F1 | Piastri, può un team radio cambiare le sorti di un mondiale?

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 26 Novembre 2025 - 21:30
Tempo di lettura: 5 minuti
F1 | Piastri, può un team radio cambiare le sorti di un mondiale?
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Un team radio – quello di Monza – e un cambiamento repentino. Da lì in poi l’australiano non è stato più lui

Uscito da Zandvoort con 34 punti di vantaggio su Lando Norris, fermato da un problema tecnico, e 104 da Max Verstappen, Oscar Piastri ha raggiunto in Olanda il punto più alto della sua stagione 2025. Dopo 15 tappe su 24, quasi nessuno pensava che proprio da lì in poi la stagione dell’australiano sarebbe cambiata in peggio. E, nell’immaginario collettivo, il momento chiave di questa inversione di tendenza è rappresentato da un team radio.

Siamo a Monza: Piastri si è messo in mostra ad inizio gara con un sorpasso incredibile all’esterno della prima di Lesmo su Charles Leclerc. L’australiano si ritrova secondo, alle spalle di Max Verstappen, dopo che il pit stop di Lando Norris viene rallentato da un problema alla ruota anteriore sinistra, che non si fissa. Piastri guadagna la posizione, con l’inglese che aveva lasciato libero il team di far fermare prima il compagno.

Mancano pochi giri alla fine e l’australiano riceve l’ordine di far passare Norris per permettere al team di rimediare all’errore: l’istruzione viene eseguita, ma lui non la prende bene. Da quel punto in poi, il mondiale cambia completamente.

Nelle successive sei gare il ruolino di marcia del #81 non ha niente a che vedere con il passato: arrivato da una striscia di due vittorie, tre secondi posti e un terzo, Piastri non vede più il podio. A Baku resta a zero con due incidenti in due giorni tra qualifiche e gara, a Singapore è quarto dietro il compagno, ad Austin elimina sé stesso e Norris nella Sprint, in Messico e ad Interlagos è quinto, anche a causa della discussa penalità per l’incidente con Antonelli; questo fino alla squalifica di Las Vegas per colpe, evidentemente, non sue.

A due gare dal termine, Norris gli è davanti di 24 punti (gliene ha recuperati quindi 58 da Zandvoort) e Max Verstappen gli si è affiancato dopo un recupero di 104 lunghezze. Piastri è ancora in lotta per il mondiale piloti per la matematica ma, per molti, è come se fosse già fuori, colpito da una specie di inspiegabile involuzione e dall’incapacità, soprattutto, di reagire e tornare sia ai suoi livelli che a quelli della McLaren.

Ora la domanda delle domande: può un team radio cambiare le sorti di un mondiale? Perché la coincidenza del cambio di approccio e performance da parte dell’australiano, in rapporto a quel team radio di Monza, dà effettivamente spazio ad interpretazioni. La stagione della McLaren è stata condizionata dal mito delle “Papaya Rules”, una specie di regolamentazione interna che strizza l’occhio al fair play e che avrebbe (o aveva?!) come intenzione, quella di evitare qualsiasi attrito tra i due piloti, anche a fronte di momenti caldi.

Durante l’anno sono stati diversi gli episodi nei quali McLaren è ricorsa all’uso del team radio per calmare gli spiriti prima che diventassero bollenti o dopo un tentativo di lotta. È successo, praticamente, sempre e solo con Piastri: in Australia e in Giappone l’australiano è stato invitato a mantenere la posizione alle spalle del compagno. In Austria e in Ungheria, dopo un tentativo di sorpasso a vuoto con bloccata annessa, è stato consigliato di non riprovarci. Lo stesso Piastri, nel contesto di queste regole, aveva provato in modo non proprio “fair” a richiedere la posizione indietro dopo l’erroraccio di Silverstone dietro la Safety Car, con la penalità guadagnata per aver frenato in faccia a Verstappen.

E poi c’è Monza: che, per molti, rappresenta lo spartiacque del campionato e, a conti fatti, potrebbe anche esserlo a tutti gli effetti. Lo stesso Piastri non ha negato che qualcosa sia cambiato da quella gara, ma è incredibile notare come, proprio da quel weekend, si sia rotto qualcosa nel meccanismo dell’australiano. Come se quel team radio – ammesso che sia davvero lui il colpevole – avesse convinto il #81 che le Papaya Rules siano un po’ più rules per lui e un po’ meno per Norris. Elemento che potrebbe assumere forma se consideriamo il caso di Las Vegas, con le parole di Bernie Ecclestone (“McLaren preferisce Norris”, in breve”) comparse in un repost sul profilo Instagram di Piastri prima di essere rimosse.

L’australiano, anche per il suo ruolino di marcia, è sempre stato definito come un “freddo” per gran parte della stagione: ma, se un team radio ha avuto la capacità di piegare le sue convinzioni fino a questo punto, forse i giudizi sulla sua scorza devono essere riparametrati. Da mitigare è anche la sua esperienza, inferiore rispetto a quella di Norris. Piastri è comunque alla terza stagione in F1 e non può (più) essere considerato un novellino.

Sicuramente, questo è un caso che mette in chiara luce quanto la psicologia ricopra un ruolo fondamentale in questo sport. Essere pilota non si tratta solo di salire in macchina e spingere sul pedale, ma anche di farlo con una robustezza mentale che permetta di gestire le varie situazioni. Un argomento, questo, spesso messo in disparte ma di fondamentale importanza per avere un “pacchetto” pronto al 100% a lottare in pista.

Allo stesso tempo, dopo il fantozziano errore del Canada, Norris ha cercato di reagire, vincendo tre delle quattro gare successive e mettendo a segno colpi importanti come quelli del Messico e del Brasile. E, va ricordato, all’inglese mancano i 18 punti del guasto tecnico proprio in Olanda, che avevano dato l’apparente via alla fuga del compagno in classifica e che, oggi, avrebbero fatto comodissimo in vista degli ultimi due appuntamenti.

Torniamo alla domanda di cui sopra: può un team radio cambiare le sorti di un mondiale? La risposta è difficile da trovare con certezza. Ma, se Piastri ha visto in quel team radio una sorta di protezionismo nei confronti di Norris, uno sgarbo nei suoi, un’indiretta “violazione” di quelle che sono le Papaya Rules, forse qualcosa in queste famose regolette non ha funzionato a dovere. La coincidenza temporale è una prova, le sue prestazioni potrebbero costituirne un’altra, la totale assenza di reazione e le interviste dal tono dimesso dei vari post gara sembrano chiudere il cerchio.

Sembra assurdo, ma la doppia squalifica di Las Vegas ha dato una mano all’australiano: a fine gara i punti di differenza dal compagno erano 30, dopo la decisione dei commissari è tornato a 24. Formalmente ha ancora la possibilità di lottare per il titolo; e, se pensiamo alla McLaren, dovrebbe avere più chance di Verstappen.

La prima reazione, però, deve venire da dentro. Non ci sono, in questo caso, coach o consigli che tengano. Se Oscar vuole questo mondiale, deve cercare di andarselo a prendere a tutti i costi: per dimostrare qualcosa al mondo ma, soprattutto, a se stesso.

Immagine di copertina: Media McLaren

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