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F1 | Quanto c’è di sbagliato nelle parole di Elkann (spoiler: praticamente tutto)?

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 12 Novembre 2025 - 14:00
Tempo di lettura: 5 minuti
F1 | Quanto c’è di sbagliato nelle parole di Elkann (spoiler: praticamente tutto)?
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Il Presidente della Ferrari, in una manciata di secondi, sbaglia tutto lo sbagliabile in termini di comunicazione. E non è la prima volta

Dopo due giorni continuano a risuonare le dure parole di John Elkann nei confronti dei suoi piloti di F1, Charles Leclerc e Lewis Hamilton, pronunciate alla presentazione dell’accordo fra Stellantis e la Fondazione Milano-Cortina. Le fortissime reazioni tra i media e i social sono solo un piccolo indicatore di quanto, nelle parole del Presidente della Ferrari, ci siano incongruenze, dettagli tralasciati e pochissimo da salvare (e non nella modalità).

Il passato recente

Prima di addentrarci nelle parole del Presidente, conviene fare un passo indietro. La Ferrari, di cui Elkann è formalmente Presidente dal 2018, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne, non vince un mondiale Costruttori dal 2008 e un mondiale Piloti dal 2007. Un’intera generazione di tifosi della Rossa è cresciuta senza vivere la gioia di un campionato del mondo conquistato in pista. Ci si è andati vicinissimi nel 2010 e nel 2012, dove si è perso all’ultima gara. Si è toppato completamente l’ingresso nell’era ibrida del 2014 e solo nel 2017 e 2018 si è lottato parzialmente per il titolo.

Dal 2019 la Ferrari è una comprimaria che ha assistito alla fine del ciclo infinito di Mercedes, all’ascesa di Verstappen e il ritorno della Red Bull ad un dominio già visto tra 2010 e 2013, nonché al ritorno di McLaren, che non vinceva un titolo dal 2008. Nel 2024, dopo anni difficili (conditi da storie misteriose come il famoso accordo con la FIA nel 2020), la Rossa è tornata incredibilmente in lotta nella seconda parte del campionato per il titolo Costruttori, perdendolo di appena 14 punti contro la McLaren.

In questi 18 anni di assenza del titolo, la Ferrari ha cambiato cinque Team Principal: Stefano Domenicali (ora CEO della F1), Marco Mattiacci, Maurizio Arrivabene, Mattia Binotto e Fred Vasseur. Innumerevoli sono, invece, gli arrivi e le partenze di tecnici, ingegneri, aerodinamici. Vale la pena sottolineare che molti di quelli che hanno lasciato Maranello sono poi andati a vincere altrove.

A Maranello, dal 2010, sono passati due campioni del mondo del calibro di Fernando Alonso e Sebastian Vettel. Lo spagnolo ha sfiorato il titolo con monoposto che non valevano la Red Bull. Il tedesco, in sei stagioni, ha potuto provare a sfidare la Mercedes solo in due, con l’ultima vissuta da separato in casa e un divorzio annunciato ancor prima di iniziare la stagione 2020. Charles Leclerc, pilota allevato da Maranello e dal talento fuori discussione, lotta dal 2019 e, in sette anni di servizio, solo nel primo terzo di mondiale 2022 ha avuto a disposizione una monoposto, tra virgolette, da titolo.

Questo per ricordare che gli ultimi tre lustri e mezzo della Scuderia Ferrari, per insoddisfazioni e risultati, non sono molto distanti da quelli che hanno separato l’ultimo titolo costruttori del 1983 dal ritorno alla vittoria di fine anni ’90 / inizio 2000.

In particolare, proprio dall’arrivo di John Elkann alla presidenza, la Ferrari ha visto il titolo con il binocolo, eccezion fatta per la fine del 2024, dove è arrivata vicina al Costruttori; campionato che, comunque, interessa il team in termini economici ma vale molto meno, in termini di prestigio, rispetto ad un titolo piloti, questo sì lontano dai radar dal 2019 in poi.

Parole sbagliate

Arrivando alle parole del Presidente, ecco che le sue affermazioni risuonano quindi come errate nelle premesse, nei concetti, nella destinazione, nella modalità, nella tempistica. Così come è insensato il confronto con il mondo Ferrari WEC, che vive a sé e i cui successi sono frutto anche della collaborazione con un’entità vincente come AF Corse.

Il concetto di “Guidare e parlare meno” sarebbe potuto essere comprensibile (ma non l’avremmo saputo) solo se espresso privatamente e nei confronti di Lewis Hamilton, la cui attuale stagione rappresenta un fallimento su tutta la linea ma il cui arrivo a Maranello, questo è un dato di fatto, è stato voluto fortemente proprio dallo stesso Presidente. Se, a fronte delle lamentele pubbliche del sette volte iridato, il concetto potrebbe quindi essere condivisibile, è sicuramente sbagliato nella modalità.

L’allargamento generale del discorso anche a Charles Leclerc rappresenta, poi, un errore macroscopico ed imperdonabile. Il monegasco, a 28 anni, sta sacrificando l’apice della carriera per la causa della Ferrari, di cui continua a dirsi follemente innamorato. Se il risultato dell’impegno e della dedizione di Charles è sentirsi dire che deve parlare meno e guidare di più, nonostante i risultati che sta conquistando con monoposto non all’altezza di chi vince i titoli, forse è arrivato davvero il momento di guardarsi attorno. Anche in considerazione del fatto che, da punta di diamante del team, si è visto arrivare a fianco il pilota più ingombrante della griglia; quello da cui, oltretutto, avrebbe dovuto imparare secondo molti mentre lo sta completamente sovrastando in termini di prestazioni.

Non possono passare nemmeno in secondo piano le dichiarazioni riguardo “i giri veloci” (Baku 2019) e la velocità nei pit-stop (?) ad apparente dimostrazione della bontà di meccanici e monoposto. Dichiarazioni che, onestamente, pongono seri dubbi su quanto la dirigenza sia “sul pezzo” nella conoscenza delle dinamiche all’interno del team.

Non ha neanche fondamento il passaggio nel quale Elkann sottolinea come la monoposto “sia migliorata”, non si capisce se nel corso dell’anno o rispetto al 2024. In ogni caso, l’affermazione sarebbe completamente fuori luogo, con la Rossa quarta nel Costruttori: e, anche se fosse seconda, la distanza da McLaren sarebbe comunque siderale rispetto a 12 mesi fa.

Ma la madre di tutti gli errori resta, comunque, schierarsi contro i piloti quando la Ferrari non mette in pista una monoposto da titolo vero e proprio dal 2008, campionato tra l’altro sul quale l’ignorato Felipe Massa continua la sua causa legale. E, proprio dall’ingresso di Elkann alla presidenza, una monoposto da titolo si è vista solo per quattro o cinque gare ad inizio 2022. Un po’ poco per mostrarsi così autorevoli nel criticare i propri piloti.

In tutto questo ne esce delegittimata, oltre alla figura di Charles Leclerc, anche quella di Fred Vasseur, rinnovato dopo mesi di attesa in questa stagione e scavalcato con una dichiarazione che sa un po’ di bacchettata anche per il Team Principal, della serie “non sei capace di tenerli a bada”.

È incredibile come, con una dichiarazione di pochi secondi, il Presidente della Ferrari abbia sollevato un polverone inimmaginabile, gettando ombre sulla serenità interna al team in un momento cruciale della stagione per la lotta al secondo posto nel Costruttori. Paradossalmente, risulta più “presidenziale” il messaggio di Leclerc del giorno successivo, con un invito all’unità per affrontare gli ultimi tre GP.

Di certo, se Elkann voleva mandare un segnale forte, ci è riuscito ma ottenendo il risultato totalmente opposto a quello atteso. E vi lasciamo con una domanda: cosa ne pensa il CDA di tutto questo?

Immagine di copertina: Media Ansa

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