Segue la review di fine stagione di Max Verstappen (Red Bull) per il mondiale 2025 di F1
Ci sono stagioni che entrano di diritto negli annali di questo sport anche se, alla fine, i loro interpreti non sono comunque riusciti a portare a casa il premio più ambito. Non sono molti gli esempi che si possono citare, perché pochi sono coloro che, grazie alle proprie qualità decisamente superiori alla media, sono riusciti ad uscire sconfitti a testa altissima. Il 2025 di Max Verstappen è senza dubbio parte di questa ristretta categoria di annate, vista la caratura del pilota in questione che ha saputo, contro ogni pronostico, ritagliarsi un posto all’interno di una lotta iridata dalla quale, fin dall’inizio, sembrava dover restare escluso.
La Red Bull, infatti, si è presentata ad inizio Mondiale in tutt’altre vesti rispetto a quelle che tanto le avevano regalato tra 2021 e 2024, in termini di successi ma anche, prima ancora, di guidabilità. La RB21 non ha di certo fatto la felicità di Verstappen fin da subito, mostrandosi scorbutica da mettere a punto e costantemente al limite in curva, là dove, specialmente nell’era moderna, è fondamentale prima di tutto una base tecnica solida, piuttosto che il piede destro dei piloti. Regola che vale quasi per tutti, ma, come sempre, ci sono le eccezioni. Eccezioni delle quali l’olandese fa parte a pieno, come ha dimostrato ampiamente il weekend di Suzuka, probabilmente tra i migliori della carriera di Max. Che il Campione in carica non avrebbe ceduto il proprio scettro tanto facilmente, dunque, lo si è capito immediatamente.
Anche un fuoriclasse come Verstappen, però, poco ha potuto fare contro una corazzata apparentemente imbattibile nel lungo periodo come la McLaren, la cui vettura ha mostrato in lungo e in largo di essere superiore all’arma della Red Bull. In ogni caso, il quattro volte iridato le ha provate tutte per restare appeso ad ogni minima speranza, ma il bilancio in classifica, alla ripresa delle ostilità dopo la pausa estiva, risultava comunque pesantissimo: 104 punti dalla vetta a nove gare dal termine, un margine troppo grande per essere colmato con così poche tappe a disposizione. Per tutti, ma non per Max.
Ciò che il classe 1997 ha messo in piedi da Monza ad Abu Dhabi resterà impressa nella storia come la miglior rimonta che la F1 abbia mai vissuto, nonostante il finale abbia premiato Lando Norris. La grinta con la quale, anche nei fine settimana più complicati, Verstappen è sceso in pista per rosicchiare punto dopo punto al duo McLaren è non soltanto ammirevole, ma di una rarità assoluta e certifica, se ancora non si fosse capito, il valore di un pilota che, da almeno 6 anni a questa parte, è probabilmente il migliore dell’intero schieramento. Per capirlo, molti hanno avuto bisogno della passata stagione, corsa per la seconda metà in difesa contro una monoposto che proprio non ne voleva sapere di ritornare quella di inizio anno. Gli scettici restanti, forse, si sono convinti dopo la campagna appena conclusasi.
Ciò che colpisce maggiormente della stagione di Verstappen, però, non è tanto ciò che riesce a mettere in mostra in pista. Ai suoi numeri, alle sue gare sul filo del rasoio, al suo ribaltamento di pronostici siamo abituati da più di dieci anni. Max eccelle laddove la pista c’entra poco o nulla, nel suo essere un ragazzo “come tanti”, anche se come tanti non è. Una persona che ama le cose semplici della vita, che non ricerca assiduamente l’eccellenza dove non ce n’è alcun bisogno, che non ostenta anche se magari potrebbe farlo più di qualcun altro. Il 2025, per l’olandese, è stato un anno di enorme crescita personale, nel quale ha raccolto forse di più delle stagioni in cui era sul tetto del mondo ed inarrivabile per chiunque.
Al giorno d’oggi, inarrivabile lo è ancora, anche se non più in classifica. Dopo quattro anni passati a guardare tutti dall’alto in basso, anche Verstappen ha dovuto abdicare e cedere il suo numero 1 ad un rivale, che certamente lo ha battuto in pista, ma che difficilmente, come chiunque altro al momento, riuscirà ad impensierirlo a livello di talento e di imprese alla guida. Perché come Max ne nasce uno ogni cinquant’anni, perché un pilota come Verstappen dovrebbe essere il baluardo di uno sport come la F1 e non il suo cattivo principale. Perché la F1, di Max, ha un estremo bisogno. Non è invece scontato che, tra nemmeno troppo tempo, sarà proprio il campionissimo di Hasselt a non poter fare a meno della disciplina che ha reso immortale la sua memoria.
Immagine: Media Red Bull
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