Brembo

Ferrari, è finalmente la volta buona?

di Alessandro Secchi
alexsecchi83 alexsecchi83
Pubblicato il 11 Aprile 2022 - 17:18
Tempo di lettura: 5 minuti
ARTICOLO DI ARCHIVIO
Ferrari, è finalmente la volta buona?
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È la domanda che, dopo tre gare, si stanno facendo praticamente tutti. È, dopo tanti anni, la volta buona per vedere una Ferrari mondiale?

Dare una risposta certa alla domanda più gettonata dopo il weekend australiano è quanto di più impossibile quando, con tre gare portate a termine, ne mancano la bellezza di 20 per chiudere il conto ad Abu Dhabi.

Se di certo non c’è nulla, possiamo però parlare di sensazioni e giocare col passato per avere un minimo punto di riferimento. La sensazione (mia, personalissima) è che siamo di fronte alla monoposto più forte del lotto per prestazioni ed affidabilità. Per quanto le prove libere contino poco nella lista dei tempi, difficilmente ricordo una Ferrari che al venerdì vede i suoi piloti abbassare i crono di 3/4 decimi alla volta, sostituendosi man mano in cima alla classifica con un Verstappen impiccato anche solo per avvicinarsi. L’odore di una gran prestazione a Melbourne, insomma, c’era già da prima delle qualifiche. Queste e la gara, poi, hanno amplificato la supremazia della F1-75 anche grazie al ritiro della Red Bull #33; che mai e poi mai sarebbe stata in grado di lottare per la vittoria, nonostante Max. Senza dimenticare che, senza la iella del sabato di Sainz, avremmo potuto assistere ad entrambe le rosse sul podio, magari con un 1-2.

In gara Leclerc ha fatto letteralmente quello che ha voluto. Solo sporadicamente, negli ultimi anni, si è assistito a qualcosa di simile, ad una gestione così controllata della vettura e della situazione. Le vittorie che hanno illuso i tifosi nel 2017 e 2018 non hanno mai reso questa impressione di margine sulla concorrenza e, per altro, in alcuni casi sono arrivate per colpi di coda come proprio a Melbourne nel 2018, grazie ad una Virtual Safety Car; quando c’è stata supremazia, non è stata certo per tre gare di fila come visto in questo inizio di 2022. Se Verstappen si era dovuto arrendere in Bahrain dopo una grande lotta, vincendo poi a Jeddah appendendosi al DRS, a Melbourne l’olandese ha capito subito che non ce n’era, già dal venerdì. In gara, con entrambe le mescole, la Ferrari ha mostrato una gestione migliore in ogni momento e Charles ha dato l’impressione di spingere solo quando strettamente necessario, ad esempio ad inizio gara e dopo la ripartenza della SC per mettere la Red Bull del campione del mondo fuori dalla pericolosa zona DRS, per poi gestire con le dovute maniere il vantaggio. Un vantaggio che, indipendentemente da quanto il monegasco spingesse, è stato in aumento costante giro dopo giro.

È la volta buona, quindi? Se dovessi guardare queste prime tre gare direi buonissima, soprattutto alla luce del fatto che un solo team può contrastarla e che questo deve fare i conti con problemi di affidabilità da risolvere. Con una Ferrari così, Red Bull non può permettersi due ritiri in tre gare e questo getta un serio dubbio sin da ora sulla capacità di recupero.

Fa sorridere pensare a quante volte, negli anni scorsi, ci si è lanciati in titoloni trionfalistici senza prima aspettare qualche gara. In alcuni casi anche un primo giro al rallentatore, da filming day, è stato sufficiente per innescare l’innalzamento delle aspettative. Ci sta, siamo il paese di casa della Ferrari e l’attesa è sempre tanta. La Rossa, però, viene da un periodo di digiuno ad ora di 14 anni per quanto riguarda il titolo piloti, con una lista lunga di monoposto pesantemente deficitarie rispetto alla concorrenza: a partire dalla F60 del 2009, iconica vettura usata oggi per le varie esibizioni, passando per la F150° del 2011, la F138 del 2013 e via via con tutte le altre. Solo in cinque occasioni dal titolo di Raikkonen si è andati vicini al titolo o in parte. Il 2008 lo ricordiamo molto bene con gli ultimi secondi decisivi di Interlagos in favore di Lewis Hamilton su Felipe Massa. Poi abbiamo la doppietta 2010/2012, con monoposto non all’altezza della Red Bull in termini di prestazioni, colmate con l’affidabilità e il piede di Fernando Alonso contro un giovane Sebastian Vettel poi vincitore. Infine c’è il biennio 2017/2018, proprio col tedesco al volante, con una Mercedes poi in grado di risalire tecnicamente nella seconda parte di stagione approfittando anche degli errori di pilota (non proprio tutti, forse…) e squadra.

Ecco, se penso alla F1-75 vista nel complesso delle prime tre gare e non solo a Melbourne, la mente non torna al decennio scorso ma al biennio 2007/2008, se non addirittura a qualche tempo prima. Nessuna delle vetture sopra citate mi aveva mai dato una sicurezza costante e quella sensazione (perché qui si parla di questo) di robustezza sotto qualsiasi aspetto. E mi viene da dire che la differenza fatta in gara da Verstappen su Pérez, rispetto a quella di Leclerc su Sainz (almeno nelle prime due gare, la terza non è ovviamente giudicabile e non per colpe di Carlos) abbia in qualche modo mascherato quello che è il vero margine della Ferrari sulla Red Bull. Ma questo, eventualmente, lo scopriremo più avanti.

È ovvio che tutti questi discorsi si fermano ad oggi, 11 aprile, dopo tre gare. E che magari, tra qualche mese, si potrà rileggere tutto questo con un bel sorriso per l’ennesima stagione andata male. Però, mai come questa volta, l’apparenza è diversa, così come l’aria che si respira. Non abbiamo la palla di cristallo ma il passato su cui basarci. E, un inizio così, era proprio da tanto che non si vedeva.

Immagine: Media Ferrari


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