Dopo sette gare il rendimento del secondo sedile Red Bull (con due piloti) non è di certo quello atteso
Con il mondiale 2025 iniziato da sette gare, la classifica della Red Bull parla di 131 punti conquistati di cui 124 a nome Max Verstappen, zero a nome Liam Lawson e sette a nome Yuki Tsunoda. In buona sostanza, l’avvicendamento (doppio) di Sergio Pérez ad oggi è servito zero visti i risultati ottenuti fino a questo momento.
Qualche dato in più: un anno fa, con Red Bull all’inizio della sua crisi dopo un avvio di stagione scoppiettante, Verstappen di punti ne aveva 161 e Pérez 107, con un rapporto circa del 60%/40% sui punti totali conquistati. La stessa cosa, curiosamente, era successa nel 2023. Il leader del mondiale dopo sette gare aveva 170 punti e Pérez 117, con un rapporto praticamente identico, 59%/41%.
In entrambe le stagioni, Pérez è poi andato in crisi proprio in questo periodo, faticando fino al finire dell’anno. Nel 2023 la superiorità della Red Bull ha comunque permesso al messicano di arrivare secondo, sebbene a distanza siderale dal caposquadra, mentre l’anno scorso Pérez è sprofondato all’ottavo posto in un campionato che Verstappen ha dovuto faticare sette camicie per conquistarlo.
Da qui la decisione di concludere la parentesi di Checo e di portare linfa fresca sul secondo scottante sedile della RB21. Ebbene la situazione, se possibile, è peggiorata. Liam Lawson ha pagato (e sta pagando ora psicologicamente) lo scotto delle prime due difficilissime gare della stagione, venendo sostituito da Suzuka da Yuki Tsunoda. Il giapponese sembrava partito con un buon piede ma, in cinque appuntamenti, ha conquistato solamente sette punti oltre ai tre portati a casa nei primi due GP con la Racing Bulls.
La situazione è peggiorata perché si credeva che il messicano fosse arrivato a fine carriera (e forse era anche così) e che la sostituzione con un giovane avrebbe risolto, completamente o in parte, i problemi, fornendo a Verstappen una valida spalla che restasse entro un certo gap dalla monoposto #1. Questo non è successo. Lawson non ha avuto nemmeno il tempo di ambientarsi che le prime due gare lo hanno letteralmente fatto impazzire.
Quella di Tsunoda è una situazione che delinea ancora più chiaramente le difficoltà di guida della monoposto di Milton Keynes: saltato, a stagione iniziata, da una vettura con cui aveva corso bene le prime due gare, la Racing Bulls, Tsunoda sta ora trovando difficoltà ad avvicinarsi a Verstappen nonostante l’esperienza superiore rispetto a Lawson. E va tenuto conto anche dei danni già procurati ai conti, soprattutto quello di sabato a Imola. Quello dell’Emilia-Romagna è stato, inoltre, il primo GP da quasi un anno in cui la monoposto ha vinto “di passo”, senza richiedere miracoli a Verstappen (partenza a parte), ma questo e le due interruzioni di VSC e SC non sono bastate a Tsunoda per fare meglio del 10° posto partendo dal fondo.
Cosa ci dice tutto questo? Che forse non aveva tutti i torti Verstappen a difendere il compagno, dicendo che il problema non era tanto Pérez quanto la macchina e lo stesso messicano non aveva torto nel dire, nel momento di crisi massima del team, che “anche Max aveva scoperto gli stessi problemi” denunciati da lui.
È poi evidente che, a posteriori, è facile fare certi ragionamenti e che l’ottavo posto in campionato non è in linea con le ambizioni di Red Bull, nonostante tutte le attenuanti possibili. Bisogna però avere l’onestà di sottolineare che, ad oggi, non è cambiato nulla, anzi. E che forse, in questa situazione, comunque l’esperienza di un Pérez avrebbe fatto più comodo di un pilota massacrato dopo due GP e di un altro che è ancora in fase di ambientamento, ha già picchiato forte e fatica quanto e più chi c’era prima su quel sedile.
Checo va quindi rivalutato? Alla luce di quello che vediamo oggi forse. Ma prima di tutto c’è una cosa da sottolineare, ancora una volta: essere compagno di Verstappen continua a dimostrarsi un compito molto, molto difficile.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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