25 anni fa la giornata che tutti i tifosi della Rossa e di Michael Schumacher attendevano da tanti anni. Il ritorno sul tetto del mondo
Ecco la terza parte del nostro Speciale sull’anniversario del mondiale 2000 della Ferrari e di Michael Schumacher. Esattamente 25 anni fa si compiva la storia. Leggi la prima parte. Leggi la seconda. Buona lettura.
Siamo arrivati al weekend del 6/7/8 ottobre 2000. La Ferrari ha, per le mani, il primo match point per chiudere finalmente, dopo 21 anni, il digiuno da titolo mondiale piloti. Per la quarta volta in quattro anni un pilota della Rossa è in lizza per il titolo.
Michael Schumacher non ci è riuscito nel 1997 e 1998, Eddie Irvine ha fallito nel 1999. Il 2000 può, deve, essere l’anno buono e, a provarci per la terza volta, è il tedesco, reduce da due vittorie importantissime a Monza ed Indianapolis. La matematica gioca a favore della Rossa come non era successo negli anni precedenti. Bastano due secondi posti tra Suzuka e Sepang per vincere il titolo, ma l’ansia si può letteralmente vendere a panetti viste le esperienze passate.
[Gianfranco Mazzoni] “Io in Giappone andai con una compagnia tedesca. Quando scendemmo dall’aereo stavano scaricando le valigie e vedemmo che, in mezzo alla nostre, c’erano migliaia e migliaia di bandiere impacchettate della McLaren-Mercedes. Noi poi andammo a Suzuka e fu un weekend stranissimo, perché il venerdì ci fu il terremoto. Durante le prove ci fu una scossa pazzesca e qualcuno fuggì. Io rimasi là e dissi che la terra vibrava perché passavano le macchine e invece era la botta di terremoto…“.
Le due sessioni di prove libere vedono Schumacher e Hakkinen alternarsi al comando. Il tedesco guida la prima sessione in 1:37.728 con sei decimi di vantaggio sull’avversario e 8 sul compagno Rubens Barrichello. Nella seconda il finlandese prevale in 1:37.037 con un decimo abbondante di vantaggio su Schumi e due decimi su Jenson Button, quell’anno al debutto con la Williams.
[Mazzoni] “Il sabato poi ci fu una qualifica che fu spettacolare, la differenza tra Schumacher e Hakkinen erano pochi millesimi, nove e oltretutto ogni volta che uscirono fecero la pole in alternanza tutte le volte fino praticamente alla fine. Io credo che questa sia stata una delle più belle qualifiche che abbia commentato. Mi ricordo che eravamo tutti con tanta adrenalina addosso”.
Tutto vero. Il sabato di Suzuka 2000, a vederlo ancora adesso, rappresenta l’esaltazione massima di una sessione di qualifica, probabilmente la più intensa dell’era dei 12 giri a disposizione per pilota. Che, nella normalità, significavano quattro assalti al cronometro nei quali cercare di migliorarsi sempre di più. Il primo tempo importante arriva da parte di Schumi alla mezz’ora, in 1:36.094, limando mezzo secondo abbondante dal crono di David Coulthard. Da qui la lotta sarà solo tra lui e Hakkinen. Il finlandese arriva poco dopo e si ferma a 74 millesimi dal tempo del tedesco. Mika ci riprova dopo una decina di minuti e, stavolta, abbassa il tempo della Pole a 1:36.017, per 77 millesimi. A un quarto d’ora dal termine torna in pista Schumi e migliora ancora: 109 millesimi in meno in 1:35.908.
Non è ancora finita. A 10 minuti dal termine Hakkinen ci riprova: nei primi due settori è sopra di una manciata di millesimi ma, nel terzo, con un colpo di reni riesce ad abbassare ancora una volta, di 74 millesimi, il tempo del tedesco. Michael parte per il suo ultimo tentativo a meno di quattro minuti dal termine. +0.039 al primo settore, -0.012 al secondo, -0.009 sul traguardo. È Pole, sì, ma l’ultimo colpo in canna ce l’ha Hakkinen. Il finlandese parte per il suo giro a mezzo minuto dal termine delle qualifiche, con addosso gli occhi del mondo. Mika passa con due millesimi di vantaggio al rilevamento del primo settore, con 88 di ritardo al secondo e chiude con 193 di ritardo, non migliorando il suo tempo.
Adesso è davvero Pole per Schumacher e la Ferrari, dopo una sessione al cardiopalma, un rimbalzarsi di migliori tempi sul filo dei millesimi. Il tedesco ha ottenuto la prima posizione con tre tentativi, risparmiando un treno di gomme nuove per la domenica. La prima parte del lavoro è fatta ma il passato, troppe volte, ha insegnato che c’è poco da esaltarsi.
[Mazzoni] “La sera del sabato restai in circuito fino a tardi. Notai che Schumacher non andò a cena al ristorante come facevano tutti gli altri piloti ma rimase lì con la squadra fino alle 21.30. Accennavano dei sorrisi però erano tutti molto tesi. La mattina in albergo, molto presto, c’erano già persone di Ferrari, soprattutto del marketing e alti ingegneri. C’era anche Ross Brawn, stavamo facendo colazione ma nessuno parlava, era una cosa irreale.
Andai a piedi in circuito passando in mezzo al pubblico. Il colore predominante era il rosso, c’erano bandiere, cappellini. Arrivati di fronte ai cancelli c’erano delle persone a dare le bandiere omaggio della McLaren. Quelle che avevano visto dall’aeroporto… La considerazione qual era? Che loro dovevano far venire le bandiere dalla Germania. La Ferrari non ne aveva bisogno, perché dove andavano nel mondo c’era gente che si portava una bandiera da casa”.
[Ignazio Lunetta] “In quel periodo si lavorava a casa a preparare la macchina e quando si arrivava al GP si dovevano tarare solo alcuni parametri per gestire poi la gara strategicamente; come decadimento gomma, effetto peso. Etc. Il programma di prova era finalizzato ad avere informazioni per la gestione della gara più che a trovare l’assetto perfetto. Quello si faceva a casa e in pista si portavano solo piccoli aggiustamenti”.
Domenica 8 ottobre. Il via della gara è previsto alle ore 14:30 locali, le 7:30 italiane, con Michael Schumacher in Pole davanti al suo rivale per il titolo Mika Hakkinen con la McLaren. In Italia l’attesa è incredibile e la programmazione della RAI copre praticamente tutta la notte per accompagnare i tifosi fino al via del Gran Premio del Giappone.
Lo Speciale che va in onda sulla TV nazionale si chiama “La lunga notte rossa” ed inizia alle 0:49. Mentre in pista a Suzuka ci sono Gianfranco Mazzoni, Ivan Capelli, Giorgio Piola ed Ettore Giovannelli, in studio troviamo Ezio Zermiani, Roberto Boccafogli, Mario Poltronieri e Gianfranco Palazzoli. In collegamento da Maranello, Massimo Facchini si trova in mezzo alla marea di tifosi pronta a seguire la gara da un maxischermo preparato come già successo in passato.
Questo lungo accompagnamento verso il via della gara racconta il film del mondiale con analisi, approfondimenti ed interviste speciali, di cui una all’avversario di Schumi per il titolo. Tra gli intervistati compare la figura dell’allora ultimo titolato Ferrari, Jody Scheckter, con la speranza che quel 1979 venga nominato ancora per poco. Giorgio Piola, invece, con i suoi disegni analizza la F1-2000, la monoposto che ha portato la Ferrari a lottare per il titolo in quella stagione. Non manca una chiacchierata con il grande, grandissimo Mauro Forghieri.
Nel corso dello Speciale va in onda anche la mezz’ora di warm-up della domenica mattina, che parte alle ore 3:00 italiane. La sessione di rifinitura in vista della gara vede Schumacher chiudere con il miglior tempo in 1:38.005, con mezzo secondo di vantaggio su Hakkinen e sette decimi su Barrichello.
Alle 7:00, mezz’ora prima del via, inizia su Rai 1 “Pole Position”, con Oscar Orefici e Prisca Taruffi. Ormai manca poco al via della gara che può segnare la storia. L’ansia è ormai alle stesse: in pista, ai box, a Maranello, nelle case di quasi otto milioni di telespettatori pronti davanti alla TV di prima mattina. Numeri di ben altro ordine rispetto a quelli a cui siamo abituati oggi.

A Suzuka il cielo è nuvoloso. Tra le tante insidie di una domenica che può diventare storia c’è la possibilità che inizi a piovere, come ad aggiungere variabili alle preoccupazioni di un match point del genere. Si parte per il giro di ricognizione e i battiti salgono alle stelle. Michael e Mika si fermano sulle loro piazzole, si girano uno verso l’altro, quasi a cercarsi, prima di dare il via alle ostilità. Uno start che fa sudare subito freddo il popolo rosso.
Hakkinen parte meglio, Schumi lo chiude ma la McLaren sfila verso la prima curva in testa. Un copione già visto in passato ma che era da evitare almeno stavolta. Il replay dall’elicottero mostra che, più che brutta la partenza della Ferrari, è stata fulminea quella della McLaren anche rispetto a tutti gli altri.
[Mazzoni] “Iniziò la corsa e Hakkinen bruciò Schumacher. E si riproposero un po’ i fantasmi del passato, come è successo nel 1998 quando si spense il motore di Schumacher e si perse il Mondiale. Vennero fuori tutte queste ansie”.
Lo scoramento iniziale viene mitigato dal distacco che la Ferrari mantiene dalla McLaren. Schumi resta ad un secondo da Hakkinen nei primi passaggi, mentre gli altri spariscono letteralmente dai radar. Alla fine del 22° giro, quando la MP4/15 impegna la corsia dei box per la prima sosta, Hakkinen ha due secondi e quattro decimi di vantaggio sul suo rivale. La sua sosta è di 6.8 secondi per cambiare gomme e rifornire: ora si attende la fermata di Schumi che arriva subito, al passaggio successivo.
[Mazzoni] “Ci rendemmo conto che la gara si sarebbe decisa ai pitstop. Ai primi non successe niente, però ci fu una grande intuizione di Ross Brawn, che conosceva benissimo le caratteristiche di Schumacher. Fece caricare un po’ più di benzina in modo che al secondo pitstop dovessero aspettare il rientro di Hakkinen”.
La sosta della Ferrari #3 è di 7.4 secondi. Schumacher torna in pista e il distacco da Hakkinen, che intanto è tornato in testa, riparte esattamente da 2.4 secondi, mentre sulle telecamere incombe qualche goccia di pioggia. Con qualche chilo di benzina in più imbarcato, ora diventa necessario avvicinarsi il più possibile ad Hakkinen per sfruttare il momento nel quale tornerà ai box per la seconda sosta.
Al 31° giro il distacco è più che dimezzato, appena sopra il secondo, anche complice il doppiaggio di De La Rosa con la Arrows. Le gocce di pioggia aumentano sulle telecamere e i tempi si alzano leggermente. La Ferrari resta attorno al secondo di ritardo per diversi giri ed è sotto alla fine del 36° passaggio, quando Hakkinen rientra per la sua seconda sosta. Il pit dura 7.4 secondi: ora è tutto nelle mani (e nei piedi) di Schumi.
[Mazzoni] “Schumacher aveva la possibilità di fare due o tre giri in più. E in quei due o tre giri lui mise in pratica quella che era la sua caratteristica, di fare in gara dei giri da qualifica. Fece tre giri fenomenali. Mi ricordo come aggrediva le tre curve in successione dopo la prima, lo Snake. Poi mi ricordo che andava fortissimo anche alla curva 130R, molto pericolosa. Ricordo le frenate proprio al limite, sia al tornantino che alla chicane finale. Insomma, furono tre giri perfetti, magnifici. Anche se ci fu una Benetton (quella di Wurz) che si girò poco prima che arrivasse per la sua seconda sosta. Il pitstop fu da record, sei secondi per cambiare gomma e rifornire. Tornò in testa e si compì questo sorpasso ai danni di Hakkinen. Che probabilmente dentro di sé si chiese come avesse fatto”.
Nonostante il doppiaggio delle due Jaguar, la pioggia in aumento e la sagoma della Benetton di Wurz, ferma in mezzo alla pista fuori dall’ultima chicane poco prima di rientrare ai box, con la necessità di circumnavigarla, i tre giri di Schumi rasentano la perfezione. Nel secondo passaggio Hakkinen è più lento di un secondo e due decimi.
La Ferrari #3 rientra e la sosta è di soli sei secondi che, sommati a quella più lunga della McLaren e agli ultimi tre giri da fenomeno completati, fanno sì che la magia si compia.
“It’s looking good.
It’s looking good.
It’s looking good!
It’s looking bloody good!”.
Il team radio di Ross Brawn mentre Schumi esce dalla pitlane è proprio quello che il tedesco vuole sentire. Quando la Ferrari infila la prima curva la McLaren ha appena passato il traguardo, con cinque secondi di ritardo. Le tribune esplodono e si sente chiaramente il pubblico festeggiare il sorpasso che può consegnare il titolo alla Ferrari. Mancano 13 giri alla fine.
In pitlane, un omone agita il pugno all’aria dalla gioia. Per anni chi scrive si è chiesto chi fosse quella persona, per poi scoprirlo nella realizzazione di questo Speciale…

[Modesto Menabue] “All’ultimo cambio gomme ho aspettato che uscisse dalla pitlane per vederlo transitare davanti ad Hakkinen. E sono tornato al box col passamontagna in testa muovendo il pugno all’aria come per dire ‘No ca**o, stavolta è fatta, siamo davanti e non ci scappa il mondiale!”.
[Mazzoni] “Sembrava fatta ma anche lì ci furono altri fantasmi perché cominciò un po’ a scendere la pioggia. Dentro di me mi chiedevo se erano giri fondamentali, mi dicevo ‘speriamo che regga anche psicologicamente’. Perché non ci dimentichiamo, nel ’94 era in testa, andò a sbattere e poi colpì Hill, Nel ’97 subì il sorpasso di Villeneuve. Si stavano materializzando pensieri di questo tipo.
I 13 giri finali sono i più lunghi degli ultimi 21 anni. Le telecamere indugiano sulle gocce di pioggia che scendono, Schumi aumenta il vantaggio nei primi giri out rispetto ad Hakkinen e arriva a 5 secondi di gap. A quattro giri dal termine, tra doppiaggi e pioggia che aumenta leggermente, il divario arriva a quasi sei secondi. I meccanici della Ferrari vengono inquadrati immobili nel box, come impietriti. Mancano pochi chilometri.
Da sei secondi, l’ultimo giro inizia con 4.3 secondi di vantaggio sulla McLaren di Hakkinen. I meccanici della Ferrari stavolta escono dal box e si portano verso il muretto mentre il loro pilota, in pista, sta per realizzare il sogno tanto atteso da tutti. Il finlandese spinge, spinge ancora e nei primi due settori recupera oltre due settori mentre Michael gestisce il vantaggio nelle ultime curve, senza rischi.
[Mazzoni] “Era il giorno giusto, la storia doveva andare in quel modo e vinse meritamente”.
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“Le ultime curve per Michael Schumacher, inseguito vanamente da Mika Hakkinen, il titolo mondiale non gli può sfuggire! L’ultima chicane, poi l’ultima curva prima del traguardo! Michael Schumacher ce l’ha fatta! Sì! Michael Schumacher campione del mondo! Riporta il titolo iridato a Maranello 21 anni dopo Jody Scheckter! Campione del mondo Michael Schumacher per la Ferrari! I colori dell’arcobaleno sulle insegne del Cavallino rampante!”
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La storia è scritta. L’orario di pubblicazione di questo articolo, le 9:03 del mattino, non è casuale: proprio alle 9:03 di domenica 8 ottobre 2000, dopo un’ora e mezza di gara da vivere in apnea, lo stesso Gianfranco Mazzoni racconta in diretta su Rai 1, a quasi 8 milioni di spettatori svegli da ore, un momento storico per la Ferrari e per Michael Schumacher, che vince il suo terzo titolo mondiale e il primo di quelli che sarebbero stati cinque con la Rossa. Le tribune esplodono, i flash delle macchine fotografiche accompagnano Schumi mentre affronta l’ultima curva e si avvicina al muretto, con i suoi uomini che scoppiano di gioia. A Maranello si può finalmente festeggiare. Il titolo mondiale piloti torna in Italia dopo 21 anni.
[Mazzoni] “Lui cominciò a dare dei cazzotti fortissimi sul volante. E noi facemmo il nostro lavoro con entusiasmo in quella bolgia finale. Dopo 21 anni crollò questa maledizione. Questo lungo digiuno si interruppe e la Ferrari ritornò al Mondiale. Fu una grande gioia per tutti i tifosi, per la squadra. La squadra erano anni che vedeva sfumare l’obiettivo all’ultima corsa”.
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Oh shit!… I can’t do it. Shit! You’re great Ross, you are great, Ross. All of you guys. Oh my god! (Screaming) Yahooo! Oh Shit! We did it! We did it! Ohhh! … I can’t believe it… (starts crying) We did it… Give Corinna a big kiss from me.
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Il team radio di Schumi entra a sua volta nella storia, destinato ad essere ripreso e citato tantissime volte. Il tedesco racconterà anni più tardi che, per precauzione, dopo tutti quei cazzotti venne deciso di non usare più quel volante…
[Mazzoni] “Vedevo dei meccanici che piangevano. Gente che si abbracciava, gente che diceva cose farneticanti, chi cantava l’inno nazionale, di tutto. Era comprensibile perché dava uno sfogo non solo a un anno di sacrifici e di lavoro, ma a più anni di sacrifici, di lavoro e di delusione. Fu una giornata memorabile da ricordare per quello. Come italiani, come televisione italiana era importante”.
[Mauro Madrigali] “Io ero addetto al cambio gomme, alla pistola dell’anteriore destra. Quel pomeriggio, quando sono salito sul muretto insieme a tutti gli altri ragazzi, ho guardato il pubblico e ho realizzato che erano passati 21 anni ed eravamo riusciti a vincere il mondiale con la Ferrari. È una sensazione forte”.
[Lunetta] “In gara abbiamo gestito meglio le gomme, eravamo abbastanza alla pari con la McLaren, c’era da giocarsela fino alla fine come era poi stata in qualifica. Abbiamo allungato il secondo stint perché sapevamo che la gomma teneva abbastanza, quindi siamo stati fuori. Abbiamo fatto un overcut, concetti di cui adesso tutti parlano ma in quel periodo non eravamo ancora conosciuti dai non addetti al lavoro. Era iniziata in F1 l’era delle strategie…”
Il giro di rientro è lentissimo, con i colleghi che si affiancano mano mano per un gesto di complimenti. Schumi arriva al Parco Chiuso e ad aspettarlo, ovviamente c’è Jean Todt pronto ad abbracciarlo quando non è ancora sceso dalla macchina insieme a Barrichello. Il primo a fargli i complimenti è il suo ex compagno Irvine. Mika Hakkinen arriva poco dopo e, da uomo esemplare quale è sempre stato, lo abbraccia congratulandosi, mentre David Coulthard si limita ad una stretta di mano.
Ora è il momento di lasciarsi andare: Il tedesco si lancia verso i suoi uomini, bacia e abbraccia tutti, uno per uno, finché non incontra lo sguardo della sua Corinna. Stavolta, il bacio, può darglielo direttamente lui. Il giro continua, fino all’ultimo meccanico, finché non arriva Pasquale Lattuneddu, uomo fidato di Bernie Ecclestone, a richiamarlo.

L’immagine di una rivalità. Schumi e Hakkinen si ritrovano al peso: ridono, scherzano, si abbracciano. Quasi non sembrano piloti che hanno corso con il coltello tra i denti fino a dieci minuti prima per contendersi il titolo. Il finlandese sarà sempre indicato da Michael come il rivale migliore della sua carriera e lo stesso varrà per tanti suoi tifosi.
Arriva finalmente la cerimonia del podio, quella che per tanti anni i tifosi della Ferrari hanno atteso, con la consapevolezza di aver chiuso un cerchio lunghissimo. Schumi salta sul gradino più alto come da suo marchio di fabbrica, ascolta l’inno tedesco con le mani dietro la schiena e poi diventa il direttore d’orchestra del giorno per quello italiano, mentre le telecamere inquadrano Corinna in lacrime e i meccanici in festa.
Sul podio c’è ovviamente Jean Todt, che non fa in tempo a difendersi dalla doccia di champagne che gli piove addosso, prima da Michael e poi dal duo McLaren. il francese viene letteralmente lavato, ma va bene così. Prende di peso il suo pilota e lo solleva in aria in trionfo. Gli dice che, da quel giorno, la loro vita sarebbe cambiata. Avrà ragione.
Prima della foto di rito, Schumi bacia e lancia il cappellino del podio, che vola tra la folla e finisce nelle mani di…
[Ettore Giovannelli] “Quando Michael lanciò il suo cappellino del podio e lo tirò in mezzo alla gente, io ero in diretta appena sotto. Per un gioco di vento il cappello ebbe un effetto boomerang e mi cadde in mano mentre stavo parlando. A fianco a me c’era un operatore del broadcast internazionale, un omone gigante che quando ha visto il cappello è venuto verso di me e l’ha tirato, a quel punto l’ho tirato anche io e gli ho fatto un piccolo strappo.
Alla fine lui lo lasciò e mi accorsi che Michael aveva visto tutta la scena dal parapetto del podio e mi fece un sorriso. Quando andai a fare l’intervista, mi si avvicinò all’orecchio e disse, in tedesco, ‘Ca**o Ettore ho visto, hai lottato come un leone, te lo sei tenuto, te lo meriti e te lo firmo! È l’unica cosa che ho ancora a casa, è il ricordo di Suzuka”.
[Lunetta] “Guardando con gli occhi di adesso quello che fu fatto è stato principalmente tenere i nervi saldi e la barra dritta. Noi in pista eravamo concentrati su quello che c’era da fare e non su quello che sarebbe successo se non avessimo vinto. Merito di chi gestiva la Ferrari di allora, che riuscì a toglierci pressione.
Giustamente, perché altrimenti non si riesce lavorare con tranquillità e serenità. Questo ha permesso di lavorare in fiducia e di avere la maturità per poter gestire il lavoro al meglio”.
La storia, insomma, è scritta. La cavalcata era iniziata in una fredda giornata del 1995 a Fiorano, con un pilota tedesco sì bicampione del mondo, ma accolto da qualcuno con un po’ di diffidenza. Con il tempo, Schumi ha conquistato la sua squadra e la sua gente, diventando l’anello di congiunzione di un team che, dopo quelle montagne russe, ha sfatato il tabù del titolo piloti e avrebbe segnato la storia della Ferrari per altri quattro anni.
Due settimane più tardi, in quel della Malesia, la Ferrari conquista anche il titolo Costruttori, il secondo di fila. Il podio e i festeggiamenti con le parrucche rosse restano un’immagine di festa indimenticabile per un team che, finalmente, ha trovato una felicità diventata quasi un’ossessione, soprattutto nell’ultimo lustro. I tempi difficili sono, finalmente, alle spalle.
Ad oggi, Michael Schumacher è l’unico pilota della storia della Formula 1 ad aver conquistato cinque titoli piloti consecutivi. Il tedesco non è stato solo un pilota e un professionista di livello, ma qualcosa di più. Questo è quello che emerge parlando e ascoltando chi gli è stato vicino e chi l’ha vissuto per tanti anni. Ne parleremo domani, nell’ultima parte di questo Speciale.
Immagine di copertina: Media Ansa
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