F1 | La telenovela Mazepin, dall’imbarazzo alla WADA

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
6 Marzo 2021 - 15:10
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L’esordio di Mazepin in F1 è avvolto da polemiche che hanno fatto e faranno ancora parlare

Uno degli argomenti che più ha attirato l’attenzione durante questo inverno di Formula 1 è sicuramente la telenovela legata a Nikita Mazepin. Il 22enne (da poco) pilota russo, che esordirà tra tre settimane con la Haas, sta facendo parlare di sé da mesi per i suoi atteggiamenti extrapista e, in queste ultime ore, per la sua influenza all’interno dello stesso team americano, sia dal punto di vista economico che di immagine.

Ma andiamo con ordine. Dopo tante voci Mazepin viene annunciato come pilota ufficiale Haas per il 2021 dopo il Gran Premio del Bahrain 2020. Il giorno dopo il team americano completa la line-up con Mick Schumacher, fresco campione di Formula 2. Fin qui nulla di male, con il tedesco che ha conquistato il passaggio in F1 “sul campo” ed il russo che, come in tante altre occasioni nella storia del Circus, ha fatto pesare il contributo economico a sua disposizione per accedere alla massima categoria.

Pochi giorni dopo scoppia il caso Mazepin. Il russo pubblica, sulle sue Instagram Stories, un video in atteggiamenti inequivocabili con una giovane ragazza che in breve tempo fa il giro dei social, sollevando pesanti polemiche. La questione arriva sul tavolo della Haas che non può fare altro che condannare l’episodio con protagonista il suo futuro pilota; sui social, intanto, si alza il grido di chi lo vorrebbe fuori dal team ancora prima di iniziare la sua avventura. Mazepin, tra l’altro, risulta non nuovo ad atteggiamenti poco eleganti anche nei confronti di colleghi come Callum Ilott, con il quale si ricorda una rissa ai tempi della F3 europea nel 2016.

Mentre Mazepin si scusa per il suo comportamento (ed il suo post dopo un po’ non si trova più) e la ragazza prima lo difende per poi ritrattare parzialmente sempre a mezzo social, la Haas comunica dopo due settimane di aver risolto internamente la questione con il suo nuovo pilota, sottolineando che non ci saranno più commenti riguardanti questo episodio.

Nelle settimane che portano a questi ultimi giorni fa molto rumore il silenzio che l’ambiente Formula 1 fa sentire sulla vicenda, specialmente dopo un anno nel quale le lotte sociali sono diventate parte integrante dello sport.

Arriviamo a questi ultimi giorni e, per la precisione, alla presentazione della livrea Haas per il 2021. Il team viene rinominato in Uralkali Haas F1 Team in nome del main sponsor russo che, ovviamente, fa capo al padre di Nikita Mazepin, Dmitry, uomo d’affari potentissimo in patria. Il contributo, su un budget cap di 120 milioni di euro circa (145 milioni di dollari) si aggirerebbe attorno ai 70 milioni di euro. Il team americano presenta una colorazione che richiama senza troppi giri di parole la bandiera russa su tutta la sua superficie.

Ed ecco che le polemiche attorno a Mazepin ed il suo potere riaffiorano: la WADA, World Anti-Doping Agency, prende nota della livrea “patriottica” della Haas e decide di investigare su di essa, per chiarire quanto sia conforme al ban inflitto agli atleti russi per lo scandalo del doping di Stato ai Giochi Olimpici del 2014 di Sochi.

Nel 2019, infatti, la stessa WADA aveva proibito per quattro anni (ridotti a due dal CAS, la Corte di Arbitrato per lo Sport) a tutti gli atleti russi di esporre la bandiera nazionale, simboli riconducibili ad essa così come le scritte “Russia” e “Russian” su vestiti ed equipaggiamento.

La Federazione Automobilistica Russa (RAF) a febbraio aveva comunicato l’estensione della decisione della WADA anche agli atleti impegnati nei campionati FIA, incluso quindi Mazepin. Da qui la decisione della stessa Agenzia Anti-Doping di indagare sulla conformità della livrea del team americano, studiata secondo Gunther Steiner, Team Principal della Haas, prima dell’estensione del provvedimento agli atleti FIA e quindi senza intenzione di aggirare il ban. “Ovviamente non possiamo usare una bandiera vera, ma possiamo usare i colori sulla macchina. Alla fine è l’atleta che non può mostrare la bandiera e non il team, che tra l’altro è americano”.

A chiudere il quadretto arrivano le dichiarazioni del presidente della FIA Jean Todt. Il quale, durante un’intervista con la Cambridge Union Society ha lasciato intendere che, sebbene Mazepin abbia guadagnato i punti licenza necessari per accedere alla F1 (“escluderlo sarebbe stata una sorta di discriminazione”), il russo non può più sbagliare. “Per essere chiaro, non sono contento della situazione. Ha avuto un avvertimento: se dovesse capitare ancora qualcosa di simile ci saranno delle pesanti conseguenze”.

È una telenovela, quella attorno a Mazepin, che sembra non essersi ancora conclusa. Attendiamo il prossimo episodio.

Immagine: Haas F1 Team

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