F1 | Lando, Oscar, Max. Una poltrona per tre: chi vince e chi merita il mondiale 2025?

Autore: Alessandro Secchi
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Pubblicato il 4 Dicembre 2025 - 15:00
Tempo di lettura: 6 minuti
F1 | Lando, Oscar, Max. Una poltrona per tre: chi vince e chi merita il mondiale 2025?
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Tre storie per un mondiale che arriva all’atto conclusivo ancora una volta ad Abu Dhabi. Come nel 2021, 2016, 2014 e 2010

Per la quinta volta nella sua storia, il GP di Abu Dhabi consegnerà il titolo di campione del mondo piloti di Formula 1. Nelle quattro, illustri, occasioni precedenti, quelle del 2010, 2014, 2016 e 2021, non sono mancati colpi di scena, ribaltamenti di fronte e, ovviamente, polemiche.

Il 2010 è una macchia che non andrà mai via dal cuore dei tifosi Ferrari, con Fernando Alonso imbottigliato alle spalle di Vitaly Petrov per 40 giri e Sebastian Vettel vincitore insperato del suo primo titolo. Il 2014, il primo scontro finale tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg al primo anno dell’era ibrida, fu caratterizzato dall’esperimento dei doppi punti all’ultima gara, fortunatamente mai più rivisto.

Nel 2016 ancora i due Mercedes a giocarsi il titolo, con Hamilton di conserva negli ultimi giri per cercare invano di far avvicinare Vettel e Verstappen al compagno e metterlo in difficoltà. Non sarebbe bastato, con Rosberg titolato e ritirato dopo pochi giorni. E poi il 2021, ancora oggi argomento caldo dopo ormai quattro anni con la Safety Car finale che ha stravolto le dinamiche della gara e del mondiale, portandolo dalla parte di Max Verstappen per il suo primo iride.

Arriviamo all’atto finale del 2025 con un campionato che ha regalato tre filoni diverso di cui uno non considerato fino ad un certo punto. Lando Norris, Oscar Piastri e Max Verstappen arrivano ad Abu Dhabi con tre storie diverse e racchiusi in 16 punti, con combinazioni varie ed eventuali che renderanno uno dei tre campione: per la prima volta nel caso dell’inglese e dell’australiano, per la quinta l’olandese.

Oscar Piastri

Se qualcuno, dopo il GP d’Olanda a Zandvoort, ci avesse detto che l’australiano sarebbe arrivato all’ultima gara da terzo in classifica, difficilmente ci avremmo creduto. Con Norris a 34 punti e Verstappen a 104, dopo due terzi di mondiale importanti, Piastri sembrava il candidato ideale per il titolo iridato. Una stagione iniziata con un errore in Australia e poi recuperata alla grande, restando in testa al mondiale per gran parte dello stesso. Paradossalmente, dalla gara immediatamente successiva a Zandvoort è cambiato qualcosa. Il team radio per restituire la posizione a Norris a Monza è sembrato una specie di reset in negativo per il giovane seguito da Mark Webber.

Da lì in poi un disastro dietro l’altro e prestazioni lontanissime dagli standard ai quali ci aveva abituato. Una condizione incomprensibile, alla quale finalmente Piastri ha tentato di rimediare solo in Qatar. Due pole, vittoria nella Sprint e un secondo posto amaro dietro Verstappen, dopo l’erroraccio di strategia ad inizio gara che non toglie nulla ad una gara in cui era sembrato in totale ripresa, anche se forse troppo tardi.

Una stagione, quella di Piastri, a due volti: tanta sicurezza e concretezza all’inizio, tanto smarrimento nelle ultime 7/8 gare. Sarebbe bastato poco per chiudere la pratica ed è un rammarico enorme, almeno fino ad ora. Al di là delle Papaya Rules, la sensazione generale che, in qualche modo, sia considerato un po’ meno del compagno di squadra continua a farsi leggermente strada. L’episodio di Monza è stato forse il più eclatante, unito a dichiarazioni mezze sospese che hanno lasciato qualche dubbio nel corso della stagione, fino alle immagini di un Oscar senza meccanici ad aspettarlo alla fine della gara in Qatar.

A -16 dal compagno, per Piastri ci vuole un mezzo miracolo per pensare di poter vincere il titolo. L’opzione più semplice per la sua campagna iridata è quasi quella di vedere sia Verstappen che Norris out, arrivando poi almeno secondo per passare entrambi in classifica. Molto difficile: anche se questa stagione ci ha insegnato molto in termini di possibilità.

Lando Norris

Si può dire che la stagione di Lando Norris sia andata quasi all’opposto rispetto a quella del suo compagno. Errori grossi ad inizio stagione (Arabia Saudita in qualifica, Canada), una parte centrale buona e poi una finale nella quale, seppur vincendo appena due gare nelle ultime nove, ha approfittato dei weekend disastrosi dell’altra parte del box per recuperare terreno fino a portarsi in testa alla classifica, quando nessuno se lo sarebbe aspettato.

Una stagione, quella di Norris, caratterizzata da alcune belle vittorie (la sua prima Montecarlo e Città del Messico su tutte) e altre in cui ha anche approfittato capitalizzando al massimo: in Australia il doppio errore suo e di Piastri ha sfavorito solo il compagno. A Silverstone si è guadagnato la vittoria grazie anche alla penalità di Oscar per l’episodio della Safety Car. In Austria e Ungheria, i bollenti spiriti del compagno sono stati spenti via radio proteggendolo da altri rischi.

Dei tre candidati al titolo, Norris è l’unico ad aver patito una rottura. Al britannico mancano i 18 punti per il guaio di Zandvoort che, oggi, lo vedrebbero già campione; mentre la squalifica di Las Vegas è un problema (o meglio, una colpa del team) che ha penalizzato tremendamente entrambe le vetture.

Norris è il pilota evidentemente meglio piazzato. Il vantaggio di 12 punti su Verstappen e 16 su Piastri può permettergli di impostare la gara nel modo più sicuro possibile, senza dover necessariamente strafare. Paradossalmente anche questo rappresenta un rischio: almeno in qualifica, gli converrà puntare sulla Pole in modo da non ritrovarsi in qualche modo nel traffico alla partenza. Quello su cui dovrà comunque lavorare sarà l’aspetto mentale, nel quale più di una volta ha dimostrato di non saper contenere ad esempio la Red Bull del campione in carica. Lo abbiamo visto bene a Las Vegas citando gli eventi recenti.

In Qatar è toccato a lui essere vittima delle Papaya Rules, non richiamato ai box quando c’era tutto il tempo per ragionare la scelta, visto anche l’ingresso di Verstappen. In generale, la sua stagione è andata in crescendo, forse meno di quanto si possa sembrare per via del crollo clamoroso del compagno. Ha tutti i favori del pronostico, ma Abu Dhabi sappiamo bene come non sia mai banale, nonostante una pista nella media.

Max Verstappen

Ad Abu Dhabi, in lotta per il titolo, Max Verstappen non ci sarebbe dovuto arrivare. Nemmeno lui ci credeva più il giorno di Zandvoort e, invece, eccoci qui. Indipendentemente dall’esito della gara finale, la stagione del quattro volte iridato sarà ricordata come una delle migliori della carriera. Inutile citare il divario enorme espresso dalla McLaren in più occasioni nel corso dell’anno.

Forse è stato anche questo il problema del team di Woking: pensare di doversi preoccupare unicamente di mantenere l’equilibro interno (gestito comunque in modo opinabile) senza pensare al resto. E, quando il resto si chiama Max Verstappen, ormai abbiamo capito che c’è sempre da guardarsi le spalle. In questo 2025 gli unici due rimpianti della stagione dell’olandese sono i punti persi per… aver perso la brocca a Barcellona nello scontro con Russell e quelli non fatti, senza colpa, per la tamponata di Antonelli in Austria.

Il resto della stagione di Max è stata una masterclass: tutte le sette gare vinte hanno avuto qualcosa in gran parte di suo nel conseguire il successo, con la capacità di massimizzare anche laddove non ci fossero possibilità di vittoria, con sei secondi posti e il terzo del Brasile, partendo dalla Pitlane, che conta tantissimo nel merito di essere ancora qui a giocarsi il titolo.

La versione 2025 di Verstappen è stata capace non solo di confermare il dietrofront mediatico nei suoi confronti iniziato nel 2024, ma di sfatare il tabù relativo ai meriti nell’arco di un campionato. Dei tre candidati al titolo l’olandese è quello che ha sbagliato meno episodi alla mano, nonostante l’errore di Barcellona possa rappresentare il momento decisivo del suo mondiale, al tempo considerato già distante a -49 da Piastri. In generale, si è sentito più di un addetto ai lavori dire senza remore che, per quanto visto in pista, l’olandese è quello che meriterebbe di più di vincere un titolo considerato impossibile quattro mesi fa.

I mondiali morali però non esistono: ci sono 16 punti da recuperare e il destino di Verstappen non dipende, tra l’altro, solo da sé. Una vittoria non sarà sufficiente a portare a casa il titolo iridato ma ci vuole ben altro. Uno scossone, un ribaltamento di fronte, un evento esterno che gli possa permettere di scavalcare Norris in classifica. Se non dovesse riuscirci, in ogni caso, potrà recriminare ben poco su una stagione che non doveva vederlo con possibilità di lottare all’ultima gara.

Se, invece, dovesse riuscire a conquistare questo titolo, il 2025 diventerebbe un anno dalla storia incredibile. Il record che Max potrebbe pareggiare, quello dei cinque titoli consecutivi, è lì che lo guarda dall’alto insieme al detentore Michael Schumacher. Domenica scopriremo se si dovrà aggiungere un altro posto al tavolo.

Stasera alle 21:00, ne parleremo nella nostra live speciale pre Abu Dhabi.

Immagine di copertina: Media McLaren

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