Tornano a grande richiesta (di chi non si sa) le Pillole che tanto disagio hanno creato su queste pagine negli anni precedenti, con una carrellata di medicinali – supportati da diapositive – che aiuteranno ad addormentarsi per poi risvegliarsi per il 15 marzo, dopo tre mesi e mezzo di letargo, per la prima tappa del 2020.
In copertina il sobrio spettacolo dei cieli che accompagna l’inizio del Gran Premio di Abbudhabbi. Con quello che costa mandare in aria un A380 ed un gingillo un po’ più piccolo facciamo tre Gran Premi ad Imola, ci liberiamo di Baku e Sochi e restituiamo i soldi al Vietnam dicendo “scusate, ci siamo sbagliati”. No eh?
Andiamo quindi, in modo totalmente random, con le Pillole del Gran Premio più fantastico, scintillante, meraviglioso, suggestivo, incantevole del mondiale 2019 di mosca cieca, oltre a quelle che ricapitolano un anno intero di una sempre più ammerigana F1.
Il Precestinato | Nel 2019 abbiamo conosciuto la figura del Predestinato nelle sembianze incantevoli di Re Charles I, il quale scioglie o trapana cuori, richiude il buco dell’ozono, ferma il riscaldamento globale, stermina la plastica, riduce l’inquinamento con un peto alla vaniglia – alla faccia di Greta – e fa vendere addirittura quotidiani e settimanali in più. Ma ancora più mitologica è la figura del Precestinato, al secolo Vettel Sebastian di anni 66 (dicono invecchi come i cani), che apparirà più volte in queste Pillole per controbilanciare il Regime sovietico/mediatico/monegasco instaurato nel 2019.
Mahaveer Raghunathan | L’eroe che ogni bambino dovrebbe idolatrare. Si ritrova in Formula 2 con il patentino da mulettista, ottenuto Honoris causa dopo 15.000 ore di guida con “Muletto Simulator”. La sua diventa leggenda quando, ad un tratto, la grafica affianca al suo nome la scritta “Fastest Lap”. Miracolo, gioia, gaudio, culo. Notare che una delle foto migliori di Monza dello scrivente riguarda proprio lui, il grande Mahaveer. Si astengano le facili ironie sul fatto che andava troppo piano per venire sfocato. È proprio così.
DRS birichino | Ad Abbudhabbi (ricordiamo citazione del caro Gianfranco Mazzoni) l’ala mobile non funziona per la gioia dei vecchi e la disperazione dei giovani. Per 18 giri si rischia il suicidio di massa di chi non vede almeno 10 sorpassi al giro. Che dire: purtroppo Darwin non ha fatto in tempo a fare il suo. Speriamo in tempi migliori.
Sebastian Vettel il fifone | Proprio ad Abbudhabbi, pur di non andare in conferenza stampa con il Predestinato, il tedesco impone al terzo figlio di nascere in anticipo, in modo da avere la scusa pronta per non presentarsi al confronto con il giovane fenomeno, sicuramente temuto. Mezzucci davvero raccapriccianti.
Sebastian Vettel il complottista | Sulla Ferrari del Predestinato vengono trovati 5kg in più di benzina prima della gara di Yas Marina. Al sabato sera Vettel è stato visto bere cinque pinte di birra (portate da casa visti i limiti sull’alcol) per festeggiare il semaforo rosso che ha bloccato il compagno in qualifica. Fate due più due e potete capire da dove arriva il carico di “benza” in più.
Sebastian Vettel il corruttore | Immaginando cosa sarebbe successo se avesse rallentato volontariamente il Predestinato, facendogli perdere l’ultimo giro in Q3, pensa bene di pagare profumatamente Sainz per bloccare tutto il gruppone, passando così per incolpevole. Cosa che comunque non succede perché il webbe(r) gli ha dato la colpa nel tempo di un pit stop della Red Bull. L’esperienza insegna anche certe cose.
Lewis Hamilton | Ai record sempre più numerosi che sta stracciando, nel 2019 l’asso di Stevenage aggiunge i seguenti:
– Best paraculo in the world per la frase “this is the best crowd” pronunciata in ogni nazione.
– Best acting in ogni GP alla voce “lamentele sulle gomme / paura di non arrivare al traguardo”.
– Best hair per le treccine che, ancora, non sappiamo come possano stare dentro a quel casco.
Russell “in ginocchio da te” | Istantanea commovente quella che arriva da Baku, con il giovane George Russell che dopo poche gare con la Williams ha già capito l’andazzo e, potendo, tornerebbe a correre in F2; facendo segnare, tra l’altro, tempi non troppo lontani. Dopo aver strappato il fondo grazie ad un simpatico tombino volante, l’inglese scende e si inchina per pregare a fianco alla sua monoposto, al grido di “Fa che finisca presto tutto questo”.
“Il più grande pacco della Formula 1” | Da quando Francesco Mandelli, famoso comico, ha pronunciato la sua sentenza assoluta e spumeggiante di competenza sull’allora ancora brufoloso Max Verstappen (GP del Canada 2018), l’olandese ha vinto 5 gare, è andato a podio altre 12 volte con la Red Bull prima motorizzata Renault e poi Honda e, per chiudere in bellezza, ha terminato il mondiale 2019 davanti ad entrambi i ferraristi. Ed occhio al momento in cui avrà in mano una macchina per vincere davvero.
Papà Vettel, il vecchietto dei meme | Svelato il mistero dell’identità di “Hide the Pain Harold”, la foto stock diventata meme che spopola su Internet. Il suo protagonista è diventato ormai una star ma altro non è che Norbert Vettel, papà di Sebastian, che cerca di arrotondare e metter via soldi prima che sul contratto del figlio venga applicata la clausola “un milione in meno per ogni testacoda”.
La Mercedes versione B | Dopo un weekend di pippe e festeggiamenti in leggero anticipo per il titolo Ferrari 2019, la Mercedes si presenta alla seconda settimana di test invernali a Barcellona con una versione B della sua W10. C’è chi dice – pare senza aver bevuto – che se la sia fatta sotto per lo strapotere della Rossa nella prima settimana. Australia, prima qualifica: sette decimi sui denti. Ben svegliati.
La grande trombata (1) | Il momento più epico di tutto l’anno ha come protagonista il Precestinato che, in Canada, viene gabbato come l’Italia del 2002 da Byron Moreno. Spietato nell’uscire di pista solo in curve dove ci sono vie di fuga in erba o ghiaia (tre in tutto il mondiale), Vettel ha la colpa ignobile di tornare in pista al sopraggiungere di sua maestà “The blessed” Lewis Hamilton senza farsi brillare e, addirittura, difendendo la posizione, cosa ormai inaudita nella massima categoria dell’automobilismo. Uccellato con cinque secondi di penalità che gli fanno perdere la gara torna ai box, molla la macchina in doppia fila senza frecce e tenta di scappare dall’autodromo. Viene convinto a fatica ad andare almeno sul podio ma prima, in un moto d’ira, va in parco chiuso e porta via il cartello del numero 1 dalla Mercedes scambiandolo con il 2. Avesse avuto un account social avrebbe fatto sfracelli.
La Haas | Parte la stagione con una monoposto, poi porta aggiornamenti, poi torna alla versione dell’Australia a metà anno, poi riprova con gli update, monta un fondo di quattro gare prima, si riporta avanti, infine torna alla macchina del 2016, poi prova la 2017. Per chiudere l’anno, con gli zebedei in frantumi, porta in pista direttamente una NASCAR del suo stesso team dagli USA e finita lì.
Baku, la nuova frontiera dello Show (1) | In seguito al piccolo incidente di Russell, con una Williams felicissima dal punto di vista finanziario, i commissari si prodigano per rimettere subito tutto a posto sul tracciato. Il tombino colpevole del danno viene gentilmente preso a calci da un esperto e competente ingegnere locale, che ci salta sopra con il suo dolce peso. Dopo il quinto salto pare sia stato trovato dalla parte opposta della Terra, intento ancora a saltare su qualcosa di non ben definito.
Vietnam, un nuovo porcodromo | Tutto pronto a Hanoi – o meglio dire Ahi noi – per il primo Gran Premio del Vietnam della storia della Formula 1, che porterà il totale a soli 22 appuntamenti. Una location da urlo (di Munch) dove si respirerà senza ombra di dubbio la competenza, la passione, la cultura motoristica del pubblico locale. Un altro circuito che, insomma, lascerà gli spettatori senza fiato, sperando che vicino ad ognuno di essi ci possa essere un defibrillatore al momento opportuno.
Com’era bella l’India… | Come da Tweet di Alice Powell, ecco le condizioni del circuito dell’India dopo sei anni. Tanta è la nostalgia della Formula 1 che hanno lasciato intatti i cartelloni dei team. Come? Non ci va nessuno da secoli? La pista è attraente come un bidone dell’umido? Non è vero, siete sicuramente prevenuti. Pare che il Precestinato, alla vista di queste immagini, abbia avuto un mancamento ed abbia chiesto di tornare a correre in zona nella speranza di vincere ancora un campionato honoris causa.
I muri di Monaco, Baku, Hockenheim… | Mai si era visto nella storia della Formula 1 un muro spostarsi per cozzare contro la monoposto di un pilota. Siamo oltre la fantascienza, il concepibile, eppure è successo e sempre allo stesso pilota. Incredibile come il Predestinato abbia vissuto questi momenti assimilabili al paranormale trovandosi muri vaganti a Baku, a Montecarlo (ripetutamente tra l’altro, un vero sacrilegio) e ad Hockenheim, dove addirittura la protezione l’ha tirato verso di sè con un campo magnetico. Ma non abbiate paura: durante l’inverno questi eventi verranno minuziosamente raccontati dalle riviste di settore per scagionare il pilota da errori che, altrimenti, non avrebbe mai commesso.
La Mercedes dopo Budapest | Il giorno dopo il Gran Premio d’Ungheria le farmacie nei dintorni di Budapest rimangono a secco di Maalox. Bisogna intervenire e subito e così la FIA impone a Toto Wolff di usare, da Spa in poi, le future Formula E per il resto della stagione per il bene di tutti. Le Ferrari tornano a fare pole e vittorie e nessuno si rende conto che Hamilton e Bottas guidano degli aspirapolveri ancora più aspirapolveri del solito. Ed il bello è che, nonostante questo, riescono pure a vincere delle gare.
Rich Energy | Il premio di migliori Social Media Manager va senza nemmeno metterla ai voti ai geni della Rich Energy che, nell’arco dei pochi mesi della loro attività in collaborazione con Haas, si rendono protagonisti di momenti telematici semplicemente epici. Roba che neanche i quindicenni che si rubano le password di Twitter o i The Giornalisti. Scrivono che la collaborazione è finita, poi non è vero, poi, sì, poi no, poi li sfottono e alla fine se ne vanno davvero. C’è un motivo a tutto questo, però: far passare le scazzottate in pista tra Grosjean e Magnussen in secondo piano.
Baku, la nuova frontiera dello Show (2) | Come se non bastasse il conto dei danni per colpa del tombino fluttuante, ecco arrivare anche l’estrema unzione sulla Williams di Russell da parte della gru che, dopo aver picchiato per un piccolissimo errore di calcolo su uno dei vari ponti disseminati per la pista, inizia a perdere olio spargendolo sulla carrozzeria della malcapitata monoposto. Una scena raccapricciante e ben chiara del tasso di affidabilità dell’organizzazione a Baku. Ed ora tutti pronti sul divano, perché sta per arrivare la fantastica Hanoi…
La grande trombata (2) | A Silverstone, dopo anni di soprusi, Vettel tampona in grande stile Max Verstappen spedendolo a Brands Hatch e mandando in Disaster Recovery il ferrarista medio, il quale deve scegliere tra l’essere contento per aver visto finalmente la Red Bull 33 fuori dalle palle e l’essere incazzato per l’ennesima giargianata del tedesco. Prevale, ovviamente, la seconda ipotesi. Sempre ovviamente, fosse successo al Predestinato le accuse di retromarcia nei confronti di Madmax si sarebbero sprecate.
Lando Norris | Il premio al più disadattato della griglia va inequivocabilmente per cinque anni consecutivi a questo personaggio. Lacrime in conferenza stampa, team radio clamorosi e due palle così non tanto per guidare a trecento all’ora alla sua età quanto per presentarsi live sui social conciato in questo modo qui, con Verstappen che lo bullizza tra le risate generali e lui che, orgoglioso ed orgoglione, difende le sue scelte. Secondariamente ha anche un piede pesantissimo, ma di fronte a tale immagine qualcuno potrebbe anche non credere che sia un pilota di Formula 1.
Lance Stroll | Frankie Hi Nrg, quando cantava “Quelli che ben pensano” nel lontano 1997, recitava:
“Quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano, poi lo comprano.
In costante escalation col vicino costruiscono
Parton dal pratino e vanno fino in cielo”
Ecco: dopo essersi comprato qualsiasi sedile partendo dal seggiolone fino all’intera Racing Point per poi prendere lezioni da Sergio Perez, pare che il canadese ora voglia provare a comprarsi direttamente tutta la F1 per correre un Gran Premio con una sola monoposto, la sua. In questo modo qualcosa di buono potrebbe succedere.
La Q3 di Monza | Immaginate di invitare a casa vostra un amico che non capisce nulla di Formula 1 e dirgli “Dai, guardiamo le qualifiche di Monza e poi usciamo”. E via a spiegare perché da 30 anni seguite le corse, le emozioni, il tifo e via dicendo, tutti esaltati nella speranza che anche lui in qualche modo si interessi alla cosa. Poi arriva la Q3 e al vostro amico dovete spiegare questa scena qui. Nove monoposto dal costo totale di milioni e milioni di euro che vanno a 60 all’ora manco fossero in corsia box nel momento in cui dovrebbero andare più veloci in assoluto, tra l’altro sulla pista più rapida del mondiale. Non sentite un prurito alle mani e la nostalgia dell’ora da 12 giri?!
La tristezza del 1000° GP | La cosa che si ricorderà di più di questo traguardo importantissimo per la Formula 1 è il countdown dei mesi precedenti, un martellamento di maroni dal quale pareva che ci dovessero essere decine di manifestazioni, eventi ed attrazioni di chissà quale portata. Niente di tutto questo. Già il fatto di scegliere la Cina e non un posto storico doveva mettere il dubbio: un paio di foto ricordo e tanti saluti. Molto bene, bravi.
“Vai avanti tu, che mi vien da ridere” | Il Precestinato chiama il box durante la Q3 di Monza, appena dopo la fermata al casello della Pillola precedente, chiedendo di avvisare il Predestinato di rispettare i patti sulla scia e controscia e portarsi davanti per aiutarlo nel suo ultimo giro. Con metodi ultratecnologici possiamo mostrarvi in anteprima mondiale una diapositiva del monegasco al momento del richiamo da parte del suo muretto.
Niente paura per il 2020 | Per evitare che Lewis Hamilton vinca anche il prossimo mondiale con mezzo campionato di anticipo la FIA ha varato in queste ore una modifica insindacabile del regolamento. Dopo il test con le Formula E nella seconda parte di stagione, il team campione del mondo dovrà correre con la monoposto 2019 dotata di gomme rain in qualsiasi condizione, piloti bendati e partendo sempre con un giro di ritardo rispetto agli altri. Tendenzialmente si dovrebbero avere gare un po’ più combattute. Forse.
Momento Amarcord | Nel 2010 la gara di Abbudhabbi è segnata indelebilmente dagli oltre 35 giri dell’allora idolo ferrarista Fernando Alonso (ricordiamo, il “principe di Maranello” sentenziato a gennaio 2010) bloccato alle spalle della Renault di Vitaly Petrov senza alcuna possibilità di sorpasso. In quel giorno la profezia del Campione più sculato della storia, l’attuale Precestinato, prese vita. In questa diapositiva è ritratto il russo mentre cerca di scappare in tutti i modi dallo spagnolo, che a fine gara gli riserverà sput… gesti inequivocabili di disappunto.
Kimi Raikkonen | Convive per un anno con lo slogan “Tutti pazzi per Giovinazzi” che compare anche sul display del volante ma lui, ovviamente, non lo sa perché porta sempre gli occhiali da sole anche nel casco. Occhio non vede, cuore non duole. Senza alcuna pressione addosso, dato che dell’italiano conosce probabilmente solo le parolacce, il 40enne Prebollito – da almeno una decina d’anni, ci dicono – chiude il mondiale a quota 43 punti contro 14, che senza la botta di deretano di Interlagos sarebbero sobriamente stati 31 a 4. Tutti pazzi per Kimi – ed anche per Minttu – poche palle.
Ritorno al futuro | Tutto pronto nei cinema per la riedizione di Ritorno al Futuro in salsa Formula 1. Con la collaborazione di Sebastian Vettel, Pastor Maldonado, Jolyon Palmer e Lance Stroll, che si sono prestati alle scene da stuntman, la pellicola ripercorrerà le orme di Marty McFly (interpretato da Charles Leclerc) e del famosissimo “Doc” (Adrian Newey) che riusciranno a far passare i 300 all’ora ad una Ferrari F60 del 2009 portandola addirittura in volo. Durante le registrazioni, dei quattro esemplari usati per le Finali Ferrari ne è rimasta solo una. Nella diapositiva un momento delle riprese.
La via di fuga di Hockenheim | Il trappolone più bello dell’anno. Una spianata di olio da frittura del fast-food su una lingua d’asfalto appena posata che, mista ad acqua, manda in crisi nomi illustri come Leclerc, Hamilton, Hulkenberg, Verst… Ah no, il più grande pacco della F1 ha vinto la gara, vedi te.
La Renault | Rientrati ufficialmente nel 2016 dalle ceneri della Lotus, i francesi volevano tornare al top della Formula 1. Volevano, appunto. Nel 2019 accolgono Ricciardo lanciandolo con l’ala rotta a Barcellona nei test (diapositiva allegata), gli permettono di usare per tutta la stagione il casco più brutto della storia, vengono beccati con la ripartizione automatica della frenata – di cui loro stessi hanno pubblicato prove evidenti – e, infine, concludono sbeffeggiati dalla McLaren che, da cliente, monta lo stesso motore. C’è bisogno di aggiungere altro alla lista?
La grande vergogna | Più di Verstappen che se ne frega di Bottas a muro in Messico, più della McLaren che non si qualifica alla Indy500, più di Vettel che si permette di vincere a Singapore davanti al Predestinato (e salta poi in aria in Russia), più dei commissari che si coprono di ridicolo a Montreal, più della gru di Baku che unge la Williams e più del prezzo dei panini con la salamella a Monza, la vera vergogna dell’anno è datata ottobre 2019 quando lo scrivente, dopo una lunga battaglia dai contorni tragicomici, vede il suo nome iscritto all’Albo dei Pubblicisti. Lo sappiamo, only in Italy possono succedere certe cose.
Finisce così questa “one shot” di Pillole (l’ultima potrebbe assumere più i contorni di una supposta, in effetti). Pillole che, in questa versione, potrebbero essere riproposte alla fine del 2020. Tengo a ringraziare in questa sede tutti i lettori che hanno seguito la F1 da queste pagine anche in questa stagione, con un ultimo pensiero – stavolta serio – a Charlie Whiting, Niki Lauda, Anthoine Hubert che hanno reso quest’anno decisamente meno positivo. Infine un abbraccio a Juan Manuel Correa, in attesa di rivederlo presto dove sogna di tornare.
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