Sulle monoposto di Verstappen e Tsunoda la Red Bull ha riportato i numeri bordati come ai tempi di Vettel
Nelle prove libere del GP dell’Emilia-Romagna la Red Bull è tornata all’antico per quanto riguarda i numeri di gara. Sulle RB21 di Max Verstappen e Yuki Tsunoda, infatti, l’1 e il 22 sono bordati di bianco, come da norma sulle monoposto di Milton Keynes dal suo ingresso nel mondiale nel 2005 e fino al 2016, per celebrare i 400GP del team in F1. E infatti l’1 richiama quello di Sebastian Vettel, usato dal 2011 al 2014, seppur con un altro font.



Nel 2017, già con Verstappen al volante al fianco di Daniel Ricciardo, il 33 e il 3 erano diventati “pieni”, solo rossi. Proprio in quella stagione la FIA aveva chiesto ai team di rendere i numeri di gara più leggibili per gli spettatori in pista e a casa, imponendo di apporli anche lateralmente nella zona del cofano motore e di renderli, in generale, più grandi.

Tuttavia, dopo alcune stagioni, si è tornati un po’ indietro con la visibilità dei numeri ed il riconoscimento dei piloti. Sulle Mercedes W16 di George Russell e Kimi Antonelli, ad esempio, il 63 e il 12 sono poco visibili frontalmente (piazzati sopra la “gobba” del pannello che copre gli elementi della sospensione) oltre che realizzati con un font non molto riconoscibile da lontano.

La più riconoscibile di tutte resta la Ferrari, con il 16 e il 44 di Leclerc e Hamilton chiari, grandi e distinguibili. Non è quindi necessario, come in altri casi, ricorrere al riconoscimento del pilota tramite il casco. Anche se, in questo caso, si apre un altro dilemma. Un po’ per via dell’Halo e delle protezioni laterali, un po’ per la moda di cambiare spesso livrea per un evento speciale, riconoscere i piloti spesso diventa difficile anche dall’elemento che, una volta, era essenziale e diretto per distinguere chi era al volante.
Immagini: Francesco Fabris e Media Red Bull
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