Monta la polemica nel paddock della Formula 1. A finire nel mirino dei team di metà schieramento è la Haas, scuderia che nel debutto stagionale di Melbourne ha rischiato di portare a casa il miglior risultato della propria (breve) storia. Basti pensare che Kevin Magnussen e Romain Grosjean, al momento del doppio ritiro, ad un giro di distanza l’uno dall’altro, occupavano entrambi la quarta posizione.
Ma procediamo con ordine. Tra le pochissime certezze (o quasi, per la verità) ereditate dai test invernali di Barcellona, spiccava sicuramente la competitività mostrata dalla monoposto del team di Kannapolis. Una VF-18 che, in mano al duo franco-danese, aveva dato ottimi riscontri in tutte le condizioni, candidandosi almeno idealmente al ruolo di ‘prima degli altri’, alle spalle dei top team.
Pur trattandosi solo di test, già allora qualcuno aveva iniziato a mugugnare, parlando di una VF-18 in apparenza troppo competitiva rispetto allo scorso anno. Il weekend di Melbourne, con la Haas capace di piazzare entrambi i piloti in terza fila, per poi disputare una prima parte di gara splendida fino al disastroso doppio pit che gli è costato il ritiro, non ha fatto altro che aumentare le lamentele dei competitors del team made in USA.
In particolare, sono scese in campo McLaren e Force India, che hanno puntato il dito su un rapporto a loro dire troppo stretto tra Haas e Ferrari. Alonso, dopo le qualifiche, ironicamente ha definito la Haas come ‘la Ferrarina‘. C’è da premettere, in tutta questa situazione, che sin dall’esordio del 2016 la partnership tra il Cavallino ed il team di Gene Haas è stato particolarmente stretto. Giusto per riportare come esempio l’anno in corso, oltre alla power unit 2018, la Haas acquista dalla Ferrari anche il pacchetto cambio-sospensioni, mentre il telaio è opera della Dallara. Nulla che non sia previsto nel regolamento, dato che la VF-18 ha superato tutti i controlli previsti dalla FIA in sede pre-stagionale.
Eppure, i team sopra nominati non ci stanno e, parlando di una monoposto troppo simile alla SF70-H, addirittura spingono per un’inchiesta della Federazione Internazionale, oltre a voler sollevare la questione alla prossima riunione dello Strategy Group: “Non capisco proprio come abbiano fatto ad essere così competitivi” – dice un irritato Otmar Szafnauer, Chief Operating Officer della Force India – “E’ un qualcosa di magico, di mai visto prima in Formula 1 (???). Non capisco come possa un team nel Circus da soli due anni fare una monoposto del genere. Se hanno una bacchetta magica, la vorremmo anche noi“.
“Le verifiche tecniche dicono solo se una vettura è conforme o meno ai regolamenti. Ma che succede se l’idea non è tua ma di un’altra squadra? Questo è l’interrogativo più importante, del quale al momento non conosciamo la risposta” – continua Szafnauer – “Forse le idee sono loro e i nostri sono solo sospetti. Ma come puoi acquisire certe conoscenze senza la storia, gli strumenti e le persone giuste al posto giusto?“.
Così Zak Brown, CEO del McLaren Technology Group: “Sappiamo tutti che la Haas ha un’alleanza molto stretta con la Ferrari. Nostro compito è assicurarci che quest’alleanza non sia troppo stretta. Potrebbe esserci un po’ della loro influenza, perché alcune parti sembrano molto simili alla Ferrari dell’anno scorso. Ma è compito degli ingegneri e della FIA andare a verificare la cosa più da vicino“.
Non si è fatta attendere la replica del team principal Haas, Gunther Steiner: “C’è chi vede i fantasmi, andando in giro a dire che la nostra monoposto è molto simile alla Ferrari dell’anno scorso” – ha detto l’alto-atesino alla BBC – “E’ un discorso assolutamente senza senso, soprattutto partendo dal presupposto che abbiamo lo stesso passo della Ferrari del 2018. Ed è così perché abbiamo le stesse sospensioni, come permesso dal regolamento. Perciò, perché dovrebbe essere differente? Se questo crea problemi a qualcuno, deve parlarne con la FIA. Può presentare un regolare reclamo e noi chiariremo la nostra posizione“.
Quindi Steiner lancia la cannonata: “Se devi giustificare la tua incompetenza, la miglior difesa è andare all’attacco. Specialmente se qualcuno con il doppio del nostro budget si ritrova dietro. Mi piacerebbe che fossero fatte delle osservazioni mirate, non solo supposizioni campate per aria, che servono soltanto a gettare fumo negli occhi“.
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