F1 | Safety Car, reclami e regolamenti: cosa è successo ad Abu Dhabi?

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Matteo Gaudieri
14 Dicembre 2021 - 11:00
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La battaglia tra Hamilton e Verstappen non si è limitata alla pista, ma è proseguita soprattutto fuori a causa delle azioni Mercedes contro la gestione degli ultimi istanti del Gran Premio

Caos. Se c’è una parola che può descrivere il finale del Gran Premio di Abu Dhabi è proprio questa, sia positivamente che negativamente. Se da un lato l’ultimo giro ha regalato emozioni degne di un film thriller, dall’altro si è creata una pesante controversia sull’effettiva modalità di ripartenza da quel regime di Safety Car iniziato nel giro 53. Dunque, una volta scesa la bandiera a scacchi, Ron Meadows (Direttore Sportivo Mercedes F1), Andrew Shovlin (Direttore Tecnico a bordo pista Mercedes F1) e Paul Harris (consulente legale della squadra) si sono recati presso il collegio dei commissari per reclamare il mancato rispetto degli articoli 48.8 e 48.12 del Regolamento Sportivo.

Come si è arrivati a questa circostanza?

Tutto parte al giro 53, quando la direzione gara chiama in causa la Safety Car per rimuovere la vettura incidentata di Nicholas Latifi in curva 14. Hamilton, Verstappen e Pérez, che compongono la top 3 al momento della neutralizzazione, optano per scelte differenti di strategia, dettate principalmente dalla speranza che il finale possa girare a favore di uno dei due contendenti: l’inglese resta fuori con una gomma dura montata al giro 14, mentre i due Red Bull rientrano per una gomma morbida nuova. Pérez, successivamente, si ritirerà a causa di un problema tecnico, mentre nel frattempo proseguono le operazioni di rimozione della Williams.

Nel corso del 56esimo giro, la direzione gara comunica che i piloti doppiati non potranno sdoppiarsi, salvo poi cambiare idea nel giro 57 selezionando Lando Norris, Sebastian Vettel, Fernando Alonso, Esteban Ocon e Charles Leclerc come piloti abilitati allo sdoppiaggio. Nello stesso istante, però, viene comunicato che la Safety Car rientrerà ai box; Hamilton rallenta il gruppo e lo compatta a velocità bassissime, Verstappen si affianca e lo sorpassa con la punta del muso, salvo poi tornare al proprio posto. La gara riparte all’ultima tornata, Verstappen passa Hamilton in curva 5 e vince il campionato del mondo.

Regna la confusione attorno alla gestione del regime di neutralizzazione, al punto che Mercedes invia due proteste in direzione gara in merito alla violazione di due articoli del Regolamento Sportivo: il 48.8 e il 48.12.

Cosa stabilisce il regolamento?

La scuderia di Brackley ha fatto riferimento a specifici paragrafi del testo per giustificare lo svolgimento non conforme del giro 58, decisivo per l’assegnazione del mondiale. In questo caso, i focus principali sono:

Le irregolarità, dunque, risiedono in quel sorpasso di Verstappen e nella chiamata anticipata della vettura di sicurezza, avvenuta nello stesso giro in cui è stato comunicato ad alcuni piloti di sdoppiarsi. In merito alla procedura di ripartenza, l’articolo 48.13 stabilisce che “quando il Direttore di gara reputerà sicura la decisione di richiamare la Safety Car, il messaggio ‘SAFETY CAR IN THIS LAP’ sarà inviato a tutti i competitors e le luci arancioni verranno spente. Questo sarà il segnale che la vettura rientrerà ai box al termine di quel giro.”

Un altro punto del regolamento chiave interessa l’International Sporting Code e il potere decisionale degli stewards. Stando all’articolo 11.9.3.h, i giudici “possono modificare la classifica”. Va comunque tenuto conto che il Direttore di gara, stando all’articolo 15.3 del Regolamento Sportivo, “ha autorità preponderante nei seguenti ambiti […] l’utilizzo della Safety Car”.

Accuse e difese di Mercedes e Red Bull

Indubbiamente, la squadra anglo-tedesca ha cercato in ogni modo di dimostrare l’effettiva violazione del regolamenti da parte della direzione gara. Cosa che, apparentemente, c’è. Andando in ordine, nella prima protesta Mercedes sostiene che Verstappen abbia sorpassato Hamilton, violando l’articolo 48.8. Tesi abbastanza debole e la scuderia di Milton Keynes, uscita vincitrice dal confronto, ha ribadito come entrambi i piloti stessero giocando con acceleratore e freno, che quello dell’olandese non ha sorpassato il rivale e che ci sono tanti precedenti in merito a tale manovra.

La questione più spinosa riguarda la violazione dell’articolo 48.12, ossia la seconda e ultima protesta. Effettivamente, il regime di neutralizzazione è terminato anticipatamente rispetto a quanto pattuito dal regolamento e Mercedes chiede la modifica della classifica finale di gara basandola sul giro 57; aggiungendo che, senza quell’errore, Hamilton sarebbe diventato Campione. La difesa di Red Bull è stata molto esaustiva, citando la possibilità di “autorità preponderante” menzionata in precedenza in merito alle tempistiche della Safety Car. Sul numero di vetture sdoppiate, la scuderia di Milton Keynes pone la lente di ingrandimento su una questione lessicale più che legale, in quanto non viene in alcun modo specificato che tutte le vetture hanno diritto a sdoppiarsi. Inoltre, il delegato per gli austriaci Jonathan Wheatley conclude sottolineando l’irreversibilità della chiamata ai box della vettura di sicurezza.

Esiti e spiegazioni

Alle 19:42 italiane è arrivato il primo responso dall’esito abbastanza scontato. Gli stewards hanno dato ragione a Red Bull, evidenziando come Verstappen sia stato alle spalle di Hamilton quando è stata chiamata ai box la vettura di sicurezza.

Alle 20:03, invece, è arrivata la seconda decisione, sempre favorevole a Red Bull e che, di fatto, ha confermato il titolo conquistato da Verstappen. La difesa portata da Wheatley combacia con la spiegazione fornita dagli stewards: il punto focale della situazione è l’articolo 15.3 e, dunque, la discrezionalità del Direttore di gara sull’utilizzo della Safety Car. La sua decisione rende parziale l’applicazione dell’articolo 48.12, sovrastato dal 48.13. Quindi, Michael Masi ha avuto pieno diritto di agire in base alla sua analisi e alla sua soggettività, che l’hanno portato a decidere irreversibilmente sulla durata della neutralizzazione.

Da sottolineare, oltretutto, come da tempo tutte le squadre siano state notificate, con presa visione e accordo in merito, sulla volontà di concludere la gara in regime di bandiera verde ove possibile, scongiurando un finale piatto dal punto di vista dello spettacolo. La decisione di permettere solo ad alcune vetture di sdoppiarsi nasce dalla volontà di eliminare qualsiasi interferenza tra i due contendenti al titolo.

https://twitter.com/F1/status/1470108100862619653?s=20

La Mercedes ha presentato l’intenzione di appellarsi alla FIA a Parigi, tenendo aperta ancora la partita. Se da un lato si può puntare il dito su una spiegazione fievole da parte degli stewards, va comunque ribadito e sottolineato che la discrezionalità di Michael Masi è prevista da regolamento e, dunque, corretta dal punto di vista legale. Il potere dato in mano all’australiano può spezzare le speranze della Casa tedesca di ripristinare la doppietta dei titoli costruttori-piloti, una striscia durata dal 2014 al 2020.

Lo sport, sicuramente, esce con le ossa rotte dopo le ennesime polemiche. Un finale di questo calibro avrebbe meritato attenzioni diverse, incentrate principalmente sull’attività in pista rispetto alle diatribe a evento concluso. La causa scatenante non è stata un sorpasso azzardato o una mancata applicazione delle regole, ma un regolamento poco chiaro, dal facile fraintendimento e, spesso, contraddittorio. In una categoria come la F1, considerata principe dell’intero panorama motoristico, una lacuna di questo tipo può risultare sportivamente fatale: il 2021 ha portato con sé una lotta straordinaria ma dal sapore agrodolce, pensando a cosa sarebbe stato con più autorevolezza e trasparenza da parte di chi, purtroppo, si è reso più protagonista degli alfieri.

Immagine di copertina: Twitter / F1

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