Il testa a testa tra l’olandese e il britannico sarà il filo conduttore di questi ultimi sei appuntamenti iridati
Dopo quattro settimane in cui a farla da padrone sono state le notizie extra-pista, come il recente ingaggio di Liam Lawson in Visa CashApp RB al posto di Daniel Ricciardo e le diverse speculazioni intorno alla gestione americana di Liberty Media, la Formula 1 torna a fare sul serio e si prepara al suo ultimo quarto di stagione, diviso tra il continente americano e il Medio Oriente. Al termine delle due triplette Austin-Città del Messico-Interlagos e Las Vegas-Lusail-Yas Marina ci sarà dunque consegnato il nome del Campione del Mondo 2024.
Questo è, già di per sé, una novità rispetto al 2023. L’anno scorso infatti, con sei gare ancora da disputare, Max Verstappen poteva fregiarsi con largo anticipo della sua terza corona iridata, mentre ad oggi la sfida per il fuoriclasse olandese non sembra più così semplice e priva di avversari. Ci sono Lando Norris, fresco vincitore del GP di Singapore, e la McLaren, la quale può ora vantare un vantaggio tecnico importante nei confronti dei diretti rivali, pronti a mettere i bastoni tra le ruote all’attuale leader della classifica mondiale. Se per la graduatoria Costruttori il discorso appare quasi del tutto chiuso, con 41 punti a separare la squadra di Woking dalla Red Bull e la possibilità che questo divario vada ad aumentare ulteriormente nel corso dei prossimi appuntamenti, in quella riservata agli eroi dei tracciati di tutto il mondo regna ancora l’incertezza.
C’è da fare una premessa: dal GP di Miami, ovvero dal momento che si può definire decisivo per la crescita esponenziale del team guidato da Andrea Stella, il divario tra Verstappen e Norris si è assottigliato di un singolo punto. Erano 53 le lunghezze di vantaggio del numero 1 dopo la trasferta in Florida, sono 52 adesso alla vigilia della gara di Austin. Ciò significa che, nonostante una supremazia tecnica più volte evidenziata, in casa McLaren non si sono mai realmente ottimizzate tutte le occasioni avute a disposizione, tra errori del muretto e del loro pilota di punta. L’inerzia, dopo una parte centrale di campionato non certo esaltante in termini di guadagno in classifica, pare ora totalmente dalla parte di Norris, se parliamo però di chance concrete di battere Verstappen in ogni singolo weekend. Spostandoci sul discorso assai più spinoso del recupero cospicuo gara per gara, la situazione inizia a complicarsi.
Probabilmente, la terra texana sarà fondamentale per il britannico. La prima delle due tappe americane ancora in programma, sulla carta, dovrebbe rappresentare per il numero 4 e la sua squadra una splendida occasione per accorciare ulteriormente il divario dal Campione in carica, probabilmente anche sotto i 40 punti, se tutto andrà secondo i loro piani. Lo scenario ideale per Lando, in un fine settimana condito anche dalla presenza della prima delle tre Sprint Race ancora in calendario, sarebbe rappresentato da due sue vittorie, sia al sabato che alla domenica, e da un’assenza dal podio da parte di Super Max in entrambe le occasioni. Calcoli alla mano, in caso di quarta posizione finale in ambedue gli eventi per l’olandese, il suo cuscinetto di sicurezza sarebbe ridotto a 35 punti. In questo modo, a Norris “basterebbe” trionfare in tutte le tappe rimaste, gare brevi comprese, con non più di due giri veloci concedibili al diretto rivale, per potersi fregiare dopo Abu Dhabi di un maggior numero di vittorie all’attivo in quello che sarebbe un incredibile esito perfettamente alla pari. Incredibile, però, nel vero senso della parola.
Viene infatti difficile immaginarsi un Norris sempre al top e sempre lontano da errori e sbavature di ogni tipo. Così come, in egual misura, risulta complicato pensare ad un Verstappen che, almeno in un’occasione, non riesca a mettere prepotentemente il muso davanti al rivale, soprattutto in terreni di caccia da lui prediletti come il Messico. Sarebbe sufficiente una discrepanza all’interno dello scenario descritto in precedenza per farlo crollare immediatamente. Ed ecco che allora, ad entrare in gioco, sono altri interrogativi, come quello relativo alla gestione della pressione. Campo, questo, in cui il fenomeno della Red Bull ha affinato le sue doti più e più volte nel corso degli anni e nel quale, di conseguenza, potrebbe partire con un vantaggio non trascurabile.
Facciamo finta che vada tutto come sognato da Lando e dalla McLaren. Immaginiamoci la classifica antecedente la tappa degli Emirati Arabi Uniti, l’ultima della stagione, nella quale Norris si trova a sole 7 lunghezze da Verstappen. Prima di Yas Marina, nessun altro che non fosse il nativo di Bristol è salito sul gradino più alto del podio. Il giro veloce conta poco per Max, se il suo avversario dovesse transitare primo sotto la bandiera a scacchi. Il pilota papaya sarebbe in grado di far filare tutto liscio? Sarebbe in grado di non cedere all’immensa pressione che, inevitabilmente, si ritroverebbe addosso in un quadro simile? Un discorso come questo, in realtà, si può fare benissimo per tutte le altre gare.
Da Austin in avanti, Norris è impossibilitato a commettere la benché minima sbavatura. Il compito a cui è chiamato il classe ’99 è quello di non guardarsi mai indietro, di tenere la testa bassa e china verso il proprio obiettivo, stando comunque attento a non sbatterla su spigoli pericolosi come quello delle partenze (soltanto a Singapore Lando ha chiuso il primo giro al comando dopo aver fatto segnare la Pole Position) o degli errori in momenti cruciali, come possono esserlo la qualifica o il rientro ai box, un sorpasso ai danni dello stesso Verstappen o un’eventuale lotta con il compagno Oscar Piastri. L’olandese, dal canto suo, pur essendo consapevole di non essere più alla guida della monoposto migliore del lotto, sa di dover fare esattamente ciò che ha fatto finora, ovvero portare a casa il massimo risultato possibile. Può esserlo un sesto posto, come lo è stato a Monza, giornata in cui Norris è stato battuto sia da Charles Leclerc che dal giovane australiano, ma anche un secondo a venti secondi di ritardo, come a Zandvoort e a Singapore.
Ognuno dei due contendenti ha a disposizione le proprie armi da sfruttare nel confronto diretto con l’avversario. Entrambi hanno anche scivoloni da evitare e dirupi davanti a sé dai quali sarebbe molto meglio tenersi lontani. Una cosa sola è certa: un Mondiale così, a marzo, ce lo potevamo soltanto immaginare. Oggi invece è tutto vero. Da un lato, un Verstappen non più così dominante, orfano di una vettura stellare e costretto spesso a lottare da solo contro tre o quattro rivali, ma comunque fortissimo sul piano mentale, solidissimo anche nei momenti più delicati. Dall’altro, un Norris mai così determinato a realizzare il suo sogno, forte di una McLaren che tanto competitiva non si vedeva da 12 anni a questa parte, ma obbligato a lasciarsi definitivamente alle spalle quei fantasmi a causa dei quali, da giugno in avanti, non è riuscito a mettersi ora nella condizione di essere un po’ più vicino all’amico-rivale. Da questo weekend, partirà il rush finale che ci consegnerà il nome e il cognome del padrone di questa F1 2024. Chiunque sarà, noi non vediamo l’ora di raccontarvelo,
Immagine di copertina: Media Red Bull
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