel migliore dei modi ma con 22 gare da correre ancora. Il tempo per riprendersi c’è tutto, ma bisogna correre già da ora.
Immagine: Media Ferrari
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