Dopo 20 anni, oltre cento vittorie e otto titoli piloti, finisce l’era di uno dei Team Principal più vincenti della storia
L’uscita, o per meglio dire il licenziamento, di Christian Horner da Red Bull in un martedì post-gara qualunque, arriva come un fulmine a ciel sereno ma fino ad un certo punto. È da febbraio 2024 che molti, tra addetti ai lavori e media, attendevano una notizia che non arrivava mai dopo i fatti personali che avevano coinvolto l’ormai ex CEO e Team Principal della squadra di Milton Keynes, uno dei più vincenti della storia della F1.

405 gare tutte insieme allo stesso team, 124 vittorie, 8 titoli piloti e 6 costruttori rappresentano un palmares di tutto rispetto. Successi concentrati in due cicli distinti segnati dai nomi di Sebastian Vettel e Max Verstappen. Era però da un anno e mezzo, appunto, che le cose per e in Red Bull non andavano più d’amore e d’accordo come prima, con il 2023 a issarsi come stagione perfetta prima di un crollo che difficilmente avremmo immaginato.
Il mese di febbraio dello scorso anno era stato quasi più chiacchierato di un mese di corse. Pochi giorni dopo l’annuncio di Lewis Hamilton come nuovo pilota Ferrari per il 2025, lo scandalo privato che aveva investito Horner sembrava dovesse costargli il posto da un momento all’altro. Eppure, giorno dopo giorno, la possibilità che il TP lasciasse è diventata sempre più improbabile, fino alla certezza di vederlo al posto di comando del team ancora per tutta la stagione scorsa.
Ma perché il siluramento proprio adesso? E cosa paga Horner?
I dissidi interni
Lo scandalo di inizio 2024 ha segnato i rapporti interni al team. Nonostante, almeno di facciata, si sia tentato di mantenere insieme il castello di carta, ben presto sono emerse fazioni contrapposte all’interno del team, con la parte austriaca da una parte e quella thailandese (la famiglia Yoovidhya, che detiene il 51%) dall’altra. Per molti mesi si è parlato di un Horner protetto dai Yoovidhya e non più ben voluto da Mateschitz (Mark, il figlio dello scomparso Dietrich) e Helmut Marko, con una certa influenza da parte di Jos Verstappen, il padre di Max.
Ad aggravare la situazione ci sono state due uscite importantissime, quelle delle altre due colonne che, insieme a Horner, hanno fondato le basi Red Bull vent’anni fa. La prima è ovviamente Adrian Newey, uscito verso Aston Martin, la seconda Jonathan Wheatley, fresco di podio di Hulkenberg da Team Principal Sauber e futuro Audi. Horner si è quindi trovato solo senza più le sue due spalle a mantenere in piedi il team; diventando, a questo punto, un dead man walking a media scadenza.
La crisi tecnica
La stagione 2024 è stata segnata, da maggio in poi, da un poco prevedibile crollo tecnico dopo un inizio di anno simil 2023. Le prime vittorie a grappolo di Verstappen (con doppiette con Sergio Pérez) hanno parzialmente coperto i problemi interni. Da Miami in poi, McLaren ha messo la freccia e solo grazie ad un prodigioso Verstappen l’anno passato è terminato con un altro titolo mondiale, il quarto consecutivo, da parte dell’olandese, con il Costruttori passato nelle mani del team di Woking.
La RB20, da un momento all’altro, è diventata carente con l’olandese costretto agli straordinari in diversi GP anche per arrivare a piazzamenti a punti. Mentre, dall’altra parte del box, Sergio Pérez è letteralmente crollato. Dall’estate in poi le voci di una sostituzione (addirittura si parlava di Daniel Ricciardo, in quel momento in Racing Bulls) si sono susseguite fino alla decisione, al termine dell’anno, di chiudere in anticipo di un anno il rapporto col messicano. Una scelta, a posteriori, piuttosto miope.
Il nodo secondo pilota
Che la decisione di liberarsi di Pérez sia stata miope lo si deduce facilmente dai risultati della seconda vettura nel 2025. Con la convinzione che il problema della scorsa stagione fosse legato unicamente al messicano (dinamica su cui lo stesso Verstappen non era d’accordo) la gestione della seconda guida è stata a dir poco scellerata per un team dal blasone della Red Bull, con Liam Lawson rispedito in Racing Bulls dopo due gare e Yuki Tsunoda che, al momento, sembra in crisi quanto e più del neozelandese.
Il risultato è terribile: dei 172 punti che vanta Red Bull in classifica costruttori, dove naviga al quarto posto a distanza siderale da McLaren e con Ferrari e Mercedes in allontanamento, 165 sono stati ottenuti da Verstappen e appena sette da Tsunoda. E, da qui a fine anno, sembra impossibile immaginare che il giapponese possa ottenere qualcosa di più se neanche una gara pazza come Silverstone lo ha aiutato ad arrivare almeno in top ten.
La tempistica
L’uscita di Horner oggi risulta strana come tempistica, ma è anche strano il fatto che sia ad effetto immediato con già pronto il sostituto, Laurent Mekies. Come se, al di là di tutte dinamiche a noi già conosciute, sia successo anche dell’altro che, in questo momento, ignoriamo e che ha accelerato la decisione sia di liberarsi dell’Ex Team Principal che di farlo subito, senza nemmeno chiudere la stagione. Probabilmente ne sapremo di più nei prossimi giorni.
Quale sarà il futuro di Horner?
Un Team Principal con il palmares di Horner difficilmente non troverà dove accasarsi. La domanda è dove. Nelle scorse settimane sono emersi dei contatti con la Ferrari nel caso in cui l’esperienza di Fred Vasseur dovesse giungere al termine. Horner, però, difficilmente chiederebbe garanzie ed autonomia diverse da quelle negate ad Adrian Newey e che hanno portato il genio ad accettare il trasferimento in Aston Martin. La stessa Aston, con Horner libero, potrebbe tentare il colpaccio riunendo (a patto che i rapporti tra i due siano ancora buoni) il capo dell’area tecnica con il suo ex TP.
Non andrebbe scartata nemmeno Alpine, a questo punto. Briatore e Horner sono in ottimi rapporti e non sia mai che, nell’ambito della ristrutturazione continua del team transalpino (e l’arrivo dei motori Mercedes per il 2026) il manager italiano possa tentare a sua volta il colpo a sorpresa.
E Verstappen?
Dando per scontato che papà Jos abbia “ottenuto” la sua vittoria contro Horner, con l’uscita del TP il futuro di Verstappen potrebbe essere ancora legato a Red Bull nonostante le tante voci che lo vorrebbero in Mercedes; almeno per il 2026. Perché senza Newey, Wheatley ed anche Horner la Red Bull non è più quella che abbiamo conosciuto e non ci sono garanzie per il futuro, oltre che lato PU con RB Powertrain e Ford, anche dal lato umano e dell’esperienza. E, come avevamo scritto qualche giorno fa, forse davvero all’olandese conviene restare tranquillo una stagione per fare i suoi conti prima di scegliere il team migliore.
Immagine di copertina: Media Red Bull
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