Ferrari, dov’è finito il meraviglioso bianco?

di Alessandro Secchi
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Pubblicato il 5 Luglio 2016 - 19:30
Tempo di lettura: 3 minuti
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Ferrari, dov’è finito il meraviglioso bianco?
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“Questa Ferrari, che dalle aspettative che porta con sé pare condannata a vincere (dettaglio che mette una leggera pressione sulle spalle di chi deve lavorare), dovrà far leva sulle sue novità tecniche se vuole raggiungere la Mercedes, e non su un’ininfluente pennellata di bianco sul cofano motore”.

Era il 19 febbraio ed era questo il pensiero sul tormentone invernale che riguardava la nuova livrea Ferrari. Ci sarà il bianco? Se sì, dove? Insomma, pareva che il destino della SF16-H fosse nelle mani di questo benedetto bianco e sulla sua disposizione sulla carrozzeria della nuova monoposto di Maranello.

Sono passati praticamente cinque mesi da quel giorno e quasi metà campionato. Siamo praticamente al giro di boa e la situazione, rispetto all’anno scorso, è addirittura peggiorata: affidabilità (soprattutto) non al top, decisioni discutibili al muretto e, in parte, ielle (un po’ cercate…) come quella di domenica, con lo scoppio della posteriore destra sulla rossa di Vettel. Si dovrebbe sapere che non si può rischiare troppo con queste coperture.

La stagione 2016, nelle parole e nelle prospettive, doveva essere quella della lotta totale alla Mercedes, e invece ci si trova con un Vettel menomato in classifica da problemi vari, un Raikkonen leggermente migliorato almeno come punti e arrivi a podio ma una situazione globale decisamente peggiorata rispetto alla scorsa annata. La Mercedes fa ancora quello che vuole e può anche permettersi autoscontri tra i suoi galli nel pollaio senza rischiare di essere scalzata dai primi posti nelle due classifiche.

Inutile nascondersi dietro un dito o cercare scusanti: è apprezzabile lo sforzo di avvicinarsi alla Mercedes, cosa effettivamente avvenuta in termini di prestazioni (e direi soprattutto negli spunti in fase di partenza e primi giri), seppur di pochi decimi. Lo scotto da pagare, pesantissimo, è quello delle frequenti rotture. Se aggiungiamo scelte al muretto molto azzardate e poco azzeccate (Australia, Barcellona, Canada, ecco che il risultato finale è completo. C’è una scuola di pensiero secondo cui è meglio una vettura che rompe rischiando di vincere di una affidabile che si piazza sempre bene. Il problema, qui, è che non si vince nemmeno quando non si rompe, addirittura nemmeno quando entrambe le Mercedes si sbattono fuori come a Barcellona…

Alla fine, purtroppo, sono stato involontariamente profetico. Due mesi a parlare di un’inutile livrea sono serviti unicamente a movimentare i social e ad alzare senza motivo le aspettative. A questo punto bisogna fare i conti con una realtà ben diversa rispetto alle attese e che potrebbe, nel breve periodo, portare a dedicarsi più alla prossima stagione che a questa: l’ennesima destinata ad andare, ironia della sorte, proprio in bianco.

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