Il clamoroso tonfo ferrarista in quel di Imola ha risvegliato l’area pessimista del tifo rosso che, dopo 15 anni di attesa, evidentemente non ne può più di vedere mondiali che vengono distribuiti da altre parti senza mai partecipare alla festa. Ovviamente il risultato del GP dell’Emilia Romagna non è quello che ci si attendeva e non è certamente in linea con le potenzialità della F1-75. Ma da qui a gettarsi dal carro sul quale si era appena saliti a Melbourne beh, con calma.
Capisco il desiderio di rivedere una Imola festante sedici anni dopo l’ultima volta in cui il pubblico aveva osannato una vittoria della Rossa. Ma, nella doppietta Red Bull in casa italica, non vedo certamente un ribaltamento del fronte dopo tre gare nelle quali la Ferrari aveva dimostrato di essere superiore (sotto qualsiasi aspetto) alla compagine austriaca. E personalmente, per quanto il mio commento possa risultare impopolare, sono ancora moderatamente convinto che sia così.
No quindi agli inutili allarmismi, in primis per un motivo molto semplice. Il format della Sprint, di suo, è anormale. Meno possibilità di girare, provare le gomme, fare chilometri. Se aggiungiamo il meteo che ha caratterizzato questo weekend, il fattore imprevedibilità ha avuto un ruolo fondamentale. Non ritengo pertanto affidabile al 100%, nell’equilibrio dei valori tra Ferrari e Red Bull, un risultato figlio anche di una valutazione magari non perfetta o meno precisa del solito (per i pochi km percorsi) sugli assetti e sulle configurazioni.
Questo in considerazione del fatto che, nelle tre gare precedenti, si era visto tutto l’opposto. In Bahrain Verstappen, prima del ritiro, aveva faticato a tenere il passo di Leclerc, trovandosi costretto a tentativi di sorpasso al limite per cercare di guadagnare la prima posizione. A Jeddah la vittoria RB è stata figlia della reattività di Max al termine della VSC del DRS, più che della competitività della RB18 rispetto alla Ferrari. A Melbourne, poi, non c’è stata storia e lo sappiamo, al di là del ritiro del Campione in carica.
Se devo dare un giudizio sommario, preferisco basarmi su weekend normali piuttosto che su uno alterato da format e meteo. Ad Imola, sia nella Sprint che in gara, Red Bull è sembrata più in palla sul passo gara, è vero. Alla domenica, però, va tenuto anche conto della partenza sbagliata con Norris e Peréz che hanno fatto perdere tempo prezioso a Leclerc. Altrimenti, probabilmente Charles sarebbe andato via con Max ed avremmo visto una gara forse diversa, con una pressione diversa, con strategie diverse.
Ad esempio, magari non ci sarebbe stato l’azzardo di montare gomme soft a poco più di 10 giri dalla fine, con il risultato che conosciamo nel tentativo di agguantare Pérez. Un errore, quello di Charles, pesante e da evitare. Ma che, nell’economia di un mondiale di 23 gare, ci può stare. Se circoscritto e non più commesso, ovviamente.
Continua la iella di Sainz: dopo l’eccesso di foga in partenza a Melbourne, figlio degli eventi della qualifica, il secondo insabbiamento consecutivo con ritiro arriva ad opera di Ricciardo. Che, nel fine gara, è andato a scusarsi nell’hospitality Ferrari. C’è poco da dire su questo fronte. La speranza è che lo spagnolo abbia già pagato nelle prime quattro gare i conti annuali con la sfortuna.
Ora qualche giorno per ricaricare le pile prima di Miami. Pista sconosciuta e che può rappresentare un’altra eccezione al campionato. L’importante, però, è non fasciarsi la testa prima di romperla. La Ferrari è forte, tanto: tutto quello che deve evitare è diventare nemica di sé stessa ed evitare che chi si trova attorno metta troppa pressione. Al resto, ci penserà la pista.
Immagine: Media Ferrari
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