F1 | Latifi, Antonelli e gli altri. Quando aprire ai social sconsideratamente diventa un boomerang imperdonabile

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 2 Dicembre 2025 - 11:00
Tempo di lettura: 3 minuti
F1 | Latifi, Antonelli e gli altri. Quando aprire ai social sconsideratamente diventa un boomerang imperdonabile
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Gli abusi online in F1 sono aumentati in esponenzialmente con l’apertura del Circus al mondo social, operata evidentemente con troppa fretta

Il caso Antonelli certifica ancora una volta come l’espansione di Liberty Media verso il mondo social abbia provocato danni dal punto di vista sportivo. Se, da un lato, i proprietari della F1 si sono lanciati in un mondo inesplorato – volontariamente – fino alla fine dell’era Ecclestone, cercando una facilissima quanto rapida crescita della fan base (supportata da progetti romanzati alla Drive To Survive), il rovescio della medaglia riguarda l’incontrollabilità degli stessi social in rapporto a come i protagonisti del mondo della F1 e la F1 stessa vengono percepiti, oggi, da parte dell’utenza.

Negli ultimi tempi gli episodi di bullismo online nei confronti di piloti di F1 si sono moltiplicati. Il caso di Kimi Antonelli in Qatar è solo l’ultimo, di questa stagione e in generale, ma non si può più soprassedere su una deriva che ha anche responsabilità da parte di chi il Circus lo gestisce e di chi ne fa parte.

Non si tratta di fare di tutta l’erba un fascio, ma è indubbio che l’apertura ai social dal 2018 in poi e il chiaro intento di catturare più utenza possibile, indipendentemente dalla competenza in campo motoristico, ha portato in modo direttamente proporzionale all’aumento della percentuale di persone che seguono lo sport senza averne la necessaria competenza; in un contesto nel quale l’importanza del pilota è diventata smisuratamente superiore a quella delle monoposto e dello sport in sé.

In una F1 nella quale i piloti sono diventati dei modelli di riferimento in termini di immagine personale più che in termini di atletismo, la competenza media è conseguentemente calata e porta, ha portato, porterà sempre più alla totale idealizzazione del personaggio, contrasti ed episodi come quello delle ultime 24 ore.

Non dovrebbe nemmeno essere necessario spiegare le immagini del sorpasso di Norris su Antonelli per capire che lo scambio di posizione è stato dovuto ad un errore e non ad una volontà, in un frangente nel quale la McLaren del britannico ne aveva di più a fronte di gomme finite sulla W16 dell’italiano. Chi mastica di F1, chi sa analizzare delle immagini non può avere il minimo dubbio su quanto successo: ed è proprio per questo che stride in modo incredibile la reazione social, comandata da frange di individui che, spesso dietro nickname, si sono lanciati in insulti, illazioni, minacce nei confronti di un ragazzo di 19 anni che ha fatto il possibile in pista per tenere alle spalle la monoposto che ha conquistato 800 punti in classifica Costruttori.

Quello dell’anonimato è un discorso che meriterebbe uno spazio a parte. L’unica cosa che si può sottolineare è che, agli albori di Internet, essere anonimi voleva dire altro che sentirsi liberi (o pensare di esserlo) di poter dire e fare quello che si vuole senza conseguenze.

Giova ricordare che Nicholas Latifi, dopo la bufera abbattutasi su di lui e sulla sua famiglia dopo Abu Dhabi 2021, ha praticamente smesso di correre. E che, da allora, non è cambiato nulla. Non è raro, anzi, assistere ad intere fazioni, che appoggiano questo o quel pilota, lanciate in vere e proprie battaglie a difesa del proprio beniamino e contro un collega al netto di qualsiasi competenza o considerazione tecnica su casi specifici.

Non è quindi un caso che, ultimamente, il tifo in F1 venga accostato alla declinazione peggiore di quello del calcio. Liberty Media si vanta costantemente dei risultati ottenuti in termini di “appassionati” raggiunti, numeri e popolarità in crescita, grazie ad una serie che strizza l’occhio ai romanzi e un film tecnicamente valido ma dalla trama irreale. Il rovescio della medaglia, quando si punta così sulla massa, è quello al quale stiamo assistendo.

Red Bull si è schierata in difesa di Antonelli, la FIA ha seguito a ruota nel pomeriggio, ma non è sufficiente a fermare un’ondata ormai incontrollabile, involontariamente promossa dallo stesso sistema che ora vorrebbe combatterla con gli slogan. Servono azioni concrete, esclusioni dai social. E, forse, anche un ripensamento a come cercare nuovi appassionati a tutti i costi.

Immagine di copertina: Media Mercedes

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