Il “fantasma” della Peraltada

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Tempo di lettura: 2 minuti
di Andrea Ettori @AndreaEttori
30 Ottobre 2015 - 10:00
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Era il 22 Marzo del 1992 quando la Formula 1 disputava l’ultima gara in Messico prima del ritorno nel calendario in questa stagione. Un’attesa durata 23 anni, passati tra difficoltà economiche e poche gare.

Ora però tutto è cambiato. Con un circuito modernizzato dalla penna del solito Tilke che però ha disegnato, anzi cancellato, l’anima e il vero cuore dell’ Hermanos Rodriguez: la curva Peraltada.

Una piega di 180° gradi a destra capace di mettere i brividi solo a guardarla. L’immagine simbolo di una pista che nel corso degli anni ha visto i più forti vincere, sorpassarsi e anche “schiantarsi” su un asfalto che non poteva definirsi tale.

Ayrton nel 1991 si mise la sua Mclaren “per cappello” cercando di sfidare la Peraltada, con un incidente ben più drammatico e spettacolare di quello che ce l’ha portato via nel 1994 ad Imola.

Warwick nel 1987 e Alliot nel 1988 videro le loro rispettive Arrows e Larrousse distruggersi contro le barriere della Peraltada, ma fortunatamente possono raccontarlo ancora oggi.

Questa curva però così “dura” è stata anche il teatro di momenti spettacolari, che hanno scritto la storia di questo sport. Il sorpasso di Mansell all’ultimo giro del Gp del 1990 con la sua Ferrari all’esterno della Mclaren Honda di Berger è ancora negli occhi dello stesso Gerhard e di noi appassionati.

Ora che la Peraltada non esiste più, sostituita da c’è uno stadio (bello da vedere ma dannatamente triste per noi) e una zona di circuito simile più ad una pista per automodelli elettrici, il suo “fantasma” aleggia nell’aria.

Sono sicuro che ogni pilota in griglia penserà a quella curva, a quella piega a destra così dannatamente dura e da palle vere. Così come ogni appassionato, compreso il sottoscritto, lo farà appena le Formula 1 scenderanno in pista.

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