F1 | Storia del Gran Premio di Gran Bretagna

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Francesco Ferrandino
6 Luglio 2016 - 16:00

La prima edizione del Gran Premio britannico si disputò sulla pista che costituisce il luogo di nascita dell’automobilismo inglese, vale a dire Brooklands, il primo impianto sportivo permanente al mondo specificamente dedicato alle corse automobilistiche. Nella prima edizione, svoltasi nel 1926, Senechal e Wagner portano la Delage alla vittoria. La Casa francese fa il bis l’anno successivo quando il dominatore della stagione 1927, Robert Benoist, viene seriamente impegnato dalla Bugatti del nostro Emilio Materassi (poi ritirato).

Negli anni successivi, l’unica gara inglese di rilievo internazionale sarà il Gran Premio di Donington, ma bisogna aspettare una ventina d’anni, nel 1948, per vedere nuovamente il Gran Premio di Gran Bretagna nel calendario agonistico, che viene disputato per la prima volta a Silverstone: vince Gigi Villoresi su Maserati, mentre l’anno successivo il barone svizzero de Graffenried ottiene, con un po’ di fortuna, la vittoria più prestigiosa della sua carriera. Esattamente trent’anni dopo un altro svizzero, Clay Regazzoni, trionferà sulla stessa pista ottenendo la sua ultima vittoria ma anche la prima per il team Williams in Formula 1.
Nel 1950 viene istituito il Campionato Mondiale Piloti, ed è ancora un italiano a vincere, Nino Farina su Alfa Romeo che a fine anno sarà anche il primo campione del mondo. La Casa milanese, dominatrice in quegli anni, subisce la prima storica sconfitta proprio a Silverstone l’anno successivo, ad opera della Ferrari, che con l’argentino Gonzalez (scomparso nel giugno 2013) ottiene la prima vittoria iridata della sua storia.

La Ferrari domina anche gli anni successivi con una doppietta del grande Alberto Ascari (finora l’ultimo italiano a vincere la gara d’oltremanica) mentre nel 1954 è ancora Gonzalez ad ottenere un’altra vittoria “storica” per Maranello: infatti il corpulento sudamericano batte le fortissime Mercedes che due settimane prima avevano debuttato con una schiacciante affermazione in Francia. La stella a tre punte si prenderà la rivincita l’anno successivo, con Fangio che lascia vincere il giovane Moss, alla sua prima vittoria nel Mondiale, stavolta sulla pista di Aintree che fino al 1962 si alternerà con Silverstone. Proprio ad Aintree nel 1957, per la prima volta una gara iridata viene vinta da un’auto inglese, la Vanwall, per di più guidata da un pilota di casa, anzi due, visto che Brooks, in non perfette condizioni fisiche, cede la vettura al compagno Moss.

Da questo momento in poi, diverrà evidente la prevalenza di vetture e piloti di scuola inglese, si pensi alla doppietta di Jack Brabham nel 1959-60, preludio ai suoi due titoli mondiali con la Cooper a motore posteriore, oppure alle cinque affermazioni di Jim Clark tra il 1962 e il 1967. Dal 1964 Silverstone si alterna col bellissimo ma difficile circuito di Brands Hatch, dove Jo Siffert quattro anni dopo coglie con una Lotus la sua prima vittoria ma anche l’ultima per il team privato di Rob Walker. Spettacolare il duello tra Rindt e Stewart nel 1969 tra le curve di Silverstone: vincerà lo scozzese che si ripete anche due anni dopo. Rindt invece prevale nel 1970 a Brands, aiutato dall’incredibile panne di benzina che colpisce Jack Brabham (1° sul circuito londinese nel 1966) all’ultima curva.
Nel 1975 un nubifragio colpisce il Gran Premio: tra caotici cambi gomme e varie uscite di pista, la gara viene sospesa, ma mentre è chiara la vittoria di Fittipaldi (1° anche nel 1972), ci vogliono ben tre giorni per ufficializzare l’intero ordine di arrivo. Nel 1976 la vittoria della McLaren di Hunt viene annullata dopo due mesi su ricorso della Ferrari (che si ritrova vittoriosa a tavolino con Lauda, primo su McLaren anche nel 1982 e nel 1984, sempre a Brands). Hunt comunque l’anno successivo vince senza discussioni, nel giorno di due debutti particolari: quello della Renault con l’inedito (in Formula 1) motore turbocompresso, e quello del canadese Gilles Villeneuve.

Nel 1978, a Brands Hatch, con Reutemann la Ferrari torna alla vittoria in terra inglese (non accadeva dal 1961 con von Trips), mentre nel 1981 l’affermazione di John Watson a Silverstone segna una svolta per la tecnica costruttiva delle monoposto da Gran Premio: la sua McLaren, progettata da Barnard, è la prima con telaio in carbonio, elemento tutt’ora utilizzato nella costruzione delle vetture di Formula 1. L’edizione del 1986 sarà l’ultima per il circuito di Brands Hatch: vittoria di Nigel Mansell su Williams Honda dopo una lotta col coltello tra i denti con il compagno-rivale Piquet, dopo che alla prima partenza una enorme carambola pone fine alla carriera di Jacques Laffite, che aveva appena agganciato Graham Hill (mai vittorioso nella gara di casa) a quota 176 GP disputati (un record per l’epoca). Mansell si ripete nel 1987 a Silverstone, e sempre contro il nemico in casa Piquet, annichilito da uno spettacolare sorpasso alla Stowe a due giri dalla fine. Nigel vincerà altre due volte la gara di casa (1991-1992) a bordo della sua Williams Renault, sempre tra il tripudio del pubblico inglese.

Più ancora di Mansell, un autentico specialista del circuito del Northamptonshire è Alain Prost, vittorioso per ben cinque volte tra il 1983 e il 1993. Il suo storico rivale, Ayrton Senna, trionfa sull’ex aeroporto soltanto nel 1988, quando un autentico nubifragio induce Prost ad abbandonare la gara. Nel 1994, in un’edizione dilaniata dalle polemiche per la bandiera nera ignorata dalla Benetton di Schumacher, Damon Hill ottiene la vittoria che al padre era sempre mancata. I due saranno protagonisti l’anno successivo di una collisione che eliminerà entrambi spianando la via al primo successo nella massima serie di Johnny Herbert. Dopo la doppietta di Jacques Villeneuve nel 1996-97 con la Williams Renault, resta memorabile la vittoria di Schumacher nella bagnatissima edizione 1998: vistosi comminare uno stop&go a tre giri dalla fine, il tedesco rientra ai box per scontare la penalità proprio all’ultima tornata, tagliando il traguardo in pit lane, e vincendo così il Gran Premio. Una furbata escogitata al muretto Ferrari sfruttando un buco del regolamento.

Nei due anni successivi lo scozzese Coulthard porta alla vittoria la sua McLaren Mercedes (prima al traguardo anche nel 2001 con Hakkinen e nel 2005 con Montoya). Dal canto suo, Schumacher si ripete nelle due stagioni di massimo dominio ferrarista (2002 e 2004): in mezzo va ricordata la vittoria del suo compagno in Ferrari, Barrichello, che nel 2003 compie una delle sue corse più belle andando a vincere un’edizione caratterizzata dall’invasione di pista da parte di uno spettatore, Neil Horan, sull’Hangar Straight che causò l’ingresso della Safety Car. L’ultimo pilota di casa a vincere è stato Lewis Hamilton su McLaren Mercedes nel 2008, al termine di una gara dominata sotto la pioggia.

Anche gli altri campioni del mondo in attività vantano almeno una vittoria a Silverstone, come Raikkonen su Ferrari nel 2007 proprio nei giorni in cui stava esplodendo il caso della spy-story, e Vettel nel 2009, mentre Fernando Alonso ha al suo attivo l’affermazione del 2006 con la Renault bissata nel 2011 con la Ferrari nell’unica gara stagionale in cui i team decisero di vietare l’uso degli scarichi soffianti nei diffusori, suggellando con una vittoria il sessantesimo anniversario della prima affermazione di Maranello in Formula 1, proprio sulla stesso circuito. Va segnalato anche l’ottimo ruolino di marcia dell’australiano Webber, che negli ultimi quattro anni ha vinto due volte, nel 2010 e nel 2012, piazzandosi sul podio nelle altre due occasioni. E’ di Nico Rosberg, su Mercedes W04, l’affermazione del 2013 al termine di un Gran Premio quasi grottesco, segnato dall’esplosione di ben 5 pneumatici, una di queste proprio ai danni di Lewis Hamilton che nei primi giri era saldamente al comando della gara. Hamilton, però, si è rifatto alla grande. Da quattro stagioni è infatti lui il re di Silverstone con quattro successi consecutivi tra 2014 e 2017.

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