Felipe, ragione o torto la sua? Coerenza o meno la nostra?

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
31 Marzo 2014 - 23:35
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“Ok Felipe, Valtteri is faster than you. Do not hold him up!”.

A volte ritornano. E a volte l’esperienza suggerisce reazioni diverse. Oppure opinioni, diverse.

Hockenheim 2010, Sepang 2014.

Messaggio identico, squadre diverse, compagni diversi, reazioni all’input diverse, opinioni successive diverse.

Nel 2010 Felipe è primo in Germania, e dopo aver opposto resistenza a due tentativi del compagno (inclusa lamentela via radio, esattamente come quella di ieri di Bottas) arriva l’ordine dai box: “Fernando is faster than you”. Felipao accetta, evidentemente malvolentieri, e da lì sparisce da qualsiasi dimensione di pilota. L’opinione pubblica si schiera in favore dell’ordine di scuderia. D’altronde Felipe è una pippa, deve lasciare spazio in ottica mondiale al capo squadra, che con quei punti potrebbe vincere il mondiale. Non succede.

Ieri si ripete il messaggio, addirittura con gli stessi termini, e già qui a Felipe saranno girate a trecento all’ora. Nessuna ottica mondiale per il compagno, che evidentemente non è Alonso, e due miseri punti di differenza. Qualcuno mormora che Bottas sarebbe stato capace di acchiappare Button, ma è ipotesi molto remota. Di fatto, Felipe se ne sbatte allegramente dell’ordine e rimane nella sua posizione. Opinione pubblica, per la maggiore, schierata con Felipe, questa volta, e contro “l’assurdo” team order.

Ho sempre sostenuto (e sono sempre stato attaccato per questo) che Felipe non dovesse consegnare la posizione nemmeno ad Alonso, ai tempi. E ho sempre sostenuto che il team order da parte della Ferrari fu un errore non da poco, non tanto rispetto all’episodio specifico ma soprattutto in prospettiva futura. I 7 punti consegnati ad Alonso sancirono la morte psicologico-sportiva di Felipe da quel momento in poi. Resterò sempre convinto che lasciando la vittoria di quel GP a Felipe, il brasiliano, a quel punto ristabilito psicologicamente dopo l’incidente di Budapest, avrebbe riacquistato le sue motivazioni al 100% e sarebbe stato in grado di “mangiare” quei 7 punti qua e là agli avversari, da lì al finire di stagione. Per questo, se tecnicamente parlando il team order sul momento poteva essere considerato lecito, in ottica futura e umanamente parlando secondo me è stato di pessimo gusto.

Veniamo a ieri. Certo non si lottava per una vittoria, si era alla seconda gara, ma il team order Williams, al di là di quanto si dica, un senso “tecnico” l’aveva, o almeno è quello che è stato raccontato. La squadra ha infatti spiegato successivamente che le temperature di Felipe erano troppo alte, Valtteri aveva gomme fresche contro le usate di Button. In teoria, se Felipe l’avesse fatto passare, avrebbe potuto quanto meno provare ad avvicinarsi a Button, e se non ci fosse riuscito Felipe sarebbe stato libero di riprendersi la posizione.

Se questa era la condizione, non sarebbe stato semplice riferirla a Felipe e SPIEGARE cosa il team avesse intenzione di fare, invece di utilizzare la medesima frase per far passare il compagno? Voglio dire, immaginatevi cos’avrà pensato il brasiliano ascoltandola. Non farsi passare era il minimo che potessero aspettarsi, senza spiegarne le motivazioni e tranquillizzare il loro pilota. Sempre che le giustificazioni e le motivazioni non siano state inventate ad hoc nel post gara per non appesantire l’atmosfera.

A questo punto, per non saper né leggere né scrivere, Felipe credo abbia fatto comunque bene a far finta di niente, anche se non so quali saranno le eventuali rimostranze che gli verranno rinfacciate. Ma ci sono alcune domande che mi pongo. Se non si fosse fatto da parte 4 anni fa, quali sarebbero state invece le reazioni? Cosa avrebbero pensato i tifosi Ferrari, cosa avrebbe pensato la Ferrari? E se si fosse fatto da parte ieri, quale sarebbe stato il giudizio?

Probabilmente e personalmente, la mia opinione è che 4 anni fa sarebbe stato crocifisso in sala mensa. E, se si fosse fatto da parte ieri, sarebbe stato ritratto come uno povero pollo, succube anche nella squadra che avrebbe dovuto garantirgli un ruolo da leader. Perché siamo (tutti) schiavi dei colori e delle situazioni.

Siamo sicuri che le nostre idee e le nostre opinioni siano sempre limpide e non influenzate da fattori esterni come la squadra, il compagno e tutto quello che gira intorno?

Il mio sogno impossibile resta sempre lo stesso. Colorare tutti di nero e leggere i commenti a fine gara. Gustandomi un pacchetto di pop corn di fronte a commenti che mai leggerei se tutti avessimo idea di chi stiamo giudicando.

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