Ferrari, Binotto out adesso? Scelta di pancia per accontentare tifosi (e Leclerc, tramite Vasseur?) con l’incognita di un 2023 già in salita

BlogSeven
Tempo di lettura: 8 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
15 Novembre 2022 - 20:30
Home  »  BlogSeven

Tra notizia e smentita la sicurezza ancora non c’è. Ma l’ipotesi di un Binotto fuori dalla Ferrari non è mai stata così forte

Dopo la bomba lanciata dalla Gazzetta stamattina e la smentita netta della Ferrari di qualche ora dopo, ormai il caso è più che aperto. Mattia Binotto lascerà la Ferrari? Ma, indipendentemente da questo, dovrebbe andare via?

La sensazione è che la smentita Ferrari possa essere un modo per portare avanti la questione, ma che la questione ci sia eccome.

Mettiamo il caso che sia tutto vero e che, effettivamente, Binotto non sia più il Team Principal Ferrari da qui a qualche settimana: sarebbe giusto? Per molti sì. Da quando la Ferrari ha iniziato a perdere terreno dalla Red Bull e poi anche dalla Mercedes, più che altro a causa della TD039, il TP del Cavallino è tornato più che mai sulla graticola dopo qualche gara di tregua all’inizio dell’anno. Le scelte strategiche a tratti suicide in alcune occasioni, sommate ai problemi di affidabilità, non hanno che accentuato l’astio nei suoi confronti da parte dei tifosi, anche in virtù delle strenue difese del Team che lo stesso Binotto ha pronunciato dopo gli episodi più eclatanti.

binotto

Pochi mesi fa avevo provato a tracciare un suo ritratto cercando di mettermi nei suoi panni. Avevo concluso così:

“La butto lì: non vale la pena, forse, lasciare che si provi e magari si sbagli ancora per capire definitivamente dove migliorare in vista del 2023? Certo, se tra un anno saremo ancora qui a parlare delle stesse dinamiche, i discorsi saranno diversi ed anche lo spessore delle critiche, anche nei confronti di Binotto. Ma al primo anno di un nuovo ciclo regolamentare il “tutto e subito, altrimenti fuori” è probabilmente il ragionamento peggiore possibile. E di prove, nel recente passato, ce ne sono state anche abbastanza”.

Ecco, sembra che l’anno non passerà. Ma cosa pagherebbe effettivamente Binotto? Le prestazioni o il danno d’immagine di un Team non capace di prendere decisioni giuste?

Le prestazioni

Se parliamo di prestazioni, va ricordato che la Ferrari è tornata a vincere delle gare e apparentemente lottare per il campionato all’inizio dell’anno dopo due stagioni di digiuno e un 2019 con l’ombra sulla sua Power Unit dell’accordo segreto con la FIA. Insomma, è come dire che era dal 2018 che la competitività della Ferrari ad inizio anno non spaventava gli avversari. Prima dell’inizio della stagione, Binotto aveva detto “È un po’ di tempo che lavoriamo su questa macchina, veniamo da stagioni difficili e questo gruppo, su cui non ho mai avuto dubbi, ha voglia di riscattarsi”.

C’era entusiasmo per l’inizio dell’anno, con la convinzione di aver progettato una macchina buona, ma senza i proclami di mondiale. Si voleva essere competitivi e lo si è stati, almeno fino a quando i problemi di affidabilità non hanno rallentato il passo. Eppure, implicitamente, Binotto aveva fatto capire che l’importante era trovare la prestazione, dicendo “Sapendo che da quest’anno le Power Unit vengono congelate era importante iniziare con una che non abbia uno svantaggio prestazionale rispetto agli altri, possibilmente una anche migliore”.

Le vittorie di inizio stagione hanno inevitabilmente alzato l’asticella delle aspettative in milioni di tifosi che attendono dal 2007 il ritorno del mondiale piloti a Maranello. E, quindi, le prime crepe nell’affidabilità unite ai primi errori strategici, che hanno penalizzato soprattutto Leclerc, hanno propiziato il cambio di umore e portato al calo delle preferenze nei confronti di Binotto. Globalmente, sebbene la stagione sia andata in calando nella sua seconda metà, non si può però dire che non ci sia stato un miglioramento rispetto al recentissimo passato. Il ritorno ad una PU potente era fondamentale, mentre si sarebbe poi lavorato sul renderla costante.

Sempre dalle parole di inizio anno, il Team Principal si era detto convinto che gli sviluppi avrebbero deciso la stagione. E qui ci possiamo aggiungere tranquillamente la Direttiva TD039. La quale sembra aver causato più danni di quanti se ne sarebbero immaginati soprattutto alla Ferrari, che pare essere stata la più colpita dalla novità vista da Spa in poi.

Gli errori e il danno d’immagine

Mattia Binotto ha sempre difeso la sua squadra anche a fronte delle gare dove gli errori sono stati marchiani come a Monaco, Silverstone, Budapest per citare le tre occasioni più lampanti, fino ad arrivare ad Interlagos. Pur ammettendo gli sbagli, la strenua difesa nei confronti dei suoi (con Rueda a capo degli strateghi e destinatario a sua volta di tantissime critiche) ha sì denotato un atteggiamento da Team Player e da perfetto aziendalista. Ma, al tempo stesso, ha contribuito ad aizzare ancora di più le folle che hanno perso il conto dei punti persi per scelte errate al muretto, stante il fatto che l’eliminazione di queste non avrebbe tenuto a galla comunque la Ferrari per la lotta al titolo.

Il capitolo Interlagos, forse, è stato la classica goccia che fa traboccare il vaso non tanto a livello di risultati ma di immagine per il Cavallino. I gestacci e gli strilli nelle qualifiche di Leclerc, unite alla richiesta non concessa di avere in regalo la posizione di Sainz in gara, hanno forse portato il livello di saturazione al massimo sopportabile nelle stanze dei bottoni. Anche se, come abbiamo visto, anche da altre parti l’armonia a volte non è di casa.

Una scelta di pancia?

Anche ammettendo un danno di immagine, non quantificabile ma comunque inferiore ad altri momenti storicamente tragici per il Cavallino (qualcuno ha detto 2010?), l’eventuale decisione di cambiare ora la guida del Team assomiglia più alla scelta di pancia di accontentare le critiche fornendo la classica testa tagliata come prova. Perché, dal punto strategico, si tratterebbe di un’incognita pesante su un 2023 non ancora iniziato.

Cambiare un Team Principal dopo il primo anno di un regolamento tecnico completamente nuovo sarebbe come sconfessare anche ciò che è stato fatto in questa stagione, che abbiamo visto non essere tutto da buttare. Al tempo stesso, minerebbe parte del lavoro in vista del prossimo anno: ad un nuovo Team Principal corrispondono nuove procedure, possibilmente nuovi collaboratori ed ingegneri ed un cambio di rotta rispetto al passato, con una possibile perdita di tempo sul lavoro da svolgere dovendo prendere in mano un progetto sviluppato con una filosofia magari diversa.

Soprattutto, non è automatico che cambiare il Team Principal sia la soluzione definitiva ai problemi della Ferrari e la storia della Scuderia negli ultimi 14 anni, dalla vittoria dell’ultimo titolo costruttori, lo ha dimostrato più di una volta.

L’influenza di Leclerc

binotto

Giusto ieri sera scrivevo del malcontento di Leclerc e del rischio di perderlo se l’anno prossimo la situazione non dovesse cambiare. Ecco: un cambio di Team Principal, se da un lato potrebbe migliorare le dinamiche interne (così come potrebbe aggravare la situazione), dall’altro potrebbe prolungare ulteriormente l’attesa di avere tra le mani una monoposto vincente per tutta la stagione, che ricordo sarà nel 2023 la quinta per Charles a Maranello.

Può avere influito il nervosismo poco represso del monegasco a prendere una decisione drastica, anche con l’influenza del suo manager Nicholas Todt? Se sì, significherebbe che le cose sono più gravi del previsto a livello di dinamiche interne e che sin da Monaco qualcosa si è incrinato, soprattutto se pensiamo ai casi in cui Leclerc ha perso punti anche rispetto al compagno di squadra Sainz per colpa di strategie non corrette.

Il nome di Vasseur

frederic-vasseur

Il nome rimbalzato subito per il ruolo di Team Principal al posto di Mattia Binotto è quello di Frédéric Vasseur, attuale TP di Alfa Romeo e, in passato, fondatore del team ART Grand Prix insieme a Nicholas Todt, agente di Leclerc. Team per il quale ha corso, incidentalmente, proprio Charles in GP3. Da qui si può capire quanto la scelta dell’ingegnere francese potrebbe essere consona all’obiettivo di mettere definitivamente il monegasco al centro del progetto Ferrari; senza più la confusione tra prima e seconda guida, lasciandolo tranquillo e più a suo agio. Ci sarebbe eventualmente, poi, da gestire la figura di Carlos Sainz e le garanzie di parità di diritti ricevute in passato. Lo spagnolo ha un contratto fino al 2024, ma sarebbe un problema evidentemente successivo alla nomina del nuovo TP.

Come andrà a finire? Difficile da sapere: intanto c’è da capire chi ha ragione tra notizia e smentita. Un passo alla volta, poi, il puzzle si comporrà chiarendo dubbi e prospettive future.

Personalmente credo che un cambio ora sarebbe pericoloso in ottica futura: sta a John Elkann, a quanto pare, assumersi questo rischio. Cambiare gestione, è bene ricordarlo, non è facile come un giro veloce con un pit a due giri dalla fine.

Immagine: Media Ferrari

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA

I Commenti sono chiusi.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO