Il rapporto tra la Formula 1 e le donne pilota è sempre stato alquanto particolare. Nella storia, sono state cinque le rappresentanti del Gentil Sesso ad essersi cimentate nel massimo campionato a ruote scoperte. Pioniera è stata la mitica Maria Teresa De Filippis, agli albori del Mondiale (1950-51), seguita a metà anni ’70 da un’altra italiana, Maria Grazia Lombardi, detta ‘Lella’, capace di conquistare l’unico piazzamento a punti di una donna in Formula 1, un 6° posto nel drammatico Gran Premio di Spagna 1975 al Montjuich che le valse mezzo punto, vista l’interruzione prematura della gara.
Più episodiche sono state le avventure della britannica Divina Galica (tre falliti tentativi di qualificazione tra il 1976 ed il 1978), della sudafricana Desiré Wilson (tentativo di qualifica fallito nel GP di Gran Bretagna 1980) e della nostra Giovanna Amati, secondo pilota della decaduta Brabham nel 1992, appiedata in favore di Damon Hill dopo tre mancate qualificazioni nelle prime tre gare.
L’argomento è tornato in auge negli ultimi giorni a causa di alcune dichiarazioni a dir poco infelici rilasciate da Carmen Jordà, ospite all’EPrix di Città del Messico. La spagnola, membro tra l’altro della Women in Motorsport Commission della FIA, ha definito le donne non capaci di competere allo stesso livello degli uomini in Formula 1, consigliando alle colleghe la ‘più semplice’ Formula E, essendo vetture meno impegnative dal punto di vista fisico.
“Uomini e donne non possono competere allo stesso livello ai vertici del Motorsport” – ha detto la Jordà ad EspnF1 – “La Formula E può essere un’ottima alternativa, poiché le monoposto sono meno impegnative fisicamente rispetto a quelle di Formula 1, sia per un discorso aerodinamico che di servosterzo. Non spetta a me decidere cosa sia giusto o sbagliato per le donne nello sport ma, vista la mia esperienza, penso che in Formula 1 ed in Formula 2 ci sia una barriera di carattere fisico. E questo spiega il perché non ci siano donne in queste categorie“.
Alle prime critiche, la Jordà ha provato a chiarire con un tweet (poi cancellato), che ha però peggiorato la situazione: “Per favore, leggete meglio le mie dichiarazioni. Ho detto che, da una prospettiva fisica, la mancanza di carico aerodinamico in Formula E da alle donne maggiori chance di successo. Non è un discorso relativo al livello del campionato o alla velocità della macchina“.
Parlavamo delle critiche. Uno di quelli che ci è andato giù più pesante è Jenson Button: “Cara Carmen, con le tue parole non aiuti le donne pilota. Chiedi a Danica Patrick riguardo all’essere abbastanza forte da guidare una macchina da corsa! Mi prenderebbe a calci in palestra, e probabilmente è forte quanto qualsiasi pilota in Formula 1 in questo momento. La barriera fisica non è il vostro problema“.
Il famoso tecnico britannico Leena Gade non le manda a dire e, dopo un emblematico quanto laconico “WTF?!“, si esprime così: “Carmen, tu ed io siamo entrambi membri della Commissione della FIA designata per incoraggiare le donne in un ambiente altamente competitivo come il Motorsport. Le tue dichiarazioni sminuiscono la qualità e la competitività della griglia in Formula E“.
La Gade aggiunge: “Tu hai detto che le giovani ragazze non aspirano a battersi dove la competizione è maggiore, ma a trovare strade più semplici. Indycar, Rally, Sportscar, auto da turismo e Formula E hanno tutte forze G che necessitano di forza fisica. La ragione per cui le donne competono in Formula E è perché lì la competizione è alta e solo battendo i migliori si può crescere. Le tue opinioni non rappresentano i membri della Commissione ed il lavoro che stiamo svolgendo. Noi vogliamo che le donne entrino in uno sport che ha dato tanta gioia a tanti di noi e di crescere in uno sport che costituisce la nostra passione“.
Come se non bastasse, la Gade ha sfruttato la nomina, ufficializzata oggi, della giovane colombiana Tatiana Calderon a terzo pilota Sauber, per mandare un’altra bordata alla Jordà: “Questa giovane ragazza è il pilota rappresentante della Women in Motorsport Commission della FIA, non Carmen Jordà, come molti hanno erroneamente pensato. Congratulazioni Tatiana!“. I tweet della Gade sono stati condivisi da altre protagoniste al femminile del Motorsport, come la 17enne tedesca Sophia Floersch e la 26enne danese Christina Nielsen.
Ha detto la sua anche la veterana britannica Pippa Mann: “Secondo la mia personale opinione, da pilota che ha corso sia in Europa che negli States, la ragione per la quale più piloti donne hanno maggior successo al di qua dell’Oceano è dovuta alla differenza culturale rispetto a come siamo viste e trattate come piloti, dentro e fuori la pista“. “Tuttavia, la barriera più importante che impedisce la crescita di gran parte dei piloti talentuosi, indipendentemente dal genere, è la lotta per trovare le sponsorizzazioni con le quali continuare a competere” – peosegue la Mann – “Contrariamente a quanto si crede, questo è un grosso problema sia per i piloti di sesso femminile che per quelli di sesso maschile“.
Infine, ecco il pensiero di Simona De Silvestro: “Ho corso in Indycar, Formula E e Supercars e ho guidato una Formula 1, tutte sono state impegnative ma nessuna mi ha fatto sentire svantaggiata. È frustrante leggere una tale dichiarazione da parte di chi non ha mai guidato queste vetture. Questo non è il modo per spingere le giovani ragazze ad inseguire i loro sogni”.
Concludiamo con quanto tweettato dall’ex pilota di Formula 1, lo scozzese Allan McNish: “In alternativa, potresti considerare l’idea che TU puoi essere la PRIMA a rompere gli schemi. Primo passo, crederci. Secondo, lavorare più duramente di tutti. Terzo, non arrendersi mai quando si cade. Quarto, concentrarsi al 100% sull’obiettivo“.
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